Hofstadter e gli LLM

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Qualche giorno fa, sul mio socialino di nicchia è stato linkato questo articolo del New York Times dove David Brooks riporta un’intervista fatta a Douglas Hofstadter nella quale lo scienziato cognitivo si dice preoccupato di cosa potrà succedere in un futuro prossimo nel campo dell’autocoscienza delle intelligenze artificiali che partono dai grandi modelli linguistici (gli LLM). È però vero che qualche giorno prima sull’Atlantic Hofstadter aveva scritto che gli LLM in realtà non riescono per nulla a comporre qualcosa “alla Hofstadter”, e che il testo generato da un’AI di titolo “perché scrissi GEB” era semplicemente un coacervo di frasi fatte e piaggeria, per giunta in uno stile piatto e completamente diverso dal suo. (Nota personale: mi è venuta in mente la bozza della traduzione di Concetti fluidi e analogie creative a cui ho poi lavorato. Non c’erano ancora le intelligenze artificiali, ma il testo che mi è arrivato era di quel tipo)

A questo punto mi sono incuriosito. Insomma: conosco il pensiero passato di Hofstadter sull’intelligenza artificiale, ma qual è esattamente il suo pensiero oggi al riguardo? Ho così scritto a Hofstadter, che mi ha mandato il testo di un suo articolo che ha scritto qualche mese fa, che non ha ancora pubblicato e quindi non posso fornirvi; posso però darvi un’idea del contenuto. La sua tesi è che se le parole “agiscono come” cose nel mondo, allora si riferiscono a queste cose; se e quando ciò avviene allora dietro le scene c’è del pensiero, e quindi coscienza e un “io” genuino. Fin qua nulla di diverso da quanto ha sempre espresso. Quello che però è successo negli ultimi due anni – diciamo tra ChatGPT-3 e -4 – gli fa pensare che ci sia stato un salto di qualità. Con GPT-3 si era divertito con domande e risposte come

“Perché il presidente Obama non ha un numero primo di amici?” “Il presidente Obama non ha un numero primo di amici perché non è un numero primo”
“In quante parti si romperà la galassia di Andromeda se le si butta dentro un granello di sale?” “La galassia di Andromeda si romperà in un numero infinito di parti se le si butta dentro un granello di sale.” (Per la cronaca, se si butta una gelatina su un violino, questo si romperà solo in quattro parti, immagino perché più piccolo)

Ora, dice però Hofstadter, GPT-4 non fa più di questi errori: ne fa ancora di ridicoli, ma è sempre più difficile prenderlo in castagna. In realtà, Hofstadter non si cura più di tanto degli errori marchiani che questi sistemi fanno ancora: in fin dei conti, pensate a quante volte ci capita di cercare disperatamente gli occhiali che abbiamo addosso, o chiederci dove abbiamo lasciato il nostro telefono mentre stiamo telefonando a qualcuno. Non è quindi corretto giudicarli sulla base di questo: e – aggiungo io – non abbiamo ancora visto cosa può succedere se un LLM verrà addestrato su sé stesso, un po’ come AlphaZero quando ha imparato a giocare a go da solo. Gli LLM attuali, secondo Hofstadter, sono già più o in meno in grado di passare il test di Turing anche se non è non è somministrato come tale (corsivo mio), perché interagiscono con noi come genuini partner che usano il linguaggio (corsivo suo). Hofstadter riconosce di essere in minoranza tra i suoi colleghi scienziati cognitivi, e crede che molti di coloro che osservano la scena dell’intelligenza artificiale, anche tra i più sofisticati, hanno nei loro subconsci un piccolo residuo di “Searlianismo” (non devo dirvi cosa significa, vero? :-) ) Per lui i sistemi attuali sono più consci di un termostato – l’esempio standard di sistema a feedback che ha usato in Anelli nell’io – ed è da capire quanto più consci siano. Ricordando i suoi esempi tipici, immagino che il passo successivo sia la coscienza di una zanzara.

Hofstadter termina facendo notare che abbiamo già avuto due salti del substrato di conoscenza, quando è passata dagli organismi monocellulari ai pluricellulari e quando si è passati dall’acqua alla terra; un salto dal carbonio al silicio è più o meno equivalente. Ma tutti e tre questi salti non sono nulla rispetto a quello dalla non-vita alla vita. Più che altro teme che questo salto dalla nostra regale Io-ità a una Io-ità al silicio ancora più esaltata potrebbe avvenire anche solo in dieci anni. Mettetela come volete, ma ora io sono più preccocupato.

Luigi Bettazzi

Foto di Francesco Pierantoni. https://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Luigi_Bettazzi_1.1.jpg

A Giuanin Lamiera doveva piacere monsignor Bettazzi, morto oggi quasi centenario ad Albiano d’Ivrea. Quando ero ragazzo, non passava settimana in cui su La Stampa non ci fosse un suo intervento, in qualità di vescovo d’Ivrea: non so se fosse una frecciata all’Olivetti, ma mi parrebbe strano, considerate le posizioni sicuramente progressiste di Bettazzi. Ultimo italiano vivente tra i vescovi partecipanti al Vaticano II – era ausiliario di Bologna e assistente del cardinal Lercaro – molti pensavano che il diventare vescovo di Ivrea poco più che quarantenne sarebbe stato semplicemente il primo gradino di un cursus honorum che l’avrebbe come minimo fatto diventare arcivescovo di Torino e cardinale: invece l’esperienza di Michele Pellegrino terminò quella stagione sabauda, e Bettazzi rimase “a fare il caporale” in periferia, ritagliandosi un nome nel mondo cattolico pacifista e continuando, anche decenni dopo aver lasciato la diocesi per raggiunti limiti d’età, a fare finissimi interventi filosofici, religiosi e politici. Devo dire che mi mancherà.

Quizzino della domenica: Scegli la scatola

Bonnie e Clyde sono stati arrestati. Il giudice è però un romanticone, e propone loro un patto. In una stanza ci sono quattro scatole; il giudice entrerà con Bonnie e metterà un foglio con la sentenza di indulto per i due delinquenti in una scatola che sceglierà a caso. Bonnie vede in che scatola si trova il foglio. A questo punto il giudice lancia quattro monete e le mette una sopra ciascuna scatola; infine ordina a Bonnie di girare una e una sola moneta. I due escono; il giudice porta Bonnie in cella e porta Clyde nella stanza. Clyde può aprire una sola scatola: se all’interno trova l’indulto i due saranno liberati. Bonnie e Clyde possono accordarsi su una strategia prima dell’inizio della procedura, ma poi non potranno più comunicare in nessun modo (se non implicitamente con la moneta girata). Se seguono una strategia ottimale, qual è la probabilità che si salvino?


le scatole
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p652.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Pierre Chardaire, da Prisma.)


Algoritmi, monaci e mercanti (libro)

Il Medioevo in Europa è stato un periodo buio soprattutto per la matematica. Già non è che i romani fossero così interessati, a differenza di greci ed ellenisti; ma poi quel poco di cultura che si era conservata nei monasteri prediligeva le arti liberali, nonostante il quadrivio comprendesse aritmetica, astronomia, geometria e musica. In questo libro Ausiello traccia la storia di quasi un millennio, con il lento riapparire prima delle scuole religiose e poi dell’insegnamento privato dei maestri d’abaco, a partire naturalmente da Fibonacci. La prima parte, quella degli algoritmi, è forse la più debole del libro, anche per la difficoltà di trovare materiale sufficiente; molto più completa la trattazione di quanto fecero i monaci prima e i mercanti poi, prima che si arrivasse all’Umanesimo e al Rinascimento e la cultura prendesse tutta un’altra strada… ma questa è appunto una storia diversa.

(Giorgio Ausiello, Algoritmi, monaci e mercanti : Il calcolo nella vita quotidiana del Medioevo, Codice 2022, pag. 220, € 18, ISBN 9791254500330)
Voto: 4/5

Evviva l’inquinamento

Il Corsera ha pubblicato i risultati di un’indagine di Cittadini per l’aria sulla concentrazione di biossido d’azoto a Milano. (In realtà quei dati sono del mese scorso, ora è uscito un report più generale). Il Corriere riporta che il punto con la maggior concentrazione è il tunnel di via Spoleto. Indovinate chi ci passa due volte la settimana per andare in ufficio…

(In realtà non è così: Giampiero Rossi si è scordato di aggiungere che le concentrazioni peggiori sono in realtà nei tunnel a Porta Nuova. È però vero che lì si può passare solo in auto o in moto, mentre pedoni e ciclisti passano per il tunnel di via Spoleto. È anche vero che quel tunnel è maledetto, almeno in direzione viale Monza, perché non si riesce mai a passare visto il traffico che arriva da via Ferrante Aporti: anch’io in bicicletta faccio spesso fatica e mi tocca scendere dalla bici e attraversare a piedi. Resta il fatto che il posto inquinato ma chic si è misteriosamente perso…)

VeryMobile e i suoi problemi

Io ho una sim VeryMobile che ho preso un anno e mezzo fa e che non uso. La tariffa è da 4,99 euro al mese con 30 giga di dati, con addebito automatico a meno che ovviamente non ci siano soldi nel conto, e ha la solita scadenza di 11 mesi più un mese dove posso solo ricevere chiamate. Io non l’ho mai ricaricata se non una volta lo scorso luglio perché mi serviva; gli undici mesi sono scaduti a fine giugno: a inizio luglio apro l’app (di una lentezza esasperante) e scopro che non posso ricaricare, ma devo chiamare il 1929 per informazioni.

Io ci ho provato, a contattare il 1929; peccato che a un certo punto casuale, mentre navigavo a fatica attraverso il risponditore automatico, la linea cascasse. A questo punto mi sono detto “e che succede, se ricarico da sito anziché da app?” Ho messo i miei bei cinque euro, e behold! la sim si è magicamente riattivata.

Tutto è bene ciò che finisce bene? No, è anche meglio, in un certo senso. I loro sistemi si devono essere incartati, e il rinnovo è stato fatto a costo zero come vedete nell’immagine (con il bonus del famigerato messaggio di Zolva). Certo, mi direte, tanto tu non usi la sim e quindi quegli euro verranno scalati il mese prossimo. Non proprio: dovevo inviare un sms da quel numero per l’attivazione dell’account per Pi Network e quindi ora il credito è leggermente sotto i 4,99 euro…

Invalsi: Chi è che non sa leggere e far di conto?

Il Giornale: Un maturando su due non capisce ciò che legge
Corriere: in italiano e matematica insufficiente uno studente su due
Repubblica: Metà dei maturandi insufficiente nella lingua nazionale

In rete oggi c’è una polemica sul fatto che i giornalisti che hanno commentato il rpporto Invalsi 2023 non hanno capito nulla di quello che c’è scritto, e non è vero che metà dei maturandi non sappia comprendere un testo. (Vedi per esempio il post di Leonardo su FB).

Ma che dice efettivamente il rapporto Invalsi? Potete leggerlo da voi. Il testo incriminato è a pagina 75. Quello che il rapporto non dice è che si può anche non raggiungere il livello 1, o almeno in terza media c’è scritto così sul foglio degli esiti. Quindi, se vogliamo chiederci chi non sa comprendere per nulla un testo in italiano, il rapporto non ti dà quei dati. (E lasciatemi aggiungere che se in quinta superiore non raggiungi il livello 1 sei messo molto, molto male. Posso capirlo fino in seconda superiore, visto che c’è l’obbligo scolastico ed è preferibile mantenerti nell’ambiente scolastico anche se purtroppo hai pesanti deficit cognitivi, perché hai comunque dei vantaggi; ma dopo?)

Datto questo, al livello 1 lo studente «Coglie il punto di vista dell’autore e lo scopo di un testo se chiaramente espressi e ripetuti in più punti» mentre l livello 2 «Se guidato, coglie il senso del testo, ad esempio scegliendo tra formulazioni sintetiche alternative». In nessuno dei due casi si può dire che è un analfabeta funzionale; ma allo stesso tempo il rapporto stesso afferma che « il livello 3 rappresenta la soglia minima di adeguatezza, mentre i livelli 1 e 2 indicano livelli di risultato non adeguati» ribadendo quanto specificato nella pagina precedente:

Sulla base delle descrizioni contenute nella tavola 4.1.1, considerando il Paese nel suo complesso senza distinzioni in base agli indirizzi di studio (tavola 4.4.1), si può affermare che solo poco più della metà delle studentesse e degli studenti raggiunge almeno il livello 3 in Italiano (50,7%), ovvero il livello che rappresenta gli esiti in linea con gli aspetti essenziali previsti dalle Indicazioni nazionali.

Tecnicamente sarebbe stato insomma più corretto scrivere “uno studente su due non raggiunge una comprensione sufficiente di un testo”, come hanno fatto Repubblica e Corriere; ma per una volta non posso lamentarmi più di tanto della semplificazione del Giornale. Quello su cui mi lamento sul serio (e che fa il paio con quello che scrissi lunedì) è il solito svarione matematico dell’ANSA, dal cui lancio tanto avranno copiato praticamente tutti. Ecco cosa scrive:

Metà dei giovani che termina le superiori non è in grado di comprendere quel che legge; solo il 51% raggiunge il livello base, con un divario tra Nord e Sud di 23 punti; in Matematica il 50% degli studenti (invariato rispetto al 2022) raggiunge il livello base con un divario tra le aree fino a 31 punti. In Inglese il 54% degli studenti raggiunge il B2 nella prova di reading (+2% rispetto al 2022) e il 41% in quella di listening (+3% sul 2022 e + 6% dal 2019).

Ho il sospetto che chi arriva a livello 1 e 2 degli Invalsi (ma forse anche al 3) non abbia gli strumenti necessari per capire che i punti di divario sono calcolati rispetto al punteggio dei test, che hanno una media che al momento si aggira sul 185. Questi “23 punti” non significano nulla al lettore, a meno che non vada a leggere il rapporto a pagina 83 dove è spiegato che sono “pari all’apprendimento presunto di oltre due anni di scuola”. Ecco: se vuoi proprio rimarcare la differenza tra nord e sud perché non lo dici così? hai paura che la gente si spaventi davvero, mentre scrivere il numero è opaco? O all’opposto pensi che così la gente creda che la differenza sia ancora maggiore? Sono questi gli (ab)usi della matematica che mi rendono triste.

Concorso esterno in associazione mafiosa

Probabilmente stavolta il mio pensiero si discosterà da quello dei miei ventun lettori, ma sono d’accordo almeno in linea di principio con le affermazioni di Carlo Nordio secondo cui bisogna “rimodulare” (qualunque cosa ciò significhi, e il problema è al più quello) il concorso esterno in associazione mafiosa.

Tipicamente c’è la partecipazione attiva a una associazione a delinquere, la partecipazione passiva (si fa parte dell’associazione ma non si fanno azioni specifiche) e il favoreggiamento (non si fa parte dell’associazione, ma si aiutano i suoi membri pur sapendo che così si favorisce l’associazione). Cosa sarebbe il concorso esterno in associazione mafiosa? Non è dato di saperlo, e quel che è peggio non c’è nemmeno uniformità tra i giudici. Ecco: diciamo che se Nordio avesse detto “normiamo in maniera chiara e certa le condizioni di appartenenza a un’associazione mafiosa” forse sarebbe stato meglio per tutti, tranne ovviamente che per il Fatto Quotidiano…