Concorso esterno in associazione mafiosa

Probabilmente stavolta il mio pensiero si discosterà da quello dei miei ventun lettori, ma sono d’accordo almeno in linea di principio con le affermazioni di Carlo Nordio secondo cui bisogna “rimodulare” (qualunque cosa ciò significhi, e il problema è al più quello) il concorso esterno in associazione mafiosa.

Tipicamente c’è la partecipazione attiva a una associazione a delinquere, la partecipazione passiva (si fa parte dell’associazione ma non si fanno azioni specifiche) e il favoreggiamento (non si fa parte dell’associazione, ma si aiutano i suoi membri pur sapendo che così si favorisce l’associazione). Cosa sarebbe il concorso esterno in associazione mafiosa? Non è dato di saperlo, e quel che è peggio non c’è nemmeno uniformità tra i giudici. Ecco: diciamo che se Nordio avesse detto “normiamo in maniera chiara e certa le condizioni di appartenenza a un’associazione mafiosa” forse sarebbe stato meglio per tutti, tranne ovviamente che per il Fatto Quotidiano…

Ultimo aggiornamento: 2023-07-13 10:57

3 pensieri su “Concorso esterno in associazione mafiosa

  1. mestessoit

    .mau., in politichese “rimodulare il concorso esterno in associazione mafiosa” significa togliere del tutto la legge o nella versione più politically correct svuotare del tutto la sua definizione e/o renderla di fatto inapplicabile.

    Il tutto naturalmente è strumentale a togliere al massimo grado qualsiasi discrezionalità delle toghe e renderle dei bravi soldatini, tema carissimo a Nordio ed alla destra tutta.

  2. m.fisk

    Almeno uno dei ventun lettori è d’accordo con Lei e con Nordio. A mestesso, quisopra, osservo che non si può “togliere del tutto la legge” per il semplice fatto che una legge non esiste: come spiega .mau., il concorso è una pura creazione giurisprudenziale, che dovrebbe essere considerata costituzionalmente impossibile (stante il chiarissimo dettato dell’art. 25) e che tuttavia si mantiene più per motivi ideologici che per propria intrinseca coerenza. Varebbe la pena anche di osservare che le “toghe” sono chiamate ad applicare la legge, non a crearla; e che togliere discrezionalità non vuol dire rendere bravi soldatini bensì far fare loro il mestiere che si sono scelti. La discrezionalità, infatti, è massima proprio in paesi (il III Reich; l’URSS staliniana e la Russia odierna, la Cina…) dove i giudici condannano o assolvono secondo quanto desidera il governo e non certo in base a quanto stabilisce la legge (che, infatti, applicano e interpretano nel modo più discrezionale possibile)

    1. mestessoit

      Eminenza, nei nostri paesi la discrezionalità non è definita come “faccio il cazzo che mi pare”, come potrebbe essere intesa in Cina e Russia, ma bensì dovrebbe (almeno in teoria) un modo per applicarla in modo più equo. In particolare, il concetto che Nordio intende (e la destra in generale) è un invece un modello tipo “Judge Dredd la legge sono io”, dove appunto, la legge non si interpreta discrezionalmente, la si applica in maniera rigidissima (e solo alcune leggi che si ritengono importanti ed altre no, mica tutte allo stesso modo). Modello deteriore tanto quello del film di Stallone.

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