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matematto non praticante

L’unicorno Satispay

Mi è arrivata una mail di Satispay che gioisce per essere diventata un “unicorno”, cioè un’azienda che vale più di un miliardo di euro. E in effetti l’Ansa conferma.

A me Satispay piace tanto, perché mi semplifica la vita con i micropagamenti, e insomma sono felice per loro. Ma c’è qualcosa che non mi torna. Il risultato è stato raggiunto perché un altro fondo ha iniettato 320 milioni. Qualcuno più esperto di me sa spulciare i bilanci dell’azienda e scoprire se è in perdita e di quanto? Non vorrei che il tutto fosse un’enorme bolla…

elezioni: le mie pagelle

Ora che le acque si sono un po’ calmate provo a dare i miei giudizi personali su come partiti e leader si sono giocati le proprie carte. Se ne salterò qualcuno è perché non mi veniva proprio in mente, quindi con ogni probabilità è irrilevante :)

Meloni: quando sei in vantaggio, l’importante è non scomporti in vista del traguardo: Meloni in questo è stata brava. L’Italia è sempre stata un paese di destra, anche se non questa destra: alla fine la capa è riuscita a nascondere abbastanza le proprie idee e darsi una patina di rispettabilità, anche se non di competenza, aiutata in questo dai media. Vedremo cosa riuscirà a fare ora: la maggioranza è relativamente ampia, gli alleati sono stati prosciugati da FdI e quindi sono deboli, con l’Europa una quadra la si può sempre trovare lontano dalle telecamere. Voto: 9

Salvini: crollo verticale. Mi sarei aspettato il 12%, non il 9%. La sua hybris dimostra che in politica vale ben poco: ricordate il Papeete, quando ha fatto cadere il governo convintissimo di andare al voto e senza capire che i pentastellati pur di non tornare a casa si sarebbero alleati anche col diavolo? Ecco, da lì la china discendente è continuata. Non so se l’idea di far parte del governo Draghi sia stata sua o dell’area governativa della Lega: in ogni caso non puoi sperare di fare un partito di lotta e di governo, e persino al nord a questo punto hanno preferito FdI che almeno era più coerente. Voto: 2

Berlusconi: accanimento terapeutico. Forza Italia era completamente allo sbando, lui biascica ormai in modo quasi incomprensibile, eppure nell’ultimo mese è riuscito a fermare l’emorragia di consensi. Certo, il partito è ormai alla frutta. Però resta lì. Voto: 6–

Noi Moderati: irrilevanti. Può darsi che in alcune realtà locali abbia un certo seguito, ma a livello nazionale semplicemente non esistono. Senza voto.

Letta: carisma negativo. Viene quasi da rimpiangere Bersani (no, Veltroni no). Brave persone, ma tendenzialmente dei mediani, non certo delle punte. La campagna era anche partita bene, con quello SCEGLI che aveva fatto puntare i riflettori sul PD. Poi però c’è stato l’inesorabile declino. Se il tuo punto di forza dopo più di vent’anni è ancora “votate noi perché è l’unico voto utile”, non puoi stupirti che gli elettori sceglgano un voto inutile. I tre punti percentuali persi in nemmeno un mese lo dimostrano. Voto: 4

Sinistra italiana + Verdi: hanno raggiunto il quorum, l’obiettivo minimo. Non hanno fatto prativamente nulla di più: non che ce lo aspettassimo. Bonelli, questo sconosciuto. Voto: 6

+Europa: non raggiunge il quorum, Bonino è fuori, sopravvivono solo perché i cari vecchi radicali sono dei furbi di tre cotte e si sono fatti dare due dei pochi collegi sicuri (Milano centro e Torino centro). Voto: 5

Impegno civico: non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo dell’1% per portare acqua alla coalizione (non che c’entrassero qualcosa con gli altri). Di Maio non è riuscito a farsi eleggere a casa sua, e non dico altro. Voto: 1 (tranne che per l’inossidabile compagno BR1, che ancora una volta si è infriccato nel posto giusto. A lui un bel 10)

Conte: mi scoccia dirlo, ma ha azzeccato la campagna elettorale. Avevo dato M5S come residuale: invece si è infilato nella ridotta del sud, ha tirato fuori le sllite sirene dell’assistenzialismo, e con un colpo di coda ha recuperato – immagino al PD – tre punti percentuali. La fine è rimandata, ma con un camaleonte così tutto può succedere. Voto: 7

Calenda: bagno di realtà. A differenza di Renzi (voto: 8), che è stato abbastanza sveglio da mantenere un profilo basso – chissà che fatica che ha fatto! – e si è portato a casa il suo risultato, Calenda ha continuato a fare il Calenda per tutta la campagna elettorale, sperando di fagocitare Forza Italia assieme a metà della sua classe dirigente, fregare anche qualche voto al PD, e superare di botto il 10%. C’è andato ben lontano, e valgono le stesse considerazioni su Salvini. Voto: 3

Paragone: il quorum non lo vede neppure col binocolo. Siamo un paese di destra, ma non ancora del tutto rincoglionito. Italexit esiste solo perché fa comodo ai media. Senza voto.

De Magistris: esattamente come sopra, con la differenza che Unione Popolare fa comodo ai battutisti. Senza voto.

Calenda e le percentuali

Su Twitter, Anonymous Christian mi segnala questa perla di Carlo Calenda (e considerata la sua dipendenza da Twitter, mi sa che sia proprio sua e non dello staff), dove il nostro prende le percentuali di voto date dai sondaggi di fine 2021 e i risultati elettorali e mostra che il Terzo Polo (che allora non esisteva se non nelle sue componenti, ma vabbè) è quello che ha avuto il maggiore incremento percentuale.

Un conto così non ha alcun senso. Pensate a un partito che a gennaio avesse il 10%, a maggio fosse sceso all’8% e a settembre fosse tornato al 10%. Prima aveva perso il 20%, poi ne ha guadagnato il 25%; un incremento netto del 5% semplicemente per aver fatto un sondaggio in più! Quando si lavora con le percentuali bisogna fare le differenze, non i rapporti, come del resto si vede tutte le volte che in tv si mostrano i sondaggi. Sennò è ovvio che più piccolo è il partito – e con tutte le sue manie di grandezza quello di Calenda lo è – più gli effetti si amplificano.

Resta solo da capire se Calenda stia cercando di abbindolare i suoi elettori, attuali o possibilo che siano, oppure creda davvero a ciò che ha twittato. Non so cosa temere di più.

PS: vediamo se ora mi blocca su Twitter…

Umberto Bossi fuori dal parlamento

È ufficiale: Umberto Bossi non è stato rieletto. Potremmo dire che finisce la seconda repubblica. Ma io mi chiedo come al mio solito qualcosa di diverso. Sono andato a vedere i dati di presenze nella scorsa legislatura. Bossi ha presenziato al 21,2% delle votazioni. Certo, mi direte voi, è più di là che di qua. Vero, ma allora ci si dovrebbe chiedere perché non si sia dimesso. Ma soprattutto, scopriamo che il Senatur era “in missione” (termine tecnico per non considerare l’assenza in quanto il parlamentare è impegnato in altri compiti istituzionali, come per esempio quelli di governo) nel 68,8% delle votazioni. Qualcuno mi spiega quali possano essere state queste missioni? A me paiono tanti l’equivalente di una pensione di invalidità: il problema non è tanto che sia stata pagata con i nostri soldi, quanto che abbiamo avuto un parlamentare che non ha fatto il suo lavoro, e questo sì che mi scoccia.

Best of British Science Fiction 2021 (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing] Questa raccolta deI migliori racconti di fantascienza britannica del 2021 è se possibile ancora più variegata di quella dell’anno precedente. Lasciamo perdere il racconto di apertura, che non sono proprio riuscito a comprendere. Ma anche nel resto del libro ho trovato alcuni racconti molto belli e altri francamente modesti, che non mi hanno detto nulla. Il voto finale tiene conto del fatto che ovviamente i gusti personali sono diversi e in fin dei conti di testi simpatici ce ne sono. I miei preferiti:
▪ Me Two, Keith Brooke e Eric Brown: variante sul tema delle “vite separate”
▪ The Andraiad, Tim Major: può una macchina essere più umana della persona che rimpiazza? 914953255
▪ The Stone of Sorrow, Peter Sutton: poetico.
▪ Henrietta, T.H. Dray: alieno sì, ma non troppo.
▪ The End of All Our Exploring, Gary Couzens: il concetto è subito chiaro, ma scritto in modo meraviglioso.
▪ A Spark in a Flask, Emma Johanna Puranen: anche questo molto poetico.

(Donna Scott (ed.), Best of British Science Fiction 2021, NewCon Press 2022, pag. , € 6,84, ISBN 9781914953255)
Voto: 4/5

Cassa del Mezzogiorno

M5S vs  PD
Lega vs FI
I dati definitivi magari varieranno. Ma a vedere queste mappe di YouTrend direi che 70 anni sono passati invano. (Occhei, che la Lega superi Forza Italia anche in tutto il centro, ancorché al ribasso, magari uno non se lo aspettava…)

Ah, se la cartina con i collegi vi suona strana, vi ricordo che il territorio della Cassa per il Mezzogiorno non partiva dalla Campania, ma da Pomezia.

come si vota in ospedale

Come sapete, sono ricoverato in ospedale. Sarei dovuto essere dimesso mercoledì, ma ho avuto delle complicazioni e sono ancora qui. La cosa è una scocciatura per una serie di motivi: ma un cruccio era il non potere votare. Dai referendum del 1981, quelli anche sull’aborto, a oggi ho sempre votato, anche quando si sapeva che il referendum non avrebbe mai raggiunto il quorum. Mi è capitato più volte magari di annullare la scheda, ma comunque andavo al seggio.

Venerdì mattina però è passata un’infermiera in reparto chiedendo se qualcuno voleva votare dall’ospedale. Ho subito dato l’ok, consegnato la mia carta d’identità per essere fotocopiata, e telefonato a casa per farmi portare la tessera elettorale e chiedere qual è il mio numero di sezione (a dire il vero lo ricordavo perché è facile). Sabato ho compilato il modulo di richiesta, che poi deve essere firmato dal direttore di reparto – che certifica tra l’altro che non posso muovermi dal letto – e inviato al sindaco.

Ieri aspetto, aspetto, aspetto. Gli infermieri non sapevano nulla, dicevano che l’ultima volta pareva loro che il seggio mobile fosse arrivato a mezzogiorno. Alle 19.35 mi stavo accingendo a preparare una lettera di fuoco, quando il seggio si è appalesato!
Sono arrivati in ordine sparso presidente di seggio, segretario e carabiniere. Il secondo ha preso i miei dati, la prima mi ha dato le schede e la matita copiativa, ha tentato inutilmente di fare uscire il compagno di stanza “per la privacy” (tanto è un testimone di Geova, non vota mai), il terzo ha recuperato le schede e le ha messe in una busta. Niente urna, no. La procedura è durata forse anche meno che al seggio normale, non mi hanno neppure tolto il telefono :) (non che me ne importasse di fotografare la scheda).

Tutto relativamente bene, insomma, ma migliorabile: il Policlinico di Milano è enorme e sparpagliato, ma si potrebbe stimare il tempo necessario a passare da un padiglione all’altro e dare almeno un’idea di quando sarà il turno di voto. Non sono stato l’unico a lamentarmi, tra l’altro.

Come ho votato? Il voto è segreto :) però posso dire che a differenza di cinque anni fa non ho scelto un simbolo che non aveva nessuna possibilità di eleggere qualcuno neanche al proporzionale (il candidato uninominale dello schieramento meno lontano dalle mie posizioni era invotabile)

basta col silenzio elettorale

A ogni elezione Repubblica s’indigna perché la destra viola il silenzio elettorale. Passare da De Benedetti ad Elkann non ha mutato la situazione.

Vorrei sommessamente consigliare loro di lasciar perdere una buona volta. Innanzitutto il silenzio elettorale non vale sui social, quindi è già dimezzato di suo; inoltre era stato pensato quando non si viveva 24/7 con un bombardamento di notizie, e quindi evitare gli annunci dell’ultimo minuto aveva un senso. Per dire, oggi ho scoperto per caso che Berlusconi ha promesso il raddoppio del reddito si cittadinanza; immagino che qualunque frase i politici dicano non cambi di una virgola il risultato. Eliminiamo, insomma, e vivremo con un articolo di giornale in meno.