Il governo italiano ha conferito la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bambina inglese di otto mesi che soffre di una grave malattia genetica. Non è il primo caso: come ricordato dal Post, cinque anni fa il governo Gentiloni fece lo stesso. Il tutto «ai sensi dell’art. 9, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91».
Cosa dice il suddetto comma? «Con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza puo’ essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato.». Chiaramente la piccola Indi non può averci reso eminenti servizi, e infatti il comunicato stampa spiega che la cittadinanza è stata conferita «in considerazione dell’eccezionale interesse per la Comunità nazionale ad assicurare alla minore ulteriori sviluppi terapeutici, nella tutela di preminenti valori umanitari che, nel caso di specie, attengono alla salvaguardia della salute.». Io mi domando e chiedo: quale sarebbe il nostro interesse ad assicurare ulteriori sviluppi terapeutici? Forse il Bambino Gesù (che comunque sarà pagato dal Governo) ha un trial clinico su questo tipo di malattia, e l’eccezionale interesse è quello di avvicinarsi a una cura? Mi sa di no, o almeno una rapida ricerca nel sito dell’ospediale pediatrico non mi ha fatto trovare nulla. Quali sono i valori umanitari che non sono invece presenti nel trattamento dei migranti?
DIciamocelo: questa povera bambina è semplicemente una pedina in un gioco puramente politico.
Ieri pomeriggio Anna mi dice che la sua password per entrare nella mail Tiscali non funziona. Ovviamente la password non l’aveva cambiata, ed era improbabile che un gatto camminando sulla tastiera avesse combinato quel tipo di pasticcio. Dopo essere arrivato a casa e aver cercato di spiegare un po’ di fisica a Jacopo, sono andato al suo PC per vedere cosa era successo.
Piergiovanna Grossi è un’attiva wikipediana. Ma è anche una professoressa a contratto e una ricercatrice, e le è capitato di scrivere un articolo per una 
La data originale di pubblicazione di questo libro è il 2003: sappiate dunque che non potrete trovare le “ultime notizie” sulla cosmologia, come per esempio la rilevazione di onde gravitazionali. (Non che mi pare ci sia stato molto altro: occhei, il bosone di Higgs, ma Kaku lo dava già praticamente per scontato). Kaku è siouramente innamorato della sua materia, e lo si vede quando racconta le cose. La prima parte del libro è ottima per avere uno sguardo globale sulle varie facce della cosmologia. Poi però nella seconda parte comincia a esagerare con la teoria – anzi LE teorie – delle stringhe, che per fortuna hanno perso l’appeal che avevano al tempo. La terza parte sugli universi paralleli è proprio a livello di romanzetto di fantascienza, e si può tranquillamente saltare. Non aspettatevi insomma troppo.

