Archivi annuali: 2021

statistiche del sito per novembre 2021

Mi sa che dovrei finalmente controllare quali sono le pagine del mio sito che non piacciono a Google e riscriverle secondo i suoi dettami. I dati del mese? I visitatori unici sono cresciuti a 14285, le visite sono leggermente calate a 30080; le pagine accedute sono state solo 84085 con 192300 hit. Sabato 13 novembre sono addirittura sceso a 786 visite. Ecco la top 5:

  1. La tua modalità di accesso cambierà dal giorno 9 nov: 338 visite
  2. Io sono contro il supergreenpass: 322 visite
  3. Le bottiglie che si sgasano: 305 visite
  4. Quizzino della domenica: Il calciatore insaziabile: 269 visite
  5. La mappa delle zone di Milano: 263 visite

Ma i post di gran lunga più visti sono le copie di quelli del Post (che in effetti non mostra più i post dei blogger…): No, l’ipotesi di Riemann non è ancora stata dimostrata ha avuto 942 visite e A che serve saper leggere i grafici 749.

Ultimo aggiornamento: 2021-12-02 16:29

Piranesi (ebook)

Comincio subito col lodare Donatella Rizzati per la traduzione di questo libro. Credo che il testo non fosse affatto semplice, ma l’attacco permette immediatamente di capire che c’è qualcosa di strano, con uno stile che ricorda i testi di qualche secolo fa (con le Maiuscole a profusione) e che riesce così a portarci immediatamente nell’atmosfera di un testo che potremmo in un certo senso definire di fantasy, un po’ come certe opere di Neil Gaiman. Man mano che si prosegue nella lettura si comincia ad avere un’idea di cosa sia effettivamente successo, giusto con qualche necessità di sospensione dell’incredulità: ma Clarke riesce comunque a cavarsela bene. L’unico punto su cui mi sento di dissentire è l’arrivo del Numero 16, che funziona un po’ troppo come un deus ex machina; ma il risultato finale è comunque molto godibile.

(Susanna Clarke, Piranesi [Piranesi], Fazi 2021 [2020], pag. 300, € 16.20, ISBN 9791259670021, trad. Donatella Rizzati)

Ultimo aggiornamento: 2024-07-14 16:10

Problemi di logistica con BikeMi

Stavo pedalando per andare in palestra quando mi telefonano da scuola dicendo che Cecilia non stava bene. Non avendo lei febbre, non devo fare dietrofront e tornare a casa a prendere la macchina; però arrivare in bicicletta e dover tornare a prenderla era piuttosto scomodo: decido allora di legare la bici dove mi trovavo. Avrei potuto prendere due fermate di metropolitana e fare cinquecento metri a piedi, ma ho pensato che sarebbe stato più veloce andare al BikeMi ed evitare di scendere e salire in metro. Mal me ne incolse. Mi sono trovato cinque stazioni completamente occupate: XXV Aprile, San Marco, Principessa Clotilde, Porta Nuova, Moscova/Garibaldi. Alla fine ho lasciato la bici all’Arena e mi sono incamminato verso la scuola.

Fesso tu che non hai guardato subito quali stazioni avevano stalli liberi, mi direte: stacce. E non posso darvi del tutto torto. Però c’è qualcosa che non va, indipendentemente dalla mia stupidità. Come potete immaginare, i flussi dei sistemi di sharing non sono casuali: anche con le auto, è più probabile che di giorno si muovano dalla periferia al centro e di sera capiti il contrario. Uno dei costi maggiori per la gestione di BikeMi sono proprio i furgoni di ClearChannel che vanno avanti e indietro a spostare bici. Non credo però che tutti gli utenti del servizio si siano dati appuntamento a mezzogiorno e un quarto in quella zona; posso immaginare che siano man mano arrivati diciamo fino alle 10-10:30. E posso anche immaginare che nella centrale operativa di BikeMi si siano accorti del gruppo di stazioni piene o quasi. E allora perché non pensare di fare qualcosa al riguardo? Per una singola stazione non vale la pena, per un gruppo sì. (Ah, in questo momento ci sono ancora tre stazioni senza stalli liberi…)

Ultimo aggiornamento: 2021-12-01 17:27

Dell’omologazione delle discussioni

Non so se i miei ventun lettori se ne erano accorti, ma il numero di post che scrivo sul cosiddetto “argomento del giorno” nel tempo si è ridotto parecchio. Io almeno ci ho fatto seriamente caso solo da poco. Ci ho pensato un po’ su, e la ragione non è (solo) snobismo.

Un primo punto da considerare è che io sono lento e ho bisogno di un po’ di tempo per formarmi un’opinione, soprattutto perché mi sono accorto che le prime informazioni che arrivano su un qualunque tema sono – consciamente o no – scritte in modo da tirare fuori una reazione di pancia. Ora, io non mi faccio troppi problemi a correggermi quando scrivo qualcosa di (palesemente) errato; però preferisco evitare di cacciarmi volontariamente in una situazione del genere, quindi lascio scorrere molte “notizie” delle quali non sono certo al 100%. Quando ho finalmente un’idea chiara del tema, è abbastanza probabile che qualcun altro abbia già detto cose molto simili al mio punto di vista; a questo punto non ha molto senso che io aggiunga la mia voce. (Il mio snobismo si estrinseca anche nel cercare di scrivere cose da un punto di vista diverso da quelli che si trovano in giro, sì. Non è un banale “essere fuori dal coro”: posso tranquillamente trovarmi dentro il coro ma fare un contrappunto perché i miei motivi sono diversi da quelli della maggioranza, pur concordando con i risultati)

Ma soprattutto c’è un punto per me molto importante: l’omologazione sempre maggiore che vedo in giro. Il mio amico Antonio Pavolini probabilmente parlerebbe di “agenda setting”: io mi limito ad osservare che ormai potremmo parlare di meta-pensiero unico. In pratica, non importa se le persone sono a favore o contro una certa tesi: anzi, è opportuno che ci siano almeno due fazioni distinte pronte a combattere a suon di commenti, perché è tutto traffico che cola. Quello che è importante è però che ci siano relativamente pochi temi su cui parlare, in modo che ciascuno di questi temi abbia molti partecipanti e quindi generi la massa critica di cui sopra. Se ci pensate un attimo, la situazione che ho descritto è ancora più pericolosa del semplice “pensiero unico”: in quel caso ci si potrebbe accorgere che c’è qualcosa che non va anche senza essere complottisti che vedono tutto avvenire contro di loro, mentre qui le diatribe nascondono la povertà dell’insieme di idee con cui si ha a che fare quotidianamente.

Risulta assai chiaro il perché io non posso che essere un blogger di nicchia: né gli omologati né gli “eterologati” (quelli che sono talmente fieri di dirsi “non omologati” che non si accorgono di essere omologati semplicemente in modo diverso) possono trovare qualcosa di interessante qui dentro…

Google Opinion Rewards e un certo politico italiano

Ogni tanto, tra i sondaggi che Google fa per far racimolare qualche centesimo, me ne sono capitati alcuni di argomento squisitamente politico. L’anno scorso avevo circoscritto il committente a due diverse possibilità: la scorsa settimana il primo messaggio mi ha dato la quasi certezza di chi fosse il mandante, e il secondo ha tolto ogni dubbio residuo. Per i curiosi, eccoveli qua.

Le mie domande sono come al solito curiosità personali a cui non credo potrò avere risposta, a meno che tra i miei ventun lettori ci sia qualche insider che non ha problemi a esporsi :-) Ma tanto l’importante per me è provare a vedere le cose da un punto di vista un po’ diverso da quello tipico da socialcoso oppure da giornale.

(a) Fare sondaggi su Google Opinion Rewards è così economico rispetto a un vero sondaggio? (Probabilmente sì. Io ho guadagnato ben 8+11 centesimi a rispondere alle domande: non so quanto sia l’onorario di Google, ma anche se si trattenesse l’80% dei costi il totale è di un euro a persona).
(b) Fare sondaggi su Google Opinion Rewards segue regole diverse da quelli standard? (Di nuovo, probabilmente sì. Se non sbaglio, i sondaggi politici veri e propri devono essere riportati nell’apposito sito, questi mi sa di no). Chiaramente un sondaggio carbonaro può dare dei vantaggi. Ma soprattutto:
(c) Quale può essere la validità del campione scelto da Google? Non ho idea se chi compra questi sondaggi può specificare i parametri di rappresentatività. So che Google ogni tanto mi chiede l’età, se ho figli e in che campo lavoro, quindi alcuni dati ce li ha. Non che i sondaggi veri e propri diano chissà quale sicurezza: ho appena guardato “Mappa successore Sergio Mattarella” del 22 novembre e ho trovato che per ottenere il campione di 1015 persone hanno avuto 13777 “non rispondenti”.

Spero per Rignano&friends che loro sappiano qualcosa in più di me…

Big Data B&B (teatro)

locandina
Come dicevo ieri, sabato sera sono andato a teatro a vedere Big Data B∧B, scritto e interpretato da Laura Curino con la collaborazione di Beatrice Marzorati e la consulenza dell’unità META del Politecnico di Milano. Curino è bravissima nel rappresentare la tipica persona che si trova davanti a un mondo gestito dagli algoritmi, e strappa spesso le risate. Quello che però – da persona che con gli algoritmi ha a che fare da sempre anche a livello basso – mi è parso è che il testo fosse sbilanciato verso il timore degli algoritmi, anche perché la parte positiva era affidata a Marzorati che proprio perché spalla di Curino veniva in un certo senso sminuita. Non ho poi idea se il tipico pubblico da sabato sera del Piccolo abbia colto tutto questo, o più generalmente la quantità di informazioni che sono state mandate. Certo che vedere i dati come “acciughe” era davvero divertente!

(Ah, sono poi andato a verificare: Curino è nata a Torino. Ma non avevo dubbi, dopo aver sentito un “essere capace a” che io devo stare sempre attento a non pronunciare…)

Ultimo aggiornamento: 2022-11-07 13:02

riciclare è sempre più difficile!

Quella che vedete qui a fianco è una confezione di gel per lavastoviglie. Packaging in italiano e neogreco, “una razza, una fazza”. La scritta verticale sul fianco dice che quando si butta via il flacone occorre strappare prima l’etichetta e poi buttare tutto insieme nella plastica.

La cosa ha un suo senso; come si intravede, flacone, tappo ed etichetta sono tre tipi di plastica diversi e quindi presumibilmente devono essere trattati in maniera diversa. Anzi, mi stupisce che non ci sia scritto anche di togliere il tappo. Quello che mi chiedo, e di cui però mi sa che non voglio sapere la risposta, è un’altra cosa. Se suggeriscono di separare l’etichetta dal flacone è perché in questo modo i processi di riciclo della plastica funzionano meglio. Ma se lo si scrive, significa che normalmente c’è della plastica che non è riciclabile ma al più può essere usata come combustibile sperando di trattenere diossina e cose simili. Dunque, qual è la vera percentuale di plastica mandata al riciclo ed effettivamente riciclata?

Ultimo aggiornamento: 2021-11-29 16:40

Un cordone di polizia con poco senso

Sabato sera sono andato a teatro al Piccolo. Invece che prendere il tram e scendere in piazza Castello, sono andato in metro scendendo in Duomo: ma mi ero scordato che c’era il solito corteo (o presidio, o quel che l’era) dei no Green Pass, quello che avrebbe dovuto portare un milione di persone, il che prova che qualcuno ha dei problemi non tanto con l’aritmetica quando con l’incompenetrabilità dei corpi.
Ad ogni modo salgo dalle scale e mi vedo gruppi di poliziotti in tenuta antisommossa. Cerco di passare in direzione via santa Margherita, partendo dal principio che se quei poliziotti mi davano la schiena stavano impedendo alla gente di passare dal mio lato e non viceversa. E invece no, sono stato bloccato. Naturalmente la gente dall’altra parte girava tranquillamente, e dalla mia parte non c’era nulla di particolare. Io ho girato sui tacchi, sono sceso di nuovo, risalito su via Orefici e proseguito tranquillamente senza nessun blocco, giusto per dimostrare l’inutilità totale di quel cordone. A questo punto la mia domanda è “ma a che diavolo serve un cordone di quel tipo? Le istruzioni erano “non incrociate i flussi”?