Archivi annuali: 2020

Trump, tasse e “fake news”

Il New York Times pubblica un’inchiesta dove si vede che sono anni che Donald Trump non paga praticamente tasse (sul reddito, per la precisione). Di per sé la cosa potrebbe essere assolutamente legale, se per esempio le aziende che possiede sono in perdita secca. Qual è stata la risposta del presidente degli USA? Che sono tutte “fake news”.

Ora, una qualunque persona con un quoziente intellettivo normale, o anche un po’ sotto la media, non ha problemi a pensare che per una volta c’è un modo molto semplice di scoprire se sono o no fake news: basta che Trump mostri le sue dichiarazioni dei redditi. Il problema è che buona parte degli elettori repubblicani è ormai convinta che il significato di “fake news” sia “notizia contro di me”; pertanto quella risposta ha perfettamente senso e anzi serve a ricompattare la base. Quello che non capisco io, invece, è un’altra cosa. Noi in Italia abbiamo una legge che obbliga a rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi dei nostri parlamentari. Gli USA hanno ancora oggi una forte componente calvinista che dice sostanzialmente “se guadagni tanti soldo, allora vuol dire che Dio ti premia perché sei un bravo cristiano”. Mi sembrerebbe dunque naturale che anche là si pubblicassero le dichiarazioni dei redditi dei politici, proprio per mostrare a tutti le loro grandi capacità…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-28 10:46

John D. Barrow

Sabato sera è morto John David Barrow, matematico, astrofisico e grande divulgatore. Tanto per dire, quando Ronconi rappresentò “Infinities” al Piccolo, l’autore del testo era lui.
Io ho letto I numeri dell’universo, il libro dove parla del principio antropico (in poche parole, l’universo è fatto così perché altrimenti non potremmo esserci noi a vederlo) e mi è piaciuto; 100 Essential Things You Didn’t Know You Didn’t Know, spigolature non necessariamente scientifiche scritte nel suo stile accattivante, e L’infinito, che paradossalmente è quello che mi è piaciuto di meno perché con troppa (brutta) filosofia. Ma in generale ho sempre trovato la sua prosa piacevole, sia in italiano che in inglese. Probabilmente non è stato uno di quei divulgatori pirotecnici che fanno tanta scena; ma alla fine della lettura ti restava in mente qualcosa. Volete mettere?

Quizzino della domenica: il piccolo Gauss

La storia del piccolo Gauss che sommò in un attimo i numeri da 1 a 100 è ben nota a tutti. Ma forse non sapete che il maestro, piuttosto arrabbiato perché aveva dato quel compito per starsene un po’ tranquillo e il ragazzino gliel’aveva impedito, diede un altro compito a Carl Friedrich. “Bene, immagina ora che ciascuno di quei numeri possa essere positivo o negativo: abbiamo insomma ±1 ±2 ±3 … ±99 ±100. Quante sono le somme diverse che si possono ottenere, scegliendo opportunamente i segni più e meno?” Mal gliene incolse: Gauss rispose senza nemmeno tornare al banco. Quante sono queste somme?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p476.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Sandro Campigotto, I giochi matematici di PhiQuadro, problema 10.1.)

_Caos_ (libro)

Scrivere un libro in coppia non è un’impresa semplice: non solo gli autori devono essere affiatati, ma occorre anche trovare un modo per amalgamare gli stili di scrittura. In questo caso (Marco Malvaldi e Stefano Marmi, Caos, Il Mulino 2019, pag. 209, € 15, ISBN 9788815280084) le cose direi che sono andate davvero bene. Marmi approccia la teoria del caos in modo chiaro ed efficace, mostrando qual è la differenza tra caos e caso a parte lo scambio di lettere; Malvaldi ci aggiunge la verve, con battute sdrammatizzanti che dovrebbero far sopportare il testo anche a chi scappa davanti alla matematica. Il libro è insomma un ottimo modo per imparare qualcosa in più della matematica del Novecento, che di solito è impossibile per i non addetti ai lavori. Poi è chiaro che se uno compra il libro perché ha visto il nome di Malvaldi e pensava di trovare racconti come quelli del Bar Lume – come si può leggere in un paio di recensioni su Amazon – allora ha completamente sbagliato la scelta…

non bastavano le lettere normali?

Questi sono gli orari di ingresso di una scuola media milanese (no, non quella dei gemelli). Io capisco che il nome della classe è una semplice etichetta e non ha nessun significato pratico: ma qualcuno mi riesce a spiegare perché quest’anno hanno deciso di chiamare due classi prime “alfa” e “beta” anziché “A” e “B”? (che l’ultima prima sia “C” ha senso: fosse stata “gamma”, qualcuno si sarebbe sicuramente chiesto perché non si usava la lettera C…)

il modello ad abbonamento per i servizi

In questi giorni nei gruppi un po’ più nerd è tutto un lamentarsi perche IFTTT sta sostanzialmente diventando a pagamento. Per chi non lo conoscesse, IFTTT (“if this, then that”) e un servizio che permette di automatizzare alcune operazioni in rete, e quindi è molto usato. Tra un paio di settimane terminerà la Grande Offerta “dicci tu quanto vuoi pagare” (minimo 1,99 euro al mese), e chi non pagherà potrà solo avere tre diverse applet IFTTT.
Di per sé è comprensibile che chi produce un servizio voglia farsi pagare dagli utenti. In questo caso potremmo forse anche dire che visto che il servizio è gestito in rete e non in locale ha abbastanza senso chiedere un abbonamento per sostenere le spese di gestione. Possiamo discutere su quale sia il costo marginale del servizio, ma questa è un’altra storia. Quello che invece vorrei far notare è come il modello di vendita si sia spostato dall'”acquisto” di software all’abbonamento. Uso il termine acquisto tra virgolette perché – come chiunque abbia mai letto una EULA sa – il produttore non ci vende il software ma ci dà una licenza d’uso; ma dal punto di vista dell’utente quello che succedeva era che io pagavo e avevo il software, compresa la correzione di eventuali bachi. Naturalmente una nuova versione del software richedeva un nuovo esborso, si spera minore, per coprire il lavoro degli sviluppatori. Microsoft ha lanciato la strada con il suo Office365: purtroppo non ho comprato in tempo con il programma HUP la versione 2019 del loro software (ho la 2013 e la 2016) che è stata silenziosamente ritirata. Ovvio: se io compro Office posso andare avanti a piacere, se sono abbonato a Office365 devo pagare ogni anno. So che anche Zanichelli fa la stessa cosa con l’edizione online dei suoi dizionari: un’eresia per quelli della mia generazione che pagavano una schioppettata l’edizione cartacea (e poi fino a vent’anni fa pagavano il giusto un’edizione in CD-ROM) e se la tenevano per una vita visto che tanto le parole nuove non sono poi così tante. Oppure i navigatori integrati nelle auto: se io volessi aggiornare le mappe della mia Zafira dovrei comprare l’edizione 2020 a 120 euro, come se non avessi già pagato le mappe 2014.

Questo sistema va benissimo ai produttori, che con la storia del “sempre connessi” hanno anche trovato il modo per verificare che non ci siano copie pirata dei loro programmi: ma va sicuramente molto meno bene agli utenti. Secondo voi, che potrà succedere?

Ultimo aggiornamento: 2020-09-24 13:03

The Truth about Archie and Pye (ebook)

Ero incuriosito da questa serie di “mathematical mysteries”, così ho provato a prendere il primo libro della serie (Jonathan Pinnock, The Truth about Archie and Pye , Farrago 2018, pag. 306, € 1,99, ISBN 9781788421072). Sono rimasto deluso. Il problema non è che di matematica ce ne sia poca: mi sta benissimo che sia solo un pretesto, con i manoscritti di due fratelli matematici – anzi le note ai margini, i Marginalia – che conterrebbero le soluzioni ai più grandi problemi irrisolti di teoria dei numeri. Non è neppure il susseguirsi di eventi francamente assurdi: figuriamoci se io sono il tipo da preoccuparsi di queste quisquilie. Quello che non sono proprio riuscito a sopportare, e lo si vede dal tempo che ho impiegato per arrivare fino in fondo al libro, è la rappresentazione del protagonista, che lavora come PR ma pare più che altro un Mr Bean. Io avrò chiaramente dei limiti, ma quella è una cosa che non sopporto proprio. Verso il termine del libro in effetti alcuni pezzi del puzzle riescono a mettersi insieme in modo magari rocambolesco ma almeno valido; però non mi viene affatto voglia di prendere i volumi successivi della serie.

compravendita di account Quora?

Come sapete, io non uso molto Instagram. Così mi sono accorto solo per caso che martedì scorso un certo Danilo mi aveva mandato questo messaggio:

Ciao, ti contatto perché ho visto su Quora che sei partner, ho notato che utilizzi poco questo servizio, e volevo sapere se fossi interessato alla vendita del tuo account, grazie fammi sapere [emoji]

A dire il vero, se io sono un partner Quora (questa roba qua) lo sono a mia insaputa. E comunque non riesco ad accedere da Firefox, quindi non ci faccio nemmeno tanto caso. D’altra parte, i partner Quora guadagnano facendo domande, non dando risposte; e il poco tempo che passo su Quora lo spendo a dare risposte corrette ma diverse da quanto il proponente pensava. Ma a parte questo, perché mai uno dovrebbe “vendere il proprio account”, che tra l’altro è legato a un’email? Cosa ci può essere dietro?

(Non preoccupatevi, io a Danilo non rispondo certo)