Trump, tasse e “fake news”

Il New York Times pubblica un’inchiesta dove si vede che sono anni che Donald Trump non paga praticamente tasse (sul reddito, per la precisione). Di per sé la cosa potrebbe essere assolutamente legale, se per esempio le aziende che possiede sono in perdita secca. Qual è stata la risposta del presidente degli USA? Che sono tutte “fake news”.

Ora, una qualunque persona con un quoziente intellettivo normale, o anche un po’ sotto la media, non ha problemi a pensare che per una volta c’è un modo molto semplice di scoprire se sono o no fake news: basta che Trump mostri le sue dichiarazioni dei redditi. Il problema è che buona parte degli elettori repubblicani è ormai convinta che il significato di “fake news” sia “notizia contro di me”; pertanto quella risposta ha perfettamente senso e anzi serve a ricompattare la base. Quello che non capisco io, invece, è un’altra cosa. Noi in Italia abbiamo una legge che obbliga a rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi dei nostri parlamentari. Gli USA hanno ancora oggi una forte componente calvinista che dice sostanzialmente “se guadagni tanti soldo, allora vuol dire che Dio ti premia perché sei un bravo cristiano”. Mi sembrerebbe dunque naturale che anche là si pubblicassero le dichiarazioni dei redditi dei politici, proprio per mostrare a tutti le loro grandi capacità…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-28 10:46

Un pensiero su “Trump, tasse e “fake news”

  1. mestesso

    Scusa il ritardo, ma sono un poco incasinato.

    “Mi sembrerebbe dunque naturale che anche là si pubblicassero le dichiarazioni dei redditi dei politici, proprio per mostrare a tutti le loro grandi capacità…”

    Hihi, in USA, a differenza dell’Italia, non esiste una legge che obblighi a personalità politiche di ogni ordine e grado di pubblicare le dichiarazioni dei redditi, ma solo una consuetudine che Trump e pochissimi altri hanno violato.

    Nota: esiste un procedimento aperto contro la finanziaria di Trump per frode fiscale, Non so quando l’iter andrà chiuso, ma si parla di un centinaio di milioni di dollari di possibili sanzioni.

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