Me lo segno qui sul blog, perché è il posto che controllo di più.
Oggi a un certo punto la mia Canon MP495 ha smesso di scansionare: diceva che non trovava più il device, con l’errore indicato nel titolo del post. Ho provato il classico sistema informatico “spegni e riaccendi”: niente da fare. Siamo poi andati giù a cena, abbiamo messo i giovyni a dormire, ho cercato (senza trovare) qualche risposta in rete; poi ho riprovato, ed era tutto perfetto.
Come mai? La mia idea è banalissima. La stampante è connessa in WiFi. Ha smesso di funzionare quando i gemelli hanno acceso un altro PC, sempre in WiFi. Ha ripreso a funzionare quando l’altro PC è stato spento. Forse che era stato usurpato l’indirizzo IP della stampante? La prossima prova consisterà nel forzare sul DHCP un IP per la stampante, leggendo il suo MAC address: vediamo se andrà meglio.
[executive summary: if you have a Canon wireless printer and get this error, the cause may be an IP conflict with another device in WiFi. Try to assign a fixed IP address to the printer]
all’incontrario va
Certo, nel 2011 e soprattutto quest’anno il numero di danneggiamenti gravi delle bici del BikeMi è davvero esploso, come si legge nell’articolo: ma forse sarebbe stato meglio leggere tutti i numeri prima di mettersi alla tastiera, così si sarebbe potuto scrivere una frase anche matematicamente corretta…
(non c’entra con la povera matematica, ma davvero il 5% di riparazioni al giorno del parco BikeMi è fisiologico?)
più o meno soldi?
![[meno gettito?]](https://i0.wp.com/xmau.com/notiziole/files/fisco-cor.png?w=625)
![[meno gettito?]](https://i0.wp.com/xmau.com/notiziole/files/fisco-rep.png?w=625)
Cosa capisce il lettore frettoloso da questi titoli nella home page di Cor&Rep? Che il gettito fiscale è diminuito.
In realtà, leggendo gli articoli si scopre che rispetto all’anno scorso sono stati incassati più soldi, il che è già preoccupante pensando che a essere buoni rispetto a un anno fa il PIL è rimasto costante e quindi significa che ci hanno preso più tasse. Il buco indicato nei titoli è infatti calcolato rispetto al DPEF, cioè alle previsioni di incasso: in pratica sono stati incassati meno soldi rispetto alle speranze. Nulla di nuovo né di strano, considerando che il piano presentato l’anno scorso agli europei mostrava appunto le speranze: ma è necessario che i nostri giornali perpetuino la presa per i fondelli?
il caldo mi fa male
ieri pomeriggio sono rimasto quasi dieci minuti a litigare con uno che stava facendo in macchina via Pallavicino e non voleva far passare me che stavo arrivando in bicicletta sulla ciclabile che dal parco va verso piazza della Conciliazione (sono passato io, ma chi mi conosce non avrà avuto dubbi).
Secondo lui il fatto che ci fossero le strisce tratteggiate di una pista ciclabile (e che dal suo lato ci fosse il cartello quadrato di “attraversamento pista ciclabile” non aveva alcuna importanza, perché la mia era una strada come le altre e quindi dovevo dare la precedenza.
A parte che qualcuno mi deve spiegare come si fa a fare una postselezione da furbofono, perché il menu registrato dopo lo 02.02.08 mi ha bloccato, è chiaro che il caldo non mi permette di pensare bene. Quello che arrivava da destra ero io.
borsa da bicicletta
Dopo svariati anni di onorato servizio, la vecchia borsa da bicicletta che avevo comprato alla Lidl era ormai impresentabile. Il guaio è che non vendono, o almeno non sono riuscito a trovare, borse come la voglio io, cioè da agganciare al portapacchi, monolato e non a sacca doppia, e magari che si possa riciclare come borsa normale.
Finalmente amazon.it ha deciso di importare dalla Germania questa borsa Profex, e me la sono acquistata. La borsa è di quella specie di plastica che si può tessere ma non è impermeabile, il che non è un grande problema visto che se piove sul serio io in bici non ci vado. Ha gli agganci laterali per il portapacchi (più uno sotto che non sono mai riuscito a capire esattamente a cosa serva) che funzionano fin troppo bene, nel senso che bisogna stare attenti a toglierla; la qual cosa è piuttosto scomoda, visto che tanto un eventuale ladro potrebbe comunque strapparla via. L’altra cosa che manca è una bella fascia riflettente sul lato esterno, una cosa che costa poco e fa sempre il suo effetto.
Dal punto di vista pratico mi sembra sufficientemente piena di tasche e con le cerniere doppie, quindi semplici da usare: non ho provato a inserirci il mio PC (mi sa che il 15″ sia un po’ grande) ma per il resto di spazio ce n’è abbastanza per l’uso tipico di questa borsa, cioè il tragitto casa-ufficio. Non è certo adatta per fare la spesa, ma quello lo si sapeva già…
In definitiva mi sento soddisfatto.
Quizzino della domenica: Matto come un cappellaio
Raymond Smullyan, nel suo libro Alice in Puzzle-land, propone un problema con protagonisti la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto. Uno di loro (non si sa quale dei due) è nato nel 1842, l’altro o nel 1843 o nel 1844. Inoltre sappiamo che la Lepre Marzolina è nata nel mese di marzo (mannò!). Un giorno di gennaio, a mezzogiorno in punto, i due sincronizzano i loro orologi, che non sono molto precisi: quello del Cappellaio anticipa infatti di dieci secondi all’ora, quello della Lepre ritarda di dieci secondi l’ora. “Pensa”, dice il Cappellaio, “i nostri orologi segneranno la stessa ora per la prima volta il giorno del tuo ventunesimo compleanno!” Chi è il più vecchio tra i due amici?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/mate/problemi/p037.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì.)
_Non si può dividere per zero!_ (libro)
Il sottotitolo di questo libro
(Adrián Paenza, Non si può dividere per zero! [Matematica…Estas Ahí?], Bollati Boringheri – Incontri 2012 [2005], pag. 217, € 14, ISBN 978-88-339-2284-3, trad. Enrico Passoni) è “Storie di matematica da passeggio”, e confesso che non sono riuscito a capire il perché. L’originale spagnolo si intitola infatti Matematica…Estas Ahí? e il sottotitolo è “Sobre nùmeros, personajes, problemas y curiosidades”, molto più aderente al contenuto: per la precisione, i personaggi citati sono generalmente amici di Paenza, e oltre ai problemi e alle curiosità c’è anche l’ultima sezione dedicata a spiegare perché a dire dell’autore bisognerebbe rivedere tutto l’insegnamento della matematica. Vi dirò, concordo con Paenza su questo. Il libro sarebbe anche carino, con quel tocco personale che ritengo un plus in opere di questo tipo – anche perché diciamolo: non è che si possa trovare qualcosa di nuovo… – se non fosse per la traduzione. Bollati Boringhieri ha pensato di creare una nuova collana a prezzi ragionevoli, e questo è bello. Ma se il primo testo della collana comprende tutti questi svarioni (ne ho raccolti un po’ sul mio sito: e tenete conto che non ho avuto accesso al testo originale, ma ho fatto solo retroingegneria!), allora non è più bello. Ci sono cose che magari sono già errate nel testo originale, come affermare che Einstein è stato membro dell’università di Princeton. Ma ci sono errori nella terminologia matematica, come parlare di “insiemi coordinati” quando in italiano si dice “equipotenti”; e ci sono errori di uso dell’italiano, come definire che gli abitanti della Terra siano circa settemila milioni. In spagnolo si dice “siete mil miliones”, ma per noi quel numero è “sette miliardi”, e non ci vuole una laurea in matematica per accorgersene. Peggio ancora: qualcuno nella catena di creazione della versione italiana ha pensato di aggiornare la popolazione della Terra usando i dati 2012 rispetto a quelli originali del 2005, ma si è dimenticato di ricalcolare tutti i valori che partivano da quel numero… Tutte cose di cui uno un minimo scafato in matematica si accorge subito; peccato che, fatto salvo il Vostro Affezionato Recensore, quelli scafati il libro non lo prenderanno, mentre gli altri non capiranno… e poi si sentiranno confortati nel loro non capire la matematica. Sigh.
Pseudociclisti
Io sto iniziando ad avere molto sulle palle quelli che sfrecciano in bicicletta sui marciapiedi. La parola chiave, ribadisco, è “sfrecciano”. Pensate alla motilità che posso avere quando spingo il passeggino coi due quasitreenni, e cosa può succedere quando arrivando a un semaforo mi sposto sulla destra perché andando dritto sbatterei sul paletto e da dietro mi sta arrivando uno a tutta velocità che ha anche avuto il coraggio di lamentarsi perché avrei dovuto vedere cosa succedeva dietro di me.
Io spingo il passeggino a una velocità tra i quattro e i cinque chilometri l’ora; un camminatore arriva a sei, uno che corricchia ne fa dieci, ma ha tutto il tempo di stabilire una traiettoria. Un ciclista fa i 25 all’ora senza problemi: certo una bici è più maneggevole di un suv, ma la quantità di moto è comunque piuttosto alta. Vuoi andare veloce? Bravissimo, è quello che faccio sempre io: ma lo faccio stando sulla carreggiata. (Tra l’altro erano le 21:20 su viale Suzzani, per strada non c’era nessuno). Hai paura delle auto? O non prendi la bici, oppure vai a passo d’uomo.
Questa è la stessa ragione per cui rifuggo come la peste le piste ciclopedonali come quella di via Padova. A piedi la faccio tranquillo, standomene accuratamente sul mio lato; in bicicletta me ne vado sulla carreggiata (in spregio al codice della strada, tra l’altro). Se fossi certo che anche gli altri pedoni se ne stessero sul loro lato non ci sarebbero problemi; ma invece sono certo che non lo fanno. Ed è vero che il pedone è il soggetto più debole; ma è anche vero che se uno non è così imbecille da camminare amabilmente in mezzo a una strada non dovrebbe nemmeno essere così imbecille da camminare in mezzo a una pista ciclabile.
(scusate lo sfogo)