Oggi Matteo Salvini non ha detto «È giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse». Ha detto «Se uno fattura di più e paga di più, è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più, e crea lavoro in più».
A dirla tutta, la frase effettivamente pronunciata fa un po’ acqua: abbassare le tasse ai ricchi li fa indubbiamente risparmiare di più ma non è detto che li faccia pagare di più se fatturano di più. Esempio pratico: se prima fatturavo 60.000 euro e pagavo il 30% di imposta, il totale era 18.000 euro; se ora fatturo 80.000 euro e pago il 20% di imposta il totale è 16.000 euro. Facciamo insomma finta che Salvini non abbia detto “e paga di più”, perché Salvini non direbbe mai volontariamente bugie. La frase ora diventa più logicamente coerente. Il problema è che è vecchia: l’avevano già usata Reagan e Thatcher, e i risultati si sono visti. Forse c’è più lavoro in più, ma se c’è è mal pagato e precario, perché l’operaio non viene assunto a tempo indeterminato e i macchinari arrivano sempre più spesso da fuori Italia (o forse parlava dell’ennesimo suv? Mannaggia al linguaggio poco preciso). Ma a parte questo c’è un errore di base: tutto questo potrebbe valere per abbassare le tasse alle imprese nel caso facciano investimenti e assunzioni. Altrimenti quei soldi forse muovono l’economia – se non si fa nulla in nero – ma sicuramente non creano lavoro.
Salvini non è stupido e queste cose le sa. I suoi elettori?