Font buttati lì

Perché il titolo a sinistra nella home page di Repubblica è scritto con una font senza grazie (sans serif), mentre quello di destra usa una font con grazie? Domanda intelligente. L’unica risposta che io mi sono dato è che il secondo è a pagamento mentre il primo no, e quindi si sia voluto distinguerli in questo modo. Mah: io non sono certo un grafico, ma una cosa del genere per me è davvero un pugno nell’occhio. Voi che ne pensate?

“Non sei il benvenuto”

Il tweet di Giorgio Gori con la foto dello striscione rimosso


Gli avvocati che mi leggono probabilmente mi faranno le pulci, ma posso immaginare che in punta di diritto esporre uno striscione contravvenga all’articolo 663 del Codice penale (nella parte “colloca iscrizioni o disegni”). In realtà la storia parrebbe più complicata, visto che il corrispondente articolo 113 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza è stato dichiarato quasi tutto incostituzionale; chiaro che una formulazione così ampia porterebbe a dover multare anche chi scrive col gesso “VIVA NIBALI” sul percorso del Giro d’Italia [nota: Makkox mi ha preceduto, come ho scoperto mentre stavo scrivendo]. E soprattutto non si capisce se e come sia stato ingiunto di togliere lo striscione prima di procedere con i vigili del fuoco.

Ma c’è un altro punto che io personalmente trovo più interessante. Chi è stato a dare l’ordine di rimozione, come ha chiesto Gori? Il testo non è diffamante, e non è nemmeno direttamente riconducibile al VicePresConsMin, anche se è chiaro a tutti a chi fosse rivolto. Il suddetto VicePresConsMin (o chi gli gestisce l’immagine pubblica) sa che comunque far parlare di sé è sempre utile per compattare i propri fan e aumentare l’esposizione mediatica, quindi potrebbe essere stata una sua idea: ma a differenza per esempio dei selfie fattigli a tradimento, qui potrebbe esserci un problema. Certo, la propaganda potrebbe tirare fuori roba tipo “CERTO, TU VUOI SOLO I NEGHER” (con qualche battuta sessista aggiunta, che non fa male), ma non è così facile. Quindi magari è stato davvero qualcuno più realista del re a far sì che il VicePresConsMin non trovasse quella cattiveria sulla sua strada? Peccanto che non potremo mai saperlo.

P.S.: A quanto pare la legge scelta è un’altra. Il Post spiega che sarebbe l’articolo 72 della legge numero 26 del 1948, che punisce «chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata», mentre il Foglio si lanciano in interpretazioni giuridiche peggio delle mie per dire che lo striscione era semplice propaganda elettorale. MAh. Io continuo a preferire la matematica, è più tranquilla.

Omologazione

Stasera nella mia timeline Facebook c’erano dieci post, tutti con la stessa foto della prima pagina del libro-intervista a Salvini, ciascuno con la sua bella frasetta e il coro monocorde dei commenti.
No. Non è che Salvini abbia vinto. È Facebook ad avere vinto, o se preferite tutti noi ad avere perso.

_Pulp Literature #22_ (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Pulp Literature è un progetto che prevede un certo numero di persone che paga una piccola cifra al mese per permettere ai curatori della rivista (trimestrale) di avere un budget iniziale per la pubblicazione di una raccolta di letteratura di vari tipi.
Lo ammetto: in questo numero 22 (AA.VV., Pulp Literature Spring 2019: Issue 22, Pulp Literature 2019, pag. 224, € 4,45, ISBN 9781988865133, link Amazon) ho saltato a piè pari tutte le poesie – non comprendo abbastanza bene l’inglese, e comunque non le leggo nmmeno in italiano… Tra i racconti, “The Pope of the Chimps” di Robert Silverberg è divertente (e ben scritto, ma questo lo si poteva dare per certo); “The Extra” di Mel Anastasious è troppo lento per me, ho seguito la storia ma non ho ben capito dove volesse arrivare; “The Nix’s Wife” di Kathryn Yelinek è un racconto fantasy standard; “Spin Doctor” di Susan Pieters non mi ha detto proprio nulla, mentre “Snapshots” di Leo X Robinson è di gran lunga il miglior racconto presente; non ho per nulla capito le storie di “Late Night Fun Facts on the No. 65” di JTF King e “The Raven” di Cheryl Wollner; “The Endless Drop” di Mathew Nielsen e Minna Hakkola è un racconto a fumetti con un’idea interessante che però non è portata avanti; “Allaigna’s Song” soffre infine del fatto di essere la seconda parte di un racconto in tre episodi, il che significa che non mi è stato facile capire le sottigliezze del testo. Insomma, ci sono alcune gemme, ma il livello è molto disuguale.

Stakanovismo

Quello qui a sinistra (preso da Stefano Milano) è l’elenco degli impegni elettorali di Matteo Salvini tra oggi e domani.

Pensate a quel pover’uomo che nonostante tutto questo tour de force riesce a lavorare come ministro degli Interni e già che c’è a fare le funzioni di quattro o cinque altri ministri. E poi voi dite che è un fannullone che non ha mai lavorato? Vorrei vedere voi al suo posto…

Pagine Facebook che cambiano nome

È abbastanza usuale cambiare il nome alle pagine di Facebook. Lo si può fare per tante ragioni, lecite e illecite: per esempio man mano che io ho pubblicato libri con Codice ho cambiato il nome della pagina dove ne parlo. Poi è chiaro che ci sono quelli che trasformano la pagina “MI PIACCIONO I GATTINI” in “MI PIACCIONO I SALVINI”, ma quella è un’altra storia.

Ad ogni modo, ieri è arrivata notizia che Facebook ha chiuso un po’ di pagine in italiano. Per curiosità, guardando il report di AVAAZ, mi è saltato l’occhio su “Un caffè al giorno” e sono andato a vedere la pagina archiviata, scoprendo che in precedenza si chiamava… “Gesù nostro signore”. Certo che è stata una diminutio niente male…

velette

Ero convinto che a Milano le velette dei bus (la scritta che appare davanti) non fossero modificabili dagli autisti. Però stasera mi è passata davanti una 54 con su scritto

DUOMO M1-M3
VIVA GLI ALPINI