Cominciamo con un punto fermo: Baricco scrive maledettamente bene. Il problema maggiore del libro (Alessandro Baricco, The game, Einaudi 2018, pag. 325, € 9,99 (cartaceo: € 18), ISBN 9788858429778, link Amazon) è probabilmente proprio quello. Tutto fila perfettamente: solo che nei primi capitoli io ho continuato a incazzarmi per le cose sbagliate che trovavo, per incazzarmi ancora di più quando nel seguito rigirava la frittata dicendo l’opposto, e peggio ancora quando verso la fine del testo ha scritto nemmeno troppo implicitamente che i primi due capitoli, “quasi preistorici”, è meglio non rileggerli. Detto in altri termini: il libro è sicuramente stato costruito attentamente, non è certo un parto lineare. Riconosco però a Baricco la presenza di una grande quantità di spunti e intuizioni, probabilmente dovuti al suo essere un outsider rispetto a chi ha costruito il Game (ma perché la parola inglese? Il punto focale della sua analisi, la presentazione del primo iPhone fatta da Steve Jobs, è un classico esempio di Play, non di Game. In italiano avevamo il vantaggio di poter usare una singola parola, così invece ha incrociato i flussi).
Quello che mi ha trovato assolutamente contrario, e che mi ha fatto abbassare il giudizio, è l’ultima parte. Capisco che Baricco viva di storytelling, e quindi debba dargli importanza. Ma riuscire a ridefinire la post-verità come “verità-veloce”, o più esattamente “una verità che per salire alla superficie del mondo – cioè per diventare comprensibile ai più e per essere rilevata dall’attenzione della gente – si ridisegna in modo aerodinamico perdendo per strada esattezza e precisione e guadagnando però in sintesi e velocità”, è davvero troppo. In definitiva, un libro che consiglierei solo a chi sa di cosa si parla ma vuole essere certo di non aver perso nulla.
Uno su tre oppure uno su cinque?
Dai Wu Ming potete leggere un’accurata considerazione sulla probabilità che la persona che ci passa a fianco abbia votato Lega: non è una su tre (il 34%) ma una su cinque (il 34% del 56% che è andato a votare). Il tutto naturalmente tagliato con l’accetta: Milano, la val Brembana e Cosenza hanno percentuali diverse.
Però c’è un però: ci sono due persone sulle cinque che incontriamo a cui comunque va bene la Lega. Certo, possiamo allo stesso modo dire che a loro sarebbe andato bene M5S oppure il PD. Quello che però vorrei rimarcare è una di quelle cose su cui picchio sempre: i numeri di per sé non significano nulla, se non prendiamo anche tutte le condizioni al contorno. Ricordatelo sempre.
(ri)prenderai il cognome di tuo marito
La polemica era già scoppiata con le tessere elettorali (ho scelto apposta il link al Giornale che ovviamente ha come sottotesto “non rompete i cabasisi”). Ma Anna, mentre votava, ha notato che anche nel registro elettorale lei era indicata come Anna (Cognome) in Codogno.
Questa aggiunta nasce da una legge del 1999 del governo D’Alema che ne ammetteva la possibilità? Può darsi, e ciò mostra come la sinistra in Italia sia sempre riuscita a fare da apripista alle peggio cose della destra. Perché comunque è l’attuale titolare del Viminale ad avere dato l’ok alla messa in pratica dell’aggiunta, immagino per la gioia (senza ironia) di milioni di donne che l’hanno votato e che vogliono con forza rimarcare il loro essere state rese oneste. Però a me questo piccolo segnale pare molto più importante di tante altre cose per mostrare come stiamo tornando indietro. Ah: nel nostro nucleo familiare è Anna a essere indicata come capofamiglia. Chissà se lo sarà ancora per tanto tempo.
Silenzio e rumore elettorale
Un tweet in più o in meno di Selfini è assolutamente indistinguibile dalla massa dei messaggi da lui (rectius, da chi per lui) postati. Non se ne accorge nessuno.
Un tweet di Selfini nel giorno del silenzio elettorale sarebbe assolutamente indistinguibile dalla massa dei messaggi, se non ci fossero tutti gli alti lai di chi piange perché è stato violato il silenzio elettorale (che io abolirei del tutto, ma quella è un’altra storia). Questo mi sembra un punto così banale che non dovrebbe neppure essere rimarcato, considerando che capita a ogni elezione; e invece no.
Insomma, Selfini ce lo meritiamo.
Quizzino della domenica: i due rettangoli
Mia figlia Cecilia ha disegnato due rettangoli con un lato in comune: ABCD e ABEF. I lati dei due rettangoli sono numeri interi (positivi, ovvio); l’area di ABCD è 20 cm² mentre quella di ABEF è di 10 cm². Sapendo che Cecilia è una risparmiatrice e ha scelto i rettangoli in modo che CDFE abbia il perimetro minore possibile, quanto vale questo perimetro?
![[i rettangoli (?)]](https://i0.wp.com/xmau.com/wp/notiziole/wp-content/uploads/sites/6/2019/05/q386a.png?resize=525%2C438)
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p386.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Mind Your Decisions.)
_In viaggio con Lloyd_ (libro)
Mi sa che avrei dovuto cominciare con il precedente Vita con Lloyd, di cui almeno avevo un’idea da alcuni ritagli visti nei social network. In questa sua opera seconda (Simone Tempia, In viaggio con Lloyd: un’avventura in compagnia di un maggiordomo immaginario, Rizzoli Lizard 2017, pag.167, € 14, ISBN 9788817095976, link Amazon) Tempia sceglie giustamente di non ripetersi nei siparietti e di partire invece per un viaggio… verso il proprio Destino, in una variegata compagnia: un’Ansia, una Paura, un Dubbio. E naturalmente con Lloyd che risponde alle lettere del protagonista, essendo questo un romanzo epistolare. Come avrete capito, Tempia è un funambolo della parola, e personifica tutti i luoghi comuni – a volte non troppo comuni – per raccontare di questo suo viaggio peculiare. Ecco: forse ha un po’ esagerato con queste personificazioni, soprattutto se si legge il libro tutto d’un fiato: ma direi che è una pecca minore.
Il solito presenzialista
Io ho già dei dubbi sul fatto che la professoressa Rosa Maria Dell’Aria abbia dovuto confrontarsi direttamente col ministro dell’istruzione Bussetti per la storia del video dei suoi studenti, e non semplicemente con il provveditorato. Ma facciamo finta che questo sia stato l’equivalente della Cassazione.
Ma mi spiegate che ci faceva il ministro degli interni? (tanto che il confronto è stato tenuto appunto in prefettura). No, non venitemi a dire che è perché il suddetto si è sentito offeso dal confronto. Ha diritto di esserlo, ma allora va in tribunale.
Santini elettorali: Stefano Maullu
Una delle cose interessanti di queste elezioni europee è la mancanza di materiale cartaceo. A Milano, tanto per dire, non hanno nemmeno messo i cartelloni elettorali temporanei, e non mi pare che nessuno si sia scandalizzato. Lo stesso per la pubblicità elettorale: ho visto mi pare un paio di santini in tutto. Però…
Però ad Anna – la capofamiglia – è arrivata una lettera di stefano MAULLU (lui si scrive così, e chi sono io per andare contro il suo volere?) con tanto di slogan “MEGLIO MAULLU” con i colori gialloblu di Fratelli d’Italia dove l’attuale europarlamentare è approdato partendo da Forza Italia. Nella sua autobiografia spiega che è nato lo stesso anno in cui è morto Enrico Mattei, probabilmente per cercare il voto dei fan della metempsicosi; si dice fiero di essere stato assessore lombardo alla Protezione Civile quando dieci anni fa ci fu il terremoto in Abruzzo e di aver recuperato 700 milioni di finanziamento per la TEEM dalla Banca Europea degli Investimenti. Però, probabilmente per mancanza di spazio, non ha aggiunto che è stato condannato in primo grado per Rimborsopoli. O forse il fatto che la condanna sia con pena sospesa e non menzione gli ha fatto immaginare che non fosse necessario menzionarlo?