Von der Layen e i pentastellati

Insomma Ursula von der Layen ce l’ha fatta a diventare presidente della Commissione Europea, anche se al pelo: ha superato la maggioranza richiesta per nove voti… e ci sono stati a suo favore i 14 voti di M5S. Come probabilmente sapete, i pentastellati hanno fatto una legislatura di opposizione per principio: in quella piccola parte che ho seguito direttamente, la direttiva sul copyright, M5S come anche la Lega non mi sono sembrati avere una posizione definita sul tema, salvo qualche rara eccezione come Isabella Adinolfi.

Come mai questo cambio di rotta, tra l’altro in una legislatura in cui M5S non è riuscito a formare un gruppo parlamentare e quindi conta virtualmente nulla? Io sono un gran peccatore e mi chiedo se per puro caso non abbiano fatto una scommessa per ottenere un posto da commissario e uscire quindi dalla sindrome “zero tituli” che al momento condividono con il partito di Salvini: paradossalmente il PD è messo meglio, con la presidenza – anche se solo per metà legislatura – di Sassoli; anche nelle commissioni parlamentari i due italiani eletti presidenti (Tajani e Gualtieri) sono FI e PD. Inutile ricordare che M5S non ha grandi nomi da spendere: alla fine c’è il rischio che arrivi un posto di peso politico scarso, insomma. Vedremo.

Savoini e Bibbiano

Per me è sempre difficile capire cosa pensa davvero la gggente: la mia bolla è molto schierata e ho imparato da un pezzo che non ha molto a che fare con quello che succede là fuori. Però ho il sospetto che la faccenda Savoini sia il primo momento in cui Salvini si trovi un po’ in difficoltà. Credo che il suo errore sia stato quello di disconoscere il suo sodale, senza pensare che anche se un po’ in ombra era comunque sempre presente. Capisco che non si sia fidato di scaricarlo subito, dandogli del mariuolo; ma venticinque anni non sono passati invano per la capacità di trovare fonti in rete che hanno sbugiardato il Capitano. Anche mostrare in diretta Facebook la busta con proiettile dentro è un simbolo di debolezza: sono pronto a scommettere che gliene arrivino tre o quattro la settimana, solo che se le tiene da parte per i momenti peggiori in cui serve un’arma di distrazione di massa.

Fosse solo stato quello, però, non sarei ancora stato convinto del tutto. Quello che mi ha convinto è il riciccio della battaglia sulle presunte violenze sui bambini a Bibbiano. A parte le urla di Mario Giordano davanti alla telecamera, vorrei segnalare questo tweet di Francesco Amodeo:

Non me ne frega un c***** dei #rubli dalla #Russia. La magistratura farà il suo corso.
Ma riportate immediatamente i fatti di #Bibbiano in prima pagina.

Io non so chi sia Amodeo. Leggo dal suo profilo Twitter “Giornalista Pubblicista. Scrittore. Autore dei libri/inchiesta: Azzannate Le Iene e La Matrix Europea sui legami tra politici italiani e Cartello finanziario.” e tanto mi deve bastare. Ora, rileggete quel tweet. Perché per i rubli russi bisogna lasciar fare il suo corso alla magistratura e per Bibbiano no? Personalmente sono convinto che proprio per la delicatezza dell’inchiesta che tocca dei minori è di gran lunga meglio che non se ne parli sui giornali almeno fino al processo… a meno naturalmente che qualcuno non speri di aumentare le copie vendute, perché si sa che la gggente di cui sopra brama questo tipo di gossip, oppure a meno che qualcuno speri di sviare volontariamente l’attenzione in questo modo bieco. (tra l’altro, qui lo dico pubblicamente: sono pronto a scommettere che le violenze a Bibbiano alla fine spariranno dal processo e ci si limiterà ai soldi presi illecitamente).

Ecco: un fuoco di fila di questo tipo a me fa pensare a una campagna ben orchestrata. Voi che ne pensate?

Carnevale della matematica #131 – GOTO Dropsea

Anche se a giugno ci si era dato appuntamento a settembre, in realtà luglio ha avuto lo stesso il suo ricco carnevale, grazie a Gianluigi Filippelli che voleva ricordare – con qualche giorno di anticipo – il cinquantenario dello sbarco sulla Luna. Potete trovare da lui i contributi dei matematti :-)

le bombe ZIP

Ho scoperto da Slashdot che David Fifield ha creato un file .zip di 46 MB che, se qualcuno cercasse di scompattarlo, creerebbe un file di 4,5 PB. Non è un errore di stampa, si parla proprio di petabyte, cioè di milioni di gigabyte o se preferite miliardi di megabyte. In realtà, come spiega meglio questo articolo di Vice, queste bombe zip erano note da decenni ma c’era una specie di trucco: una volta scompattato il file, ci si trovava davanti un mucchio di altri zip da scompattare a loro volta, e così via per un certo numero di livelli. L’esempio più noto è un file che si chiama (chissà come mai…) 42.zip, e che se volete potete scaricarvi. Pare invece che l’approccio di Fifield, anche se meno “performante” di quest’ultimo, abbia il “vantaggio” di non essere ricorsivo, riuscendo comunque a superare il massimo rapporto di compressione teorico di 1032:1 nelle specifiche sovrapponendo all’interno dello zip i vari pezzi da estrarre.
Buon divertimento! Ma non preoccupatevi troppo: un antivirus decente blocca le bombe zip/

Quizzino della domenica: che ora è?

Mentre sta visitando un museo in una bella giornata di settembre, Giorgia vede che i raggi del sole colpiscono un orologio piuttosto strano. Come notate nella figura, le tre lancette di ore, minuti e secondi sono tutte identiche e inoltre non c’è nessuna indicazione di quale sia la tacca delle ore che corrisponde al mezzogiorno; inoltre l’orologio è ruotato. L’orologio è regolarmente in moto e segna l’ora esatta; la posizione delle lancette è corretta, nel senso che le lancette non sono posizionate a caso. Che ora è?

[un orologio peculiare]

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p393.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Mind Your Decisions.)

_La filosofia dei Beatles_ (libro)

Il titolo di questo libro (Massimo Donà, La filosofia dei Beatles, Mimesis 2018, pag. 169, € 10, ISBN 9788857549088 link Amazon) è indubbiamente accattivante, pur senza che uno si aspetti chissaché: un qualcosa di pop, per così dire. Purtroppo però non mi sono trovato affatto bene. Troppa filosofumena, avrebbe detto il mio professore del liceo. A parte ripetizioni pleonastiche, io comincio a preoccuparmi quando ci sono troppe parole scritte col trattino per ri-marcare la loro origine etimologica… Sembra paradossale, ma i capitoli riusciti meglio sono gli ultimi, “Essere e nulla” sul film Yellow Submarine (e naturalmente Jeremy Boob :-) ) e “Di una perfetta indifferenza” su Abbey Road.

Pedalatori davvero sfaticati

Stamattina, mentre davanti a una stazione BikeMi aspettavo con i gemelli la navetta che li avrebbe portati al centro estivo, è arrivato un tipo che ha passato la carta per prendere una bicicletta di quelle rosse a pedalata assistita. La toglie dalla rastrelliera, solleva la ruota dietro e la fa girare, prova a fare due pedalate, la rimette a posto – se lo fai nei primi tre minuti non ti viene addebitato nulla – e torna a prenderne un’altra. Ha fatto la stessa scena per quattro volte; all’ultima sembrava quasi soddisfatto ma alla fine ha lasciato perdere del tutto (e dire che c’era ancora una quinta bici).

Io non ho mai provato quelle bici, anche perché alla velocità a cui sfreccio io la pedalata assistita si staccherebbe; mi dicono però che in effetti molte batterie funzionano male. Però un comportamento simile mi pare leggermente esagerato…

Blangiardo e i libri a pagamento

Ieri sera, mentre ero stipato in metropolitana, il tipo vicino a me stava leggendo e sottolineando un libro dal titolo “Immigrazione. La grande farsa umanitaria”. Inutile dire che quando alla fermata successiva il tipo è sceso e soprattutto lo spazio a disposizione era un po’ aumentato mi sono fiondato a fare una ricerca, e ho trovato la pagina Amazon. Detto questo, le mie curiosità sono aumentate. L’editore, Aracne, pubblica spesso a pagamento e sicuramente come print-on-demand: come mai Gian Carlo Blangiardo – che oltre che essere attualmente il presidente dell’ISTAT è comunque professore ordinario in Bicocca – e i suoi coautori hanno scelto due anni fa di pubblicare in quel modo, libro che tra l’altro sembra essere un’edizione ampliata di quello che avevano dato alle stampe sempre per Aracne l’anno prima? E soprattutto, com’è che le tre recensioni (tutte a cinque stelle, ci mancherebbe altro!) sono tutte monoriga, non entrano nel merito del testo, ma sono “acquisti verificati”?

Ah, i curiosi possono vedere l’indice del libro direttamente sul sito di Aracne.