Quizzino della domenica: Il Grande Torneo Aziendale di Tennis

Quest’anno il Grande Torneo Aziendale di Tennis (singolo) ha visto partecipare ben 199 persone, costringendo l’estensore del tabellone a fare i salti mortali per definire teste di serie e turni saltati. Dimostrate che alla fine del torneo il numero di persone che hanno giocato un numero dispari di partite è pari.


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p418.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla Colorado Mathematical Olympiad 1987; immagine da FreeSVG.org)

_La matematica e l’infinito_ (libro)

Una premessa doverosa per chi pensasse che questo libro (Vieri Benci e Paolo Freguglia, La matematica e l’infinito : Storia e attualità di un problema, Carocci 2019, pag. 207, € 19, ISBN 9788843095254) sia uno dei tanti che tratta l’infinito matematico “classico”: gli autori sono della scuola dell’analisi non standard, quella dove gli infinitesimi esistono davvero e non sono i fantasmi di quantità evanescenti sbeffeggiate da Berkeley. Per chi si ricorda a malapena la matematica delle superiori, a scuola si tende a nascondere sotto il tappeto il fatto che la retta dei numeri reali non è l’unico modello possibile, a meno che non si assuma la cosiddetta proprietà archimedea: che cioè dati due numeri positivi diversi da zero è sempre possibile trovare un multiplo di ciascuno di essi che è maggiore dell’altro. Ma già Euclide sapeva che l’angolo (curvo) tra una circonferenza e la sua tangente è positivo ma minore di un qualunque angolo (diritto)! Il libro quindi rilegge la storia dell’infinito attuale da questo punto di vista, mostrando così come la nostra idea del continuo – nata fondamentalmente da Dedekind – non è l’unica possibile: basta non accettare la proprietà archimedea. Gli autori si dilungano a mostrare, sia storicamente nella prima parte che in pratica nella seconda, come si possano scegliere altri assiomi di partenza: tra l’altro fanno presente che l’analisi non standard di Robinson non è l’unico approccio possibile, mostrando per esempio la loro teoria Alfa che porta a risultati interessanti come mostrare che ω, l’ordinale che corrisponde alla successione {0, 1, 2, …}, è un numero dispari :-) Le connessioni con la teoria cantoriana sono ben spiegate, pur senza entrare nei dettagli tranne che nelle ultime pagine. Tra l’altro mi sono piaciute le divagazioni sull’albergo di Hilbert, con la portinaia sfaticata, il nuovo assunto fricchettone e le dependance… In definitiva, un testo prezioso per vedere i numeri in modo diverso dal solito.

_God Just Wanted To Play Golf_ (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Ammetto che non avrei chiesto in recensione questo libro (Craig W. Chenery, God Just Wanted To Play Golf, Pop Culture Planet Publishing 2018, pag. 331, € 2,99, ISBN ) se avessi letto bene la presentazione e capito che era di fantascienza-horror, visto che non è proprio il mio tipo di letture preferite. No, non preoccupatevi, non è troppo horror. Ad ogni modo, ho trovato la prima parte troppo prolissa; il ritmo si è molto ravvivato nella seconda metà, che ho letto a velocità tripla… e non perché saltassi delle pagine. L’idea di un aldilà parecchio burocratico con un Dio (che gestisce solo i cristiani) indolente e sfaticato e la Morte che a un certo punto si scoccia di ricevere delle liste buggate e prova a vedere che succede se lascia in (non) vita qualcuno è interessante, e forse poteva essere portata più in là rispetto alla parte terrestre in Oceanview che spesso tendeva alla macchietta, forse anche per la presenza di molte espressioni gergali. Insomma lo consiglio a chi ha pazienza, ama le sitcom e vuole imparare un po’ di inglese pratico.

Viadotti a rischio

Io sono una persona fondamentalmente buona e sarei anche stato dell’idea che il ponte Morandi sia crollato per una serie di ragioni non così facilmente predicibili. Vedere però che dopo un anno e quattro mesi né Autostrade per l’Italia né altri concessionari come i Gavio abbiano pensato di fare un controllo accurato e completo dei viadotti nelle tratte autostradali da loro gestite mi fa capire che forse non è proprio così e l’unico interesse che hanno è ciucciarsi i soldi dei pedaggi e fare meno del minimo indispensabile per la manutenzione. Insomma, forse è venuto davvero il momento di revocare le concessioni per mancato rispetto del contratto di servizio.

Però non è tutto così semplice. Perché mai lo STato ha sempre delegato i concessionari e non ha mai fatto controlli per conto suo fino ad adesso?

Radici e buchi

Qui a sinistra – e non ho capito come mai sia venuta così piccola – c’è l’immagine del buco che ha lasciato l’albero caduto domenica in piazzale Maciachini: quello mostrato qui, insomma.

Lì sotto passa la metropolitana, e quindi le radici non possono scendere più di tanto: ma trenta centimetri scarsi mi sembrano davvero poche per una pianta così grande, e mi chiedo se gli altri alberi sono sicuri oppure no. Secondo voi?

sono arrivato ultimo

Nelle elezioni per il consiglio di istituto nella scuola dei gemelli che si sono tenute domenica e lunedì sono arrivato assolutamente ultimo. Insomma, anche se non ci fosse stata la lista che si era presentata senza che i proponenti avessero firmato (cosa che non hanno fatto perché “frutto di incompetenza”, l’hanno detto loro stessi) non ci sarei comunque stato.

Non so come dirvelo, ma la cosa non mi riempie esattamente di lacrime…

Devo le mie scuse a Enzo Mazza

Un anno fa, mentre la direttiva europea sul copyright stava arrivando al dunque, ho partecipato a un panel di persone tecnicamente interessate per una ragione o per un’altra alla direttiva. Io ero naturalmente presente con il cappellino di Wikimedia Italia, e nel mio intervento ho tra l’altro detto che ci mancava ancora che la direttiva vietasse di usare liberamente l’URL di un articolo di giornale, perché in tal modo si romperebbe Internet. Enzo Mazza, che ha parlato dopo di me, ha subito zittito il “ragazzino” affermando che lo stesso si diceva per la musica gratuita, ma alla fine il mercato discografico è riuscito a far valere le proprie (giuste, neh) ragioni e ora si può legalmente ascoltare musica in streaming pagando il giusto compenso. D’accordo, il paragone non c’entrava nulla, perché io non stavo dicendo che si potevano liberamente copiare gli articoli di un giornale, ma non impuntiamoci sui particolari.

Ora, Enzo Mazza è da decenni ai vertici della FIMI, l’associazione dei discografici italiani, e quindi lo pagano – spero per lui bene – per dire queste cose, anche se probabilmente le pensa anche. Nessuno invece mi paga per dire le mie cose, e quindi ho l’inestimabile libertà di poter cambiare idea se mi accorgo di avere sbagliato, e la mia affermazione di allora aveva almeno due errori. Il primo è che avrei dovuto dire “web” e non “Internet”. Il secondo è che quello che romperebbe il web non sono le URL non libere, ma il DNS. Senza DNS non puoi arrivare da nessuna parte (no, non basta l’IP con HTTP/1.1), mentre senza URL libere non cambia molto in assoluto, perché il sito può implementarsele internamente. Quindi Mazza aveva ragione e io torto.

Perché racconto tutto questo solo ora? Beh, mi è tornato in mente leggendo questo articolo di Prima Comunicazione dove si legge che la commissaria alla concorrenza Vestager sta controllando con i francesi il modo in cui Google ha ottemperato alla direttiva copyright (ne avevo parlato, ricordate?) affermando che «può verificarsi un problema di biopotere se un gigante […] impone i propri termini e le proprie condizioni non in linea con ciò che è stato previsto dalla nuova legislazione sul copyright» e quindi pensa a una possibile modifica della direttiva. Nell’attesa che qualcuno mi illumini sul significato di biopotere in quel contesto, mi permetto di suggerire alla commissaria la modifica definitiva. La direttiva specifica già il concetto di ‘press publication’. Basta pertanto emendare l’articolo 13 togliendo i commi dal secondo al quarto (le eccezioni alla richiesta di soldi per fare i link) e per sicurezza aggiungendo un comma che stabilisce una somma minima per questo “ancillary copyright” creato dalla direttiva, in modo che Google e amici vari non possano applicare la loro forza di mercato. Più una regola è semplice, più è difficile trovare dei cavilli; a questo punto gli editori potranno essere certi che Google finalmente smetterà di inventarsi scappatoie e smetterà di indicizzare le loro pagine, e sicuramente il mercato saprà autoregolarsi e trovare qualcun altro pronto a prendere il posto della Grande G.

Votare è pericoloso

[foto dei VVF, http://www.vigilfuoco.it/sitiVVF/milano/]

Oggi si votava per il rinnovo del Consiglio d’Istituto nella scuola dei bambini. Verso le 11:25 Anna e io siamo usciti, abbiamo preso al volo un tram che passava – la domenica mattina ce n’è uno ogni quarto d’ora – siamo arrivati in piazzale Maciachini e svoltato verso l’ingresso laterale della scuola, mentre mi lamentavo di come avessero fatto da cane il marciapiede davanti alla scuola quando la metropolitana arrivò a Maciachini. votato e scambiato due chiacchiere con gli scrutatori, visto che tanto non c’era nessuno. Usciti verso le 11:45, abbiamo guardato dopo quanto tempo sarebbe passato il tram. La palina indicava quattro minuti di attesa: visto che era un momento in cui non pioveva, non valeva la pena di aspettarlo per fare una fermata, massimo due e poi scendere. Direi che abbiamo fatto bene, visto cosa è successo cinque minuti dopo.

(per la cronaca, noi avremmo preso il tram nell’altra direzione, e probabilmente saremmo partiti un minuto prima della caduta dell’albero, quindi non preoccupatevi)