Nice try

Da Natale i gemelli hanno un tablet (senza sim), e quindi passano il tempo che noi gli concediamo lì attaccati. Ovviamente sono sempre lì a chiedere che noi installiamo loro nuove app: per il momento il filtro famiglia resiste ancora ai loro sforzi.
Stasera Jacopo è arrivato chiedendomi trafelato di approvare una bellissima app per fare gli sfondi. Era il filtro famiglia per la Nintendo Switch :-)

SpazioRegione

Ho deciso che mi serviva il pin per leggere la tessera sanitaria. No: ricominciamo da capo. Ho scoperto che il lettore di smart card che avevo preso in edicola nel 2008 e non avevo mai aperto funziona ancora tranquillamente, con l’unica avvertenza di buttare via il cd allegato e scaricare i driver aggiornati per sistemi a 64 bit. Però senza pin non potevo fare nulla: guardando sul sito ho però scoperto che non era necessario andare all’infernall’ASL, ma si poteva fare tutto in regione. Palazzo Lombardia (aka il Formigonio) è sulla strada tra casa e ufficio, così venerdì scorso tornando a casa sono passato di là. Tutto chiuso, perché il venerdì c’è orario ridotto.

Lunedì ho pensato di usare pausa pranzo per riprovare. Sono arrivato: era aperto. Sono entrato dalle porte girevoli: non c’era nessuno. Non ho nemmeno preso il numerino: ho mostrato carta d’identità e tessera sanitaria, mi hanno mandato per SMS mezzo codice e mi hanno dato una stampa con l’altra metà. Sono rientrato in ufficio trenta minuti dopo che ero uscito. Incredibile. Ma qualcuno sa che esiste questo SpazioRegione?

Sbaglio sempre i tempi

A me il calcio non interessa, se non per prendere in giro i colleghi il lunedì mattina. Quindi guardo i risultati più o meno a caso, soprattutto dopo che le partite cominciano a ore casuali. La scorsa settimana butto l’occhio sulla homepage di Repubblica: la Juventus stava vincendo a Verona. La mattina dopo scopro che ha perso. Ieri vedo che l’Inter stava vincendo con la Lazio: stamattina vedo che i biancazzurri hanno rimontato. Diciamo che potrei anche fare a meno di dare un’occhiata ;-)

Sushi Shop: ora basta (sul serio)

Ricordate la mia storia con Sushi Shop? Il problema è che non sono mai riuscito a trovare un altro ristorante giapponese che facesse servizio a domicilio e avesse cibo apprezzabile. (Occhei, a me comunque dava fastidio tutto il Philadelphia™ che ci mettevano, ma amen). Avevamo così ripreso a servirci da loro.

Venerdì pomeriggio verso le 18:15 facciamo un ordine. Invece che il solito sushi box per due, facciamo degli ordini diversi; io prendo del sashimi, e il sito mi offre la scelta tra riso e miso come contorno in omaggio. Bene, dico io, non ho nemmeno bisogno di aggiungere del riso. Chiediamo che l’ordine ci venga portato alle 20. Alle 20.25 Anna telefona chiedendo “scusate, ma dov’è il nostro ordine?” al che ci viene detto “il fattorino è già partito da un po’”. Alle 20:40 Anna ritelefona: in quel momento suona il campanello. Prendiamo il sacchetto… e ci accorgiamo che manca il riso. Nuova telefonata di Anna: quello che le viene detto è nell’ordine
– vi rimandiamo il fattorino con il riso (siete già tre quarti d’ora in ritardo, dobbiamo ancora aspettare un quarto d’ora?)
– ah, ma il riso è in offerta solo a pranzo (peccato che nello scontrino sia segnato che c’è anche il riso, anche se a 0 euro)
– ma tanto non l’avete pagato (certo, ma se non fosse stato indicato che c’era noi l’avremmo aggiunto all’ordine).

A questo punto ho detto ad Anna di lasciar perdere. Quello che però lascerò definitivamente perdere sono gli acquisti al Sushi Shop. Innanzitutto si erano chiaramente dimenticati dell’ordine. Io ci metto io un quarto d’ora in bicicletta ad arrivare da lì a casa, e il fattorino va in scooter. Se guardate gli orari, sono giusto quindici minuti dalla prima telefonata all’arrivo, senza contare un banale particolare come il fatto che si erano anche dimenticati di mettere le vaschette per la soia, segno di sacchetto preparato in fretta e furia. Ma un sedicente servizio clienti che cerca solo una scusa dietro l’altra, invece che ammettere l’errore e dare chessò un credito di due euro o meglio ancora una porzione di riso in offerta nell’ordine successivo (costo marginale 30 centesimi…) non merita i miei soldi. Vorrà dire che torneremo a mangiare fuori.

A Field Guide to Lies (ebook)

Puro buonsenso. Se dovessi descrivere in due parole questo libro (Daniel J. Levitin, A Field Guide to Lies : Neuroscientist on How to Make Sense of a Complex World, Penguin 2019 [2016], pag. 266, € 9,49 (cartaceo: 12,64), ISBN 9780593182512) il mio lapidario giudizio sarebbe questo. Levitin, forse perché non è un matematico o uno statistico di professione, riesce a mostrare in modo semplice come sia facilissimo dare al lettore frettoloso un’idea completamente sbagliata di cosa sta davvero succedendo… il tutto senza nemmeno darsi la pena di falsare i dati. Tutto quello che serve è presentarli in maniera opportuna. L’autore non si fa problemi a riconoscere, soprattutto nella prima parte “Evaluating numbers”, il proprio debito verso il libro di Darrell Huff Mentire con le statistiche, meritoria opera ancora valida nonostante i suoi decenni e anche disponibile in italiano: di nuovo, non è un caso che nemmeno Huff fosse matematico. Qui naturalmente gli esempi sono più moderni, e per esempio quello del discorso di Rumsfeld (con le “unknown unknows”) è davvero da manuale; ma soprattutto le sezioni “Evaluating the words” e “Evaluating the world” vi aiuteranno a guardare alle notizie con occhi nuovi.

Carnevale della matematica #137 (quasi): GOTO Rudi Matematici!

Perché il “quasi” nel titolo? Semplice. Quei mattacchioni dei Rudi Mathematici (e no, non è un refuso che nel titolo manchi l’acca che c’è invece qua) hanno ben pensato di denominare il carnevale in questione come 1/α.

Immagino sapevate tutti che quell’alfa indica la costante di struttura fine; quello che nessuno poteva immaginare è che i Rudi hanno deciso di cominciare il loro post con un racconto. Spero solo che l’iniziativa non prenda piede, perché renderebbe le cose molto complicate…

Iscrizioni alle medie

I gemelli non andranno nella scuola media che avremmo voluto. C’è stato l’assalto alla diligenza: noi siamo lontani da quella scuola, sarebbe sulla strada per il mio ufficio ma non è “così” vicina all’ufficio per guadagnare punti sufficienti. Ci è stato proposto lo spostamento nella seconda scuola del plesso, ma quella è davvero irraggiungibile da casa nostra. Vedremo cosa succederà: la scuola fighetta che è la nostra seconda scelta è vicino al mio ufficio per davvero, ma essendo una seconda scelta potrebbe già essere piena.

Ma quello che mi fa davvero specie è cosa succederà nella media che al momento si trova letteralmente al piano di sopra della nostra scuola elementare. In genere questa scuola ha tre classi per anno; solo il nostro anno ha avuto un boom di iscritti e sono arrivati a quattro classi. Bene: le voci di corridoio dicono che riusciranno a fare una classe di prima media. Io posso anche essere caritatevole, e pensare che l’attuale dirigente scolastica (che tra l’altro pare abbia detto “tanto dovranno tornare per forza tutti qua”) abbia ragione e siano tutti i genitori ad andare contromano. Ma in ogni caso l’Ufficio Scolastico Regionale dovrebbe prendere atto che la situazione non è sostenibile e fare qualche spostamento. Secondo voi cosa succederà?