[Nota: esiste la traduzione italiana di Daniele Didero, Processo al pi greco, Rizzoli 2020] Anche i matematici sbagliano. Io lo so perfettamente. Però sono rimasto comunque stupito dagli esempi riportati in questo libro (Matt Parker, Humble Pi : A Comedy of Math Errors, Allen Lane 2019, pag. 336, € 12,75, ISBN 9780141989143). Parker, con il suo solito stile scanzonato, racconta di errori di tutti i tipi che hanno avuto conseguenze spesso tragiche. Alcuni mi erano noti, come la sonda che si schiantò su Marte per una confusione tra le misure metriche e quelle imperiali oppure l’esplosione dello Shuttle; altre mi erano del tutto ignote. Ma la parte sicuramente più interessante sono tutte le spiegazioni che affiancano il resoconto di questi errori, e che vi porteranno a imparare un po’ di matematica “pratica”. Nei due casi che ho citato, per esempio, gli errori tra le misure si sono accumulati man mano che venivano fatte le piccole manovre correttive; e lo Shuttle avrebbe avuto problemi anche senza gli O-ring che si sono spezzati, perché la struttura doveva essere cilindrica ma era verificata in maniera errata. Ma la lezione più importante è quella indicata alla fine del libro. Ci sono casi in cui la matematica deve essere corretta; ma in tanti altri casi sbagliare (e accorgersi di avere sbagliato, mi affretto ad aggiungere) è una fase fondamentale per poter comprendere meglio quello che si sta facendo e arrivare così alla risposta corretta. Ricordatevelo, se siete studenti e avete preso un votaccio!
Ho preso il tram
Ieri Anna e io abbiamo preso il tram (il 4, per la cronaca), per arrivare fino in centro, dove abbiamo scoperto che Decathlon aveva due file, una per gli acquisti e una per il laboratorio regolazione bici, e che in centro a Milano la gente non ha molto chiara la definizione di assembramento (e il modo in cui si mettono le mascherine). Ma torniamo ai tram.
Ci sono tutti i posti dove non ci si può sedere – non è chiaro come funzioni con i congiunti – e i posti dove stare in piedi. I guanti, che dovrebbero essere obbligatori, non sono praticamente pervenuti; le mascherine le avevano tutti, a parte uno che la usava solo per coprirsi la bocca. Non ce la potremo fare.
La matematica dei virus (ebook)
Castelvecchi sta pubblicando una collana di instant-ebook sulla pandemia CoVid-19. Io ho letto in prestito digitale via MLOL questo libretto (Roberto e Pietro Battiston, La matematica del virus : I numeri per capire e sconfiggere la pandemia , Castelvecchi 2020, pag. 33, € 2,99, ISBN 9788832900873): nulla da eccepire sul testo, che spiega in maniera chiara le basi dei modelli epidemiologici; forse solo la parte finale con gli esempi dei contagi in alcune regioni è un po’ tirata, nel senso che non ha un grande senso mostrare delle curve “sporche” senza dare qualche spiegazione in più che non si limiti a mostrare la struttura di base diversa. Quello che però mi chiedo è se un libretto elettronico di 33 pagine, in formato elettronico e quindi senza una serie di costi fisici, debba costare quasi tre euro. È di questo che abbiamo bisogno?
Tempismo
Ieri sera alle 20:15 mi è arrivata una mail da “Il Fatto Social Club” (don’t ask… evidentemente una volta ho dato loro l’ok) che mi segnalava che ci sarebbe stata una diretta web sul libro “Per questo mi chiamo Giovanni” con l’autore Luigi Garlando. La diretta in questione sarebbe stata ieri… alle 18. Non avendo a disposizione una macchina del tempo, non essendo interessato alla cosa e dovendo comunque andare a cena ho lasciato da parte la cosa, per fare un controllo più accurato stamattina.
La mia idea era che la mail si fosse persa da qualche parte: diciamo che non è bello, ma può capitare. Poi sono andato a vedere le header del messaggio. È stato usato un servizio per mailing list (Zoho Campaigns, nulla di male) ma come vedete il messaggio è stato spedito alle 17:34 (per una diretta web che sarebbe cominciata alle 18, ricordo). Zoho Campaigns mi ha spedito dopo meno di tre ore, che immagino non sia poi così male: non ho idea del numero di email né di quale servizio hanno pagato, ma mi pare un tempo equo. La domanda insomma diventa: quella diretta è stata pensata mezz’ora prima della sua effettiva messa in onda, a qualcuno è venuto in mente che sarebbe stato bello pubblicizzarla solo mezz’ora prima della sua effettiva messa in onda, o semplicemente a molta gente non è chiaro come funzionino i sistemi informatici (e la vita in generale: anche ammettendo un arrivo immediato, e ammettendo allo stesso tempo che siamo ancora tutti a casa, non è che uno possa cambiare i suoi piani così senza preavviso?)
Anagrafe nazionale della popolazione residente
Non so se vi eravate accorti che un paio di settimane fa (il 4 maggio) l’ISTAT aveva diffuso i dati sui decessi per comune dal primo gennaio al 15 aprile, su una parte corrispondente a circa i tre quarti del territorio e della popolazione italiana. (Non ho parlato di “campione” per ottime ragioni che vi spiego dopo). Come è stato possibile tutto questo, visto che in genere ci vogliono mesi e mesi per avere a disposizione i dati? Semplice: si è finalmente sfruttata l’anagrafe nazionale della popolazione residente, per gli amici ANPR. In pratica, dopo solo quindici anni – l’ANPR è stata istituita con il Dlgs n. 82/2005 (Codice dell’Amministrazione Digitale), articolo 62 – si sta cominciando ad avere una massa critica sufficiente per poter vedere in tempo reale le variazioni dell’anagrafe, e soprattutto riuscire a uniformare e si spera velocizzare i cambi di residenza. Chiaramente quei dati non possono essere statistici, perché i comuni che sono già passati all’ANPR non sono un campione casuale: per esempio, come si può vedere, Roma è solo in “preingresso”, come del resto Trieste, Reggio Emilia, Livorno e altre grandi città.
Vabbè, siamo stati lenti, però ce la stiamo facendo: vediamo insomma il bicchiere mezzo pieno!
Povera Repubblica (nel senso del giornale)
La discussione sull’allineamento stretto di Repubblica verso i nuovi proprietari (qui la nota del CdR al riguardo), compresa di stracci che volano tra Calenda e Renzi, mi pare non tenga conto di un imbarbarimento più generale. Io sono torinese, quindi ho letto per decenni La Stampa (non sono mai stato un tipo da Gazzetta del Popolo, mi spiace). Come ho già scritto tante volte, il quotidiano subalpino è noto più o meno affezionatamente come “la Busiarda” per ovvie ragioni: la linea politica che seguiva era rigidamente quella dettata dall’Avvocato. Nulla di male, bastava saperlo. Quello che però risaltava era il modo in cui le notizie venivano presentate: c’era comunque una forma confezionata che permetteva in un certo senso di salvare le apparenze. Poi si sapeva che occorreva saper leggere tra le righe per eliminare le bugie, ma in un certo senso questo faceva parte del gioco. Insomma, La Stampa era il giornale della borghesia che non guardava a destra, pur ovviamente aborrendo la sinistra. (No, non lo è più da almeno dieci anni, purtroppo)
Repubblica, nonostante Scalfari – o forse per l’antiberlusconismo che univa Scalfari a De Benedetti padre – era il giornale della “borghesia illuminata” che “insomma, il PDS-DS in fin dei conti non è più comunista come una volta, magari qualcosa di buono finalmente riuscirà a fare”. Anche qua la deriva degli ultimi dieci anni è stata pessima, ma ora siamo arrivati al punto di essere ridotto a megafono strillato dei proclami del padrone. Questo è il livello attuale della nostra stampa. E non è che i nuovi giornali usciti in questi anni siano migliori, intendiamoci.
(No, non parlo del motivo del contendere, vale a dire la richiesta da parte di FCA Italia di garanzie statali per ottenere 6 miliardi e rotti di prestito. Non ho competenze in merito, e non ho voglia di farmele al volo)
Test: Politiscales
Era tanto che non postavo un test sulle posizioni politiche. Questo (recuperato dalla Stanzetta dei Bottoni su Facebook…) ha il grande vantaggio che non richiede di dare chissà quali dati personali, e il vantaggio secondario che ci sono otto assi diversi in cui si è valutati – più un plus: io per esempio ho vinto la medaglietta di “pragmatico”. Ha però lo svantaggio di dover rispondere a centodiciassette domande. È possibile tornare indietro, per fortuna, se ci si è sbagliati a dare una risposta. I miei risultati sono abbastanza simili a quello che io penso di me: la cosa più divertente è che comunismo e capitalismo hanno esattamente la stessa percentuale, il che mi pare assolutamente corretto :-)
Quizzino della domenica: somme vicine
Dovete riempire una matrice 5×5 con i numeri da 1 a 25, seguendo però una regola ben specifica: tranne 1 e 2 per ovvie ragioni, ciascun numero è la somma di due tra i suoi “vicini” (valgono anche quelli in diagonale: quindi una casella che non sta sui lati ha otto vicini. I numeri da 1 a 9 e quelli da 20 a 25 sono stati posizionati. Riuscite a mettere gli altri 10?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p447.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Math StackExchange.)