In questi giorni, dovendo spesso prendere e riportare i gemelli a scuola, sto pedalando abbastanza in orari diversi dal solito. Bene, anzi male: continuo a trovarmi sulle piste ciclabili gente che pedala (o monopattina) contromano. Inutile dire che lo fanno in posti dove dall’altro lato della strada c’è una pista ciclabile in senso opposto.
Capirete che se uno fa quello che gli pare non è che poi possa protestare perché le famigerate corsie ciclabili sono usate per la sosta dei corrieri, come in Pola-Galvani… a ciascuno il suo.
Il primo giorno di scuola media dei gemelli
In breve: un casino. Sì, avevano solo due ore e mezzo di lezione (inglese e spagnolo Cecilia, arte e inglese Jacopo). Solo che dovevano entrare da due ingressi separati dai due lati, che per come è fatta Milano significa trecento metri di distanza. Non essendo io un esperto di bilocazione, alle 10:58 ho lasciato una Cecilia terrorizzata da sola all’ingresso sul cortile e ho portato uno Jacopo che faceva lo spavaldo all’ingresso principale (no, non si è neppure girato quando è entrato), per tornare al cortile, vedere che i ragazzini erano ancora lì a fare l’appello, mettermi in punta di piedi per farmi vedere da Cecilia (il passaggio è sull’ex alveo della Martesana, quindi abbassato rispetto al piano stradale) e mostrarle che non l’avevo abbandonata. Poi ho scoperto che non avevo stampato il Patto di Corresponsabilità (che dovrei anche spiegare loro) e che questa scuola non fornisce il diario (che così abbiamo comprato al volo ieri sera). Sembra facile :-(
Last Minute
Il comune di Milano twitta stamattina cercando scrutatori per i referendum di domenica prossima. L’interesse alla consultazione è sotto lo zero.
Ah sì, c’è un referendum
A dire il vero domenica si vota anche in sette regioni, ma non ho seguito più di tanto la campagna elettorale. Quello che mi tocca è votare per il referendum confermativo sulla “bellissima” riforma della Costituzione che taglierà di un terzo abbondante deputati e senatori. Riforma che vedrà vincenti i SÌ a larghissima maggioranza, nonostante virtualmente tutta la mia bolla sia per il NO.
Il punto non è tanto il “fantastico” risparmio di un paio di euro l’anno a testa, compresi anche i risparmi sulle spese accessorie. Come si sa, quello che conta è il principio. Al limite fa un po’ specie che i pochi fautori del SÌ che hanno postato tabelle sul numero di parlamentari delle varie nazioni – in genere dimenticandosi della seconda camera che anche le altre nazioni hanno – non abbiano piuttosto calcato su quanto noi li paghiamo, questi parlamentari. Un taglio della spesa si può fare in modi diversi :-)
I veri problemi per me sono tre. Il primo è il bicameralismo perfetto e senza un teorico stop. Non ci sarebbero molti problemi se la Costituzione permettesse al massimo tre passaggi per una legge, con la camera che la propone per prima che può solo approvare o respingere quanto modificato dall’altra, e una divisione delle materie tra le due camere. Quello che succede in pratica adesso è che per non avere un pingpong infinito il governo impone la fiducia su un maxiemendamento, e quindi il parlamento rimane esautorato di suo. Il secondo è il lavoro nelle commissioni, che come sapete sono il luogo dove si dà forma alla legge. Togliere un terzo dei parlamentari significa ridurre di un terzo la dimensione delle commissioni, cioè passare a 16-18 membri al Senato. Certo, ci saranno meno discussioni; ma ci saranno anche meno ideei. L’ultimo punto è il peggiore. Sono decenni che non possiamo più votare per chi vogliamo. I vecchi “paracaduti” per i leader si sono man mano trasformati in listini bloccati, e così non votiamo più per una persona ma per il rappresentante di un partito. La massima espressione di dissenso che si può avere è fare come me che alle ultime politiche ho scelto al Senato una lista sicuramente perdente, pur di non dare il voto a chi era stato scelto dalla coalizione che avrei altrimenti votato. Nonostante i grandi proclami in merito, nessuno ha messo mano alla legge elettorale a parte un passaggio passato praticamente sotto silenzio.
Abbiamo insomma una riforma populistica – nulla di strano visto da dove è partita – che quindi sarà votata come un plebiscito. Ma tanto sono ormai scettico sulla possibilità di fare alcunché di positivo nella politica italiana.
Quizzino della domenica: Girone all’italiana
In un torneo di pallanuoto tra quattro squadre tutte le partite hanno avuto lo stesso numero complessivo di gol, ma non ci sono stati due punteggi uguali. La classifica finale (si assegnano 2 punti alla vittoria, 1 al pareggio, 0 alla sconfitta) è stata quella indicata qui sotto. Quali sono stati i risultati, sapendo che Verde non ha mai segnato un numero pari di reti e il cannoniere di Blu ha segnato una tripletta in ogni partita?
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p469.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Sandro Campigotto, I giochi matematici di PhiQuadro, problema 5.3.)
Scrivere di scienza (libro)
Io scrivo molto. Probabilmente scrivo troppo. Ma non mi sono mai preoccupato di studiare come scrivere meglio… e sono certo che in parecchi diranno “e si vede!” Non so se sarò mai in grado di migliorarmi più di tanto, ma ogni tanto provo a vedere cosa propongono gli altri. In questo caso (Daniele Gouthier, Scrivere di scienza Codice 2019, pag. 172, € 16, ISBN 9788875788001 ) c’è un ottimo punto di partenza: Daniele Gouthier non parla infatti semplicemente di “come si scrive”, cosa che spero di sapere abbastanza, ma di come scrivere di scienza. Ma anche questo è un tema troppo ampio, e infatti Gouthier comincia a ricordare che divulgare e comunicare sono due cose ben diverse tra di loro, spiegando come questo significhi molto in termini della scrittura. Non bisogna poi mai dimenticare che dall’altra parte abbiamo il lettore: se non pensiamo a lui corriamo il rischio di produrre testi belli ma non toccati da nessuno. La scienza ha poi il problema ulteriore del dover cercare un equilibrio tra la correttezza e la comprensibilità; non è facile né si può sperare che sia sempre lo stesso, il che significa che bisogna sempre stare attenti. Il libro contiene al suo interno molti esercizi (che io ovviamente non ho svolto…) e una serie di “Piccole buone abitudini”, che invece ho centellinato. In definitiva, vale la pena di leggerlo anche da parte di chi non intende scrivere, tantomeno di scienza; servirà a smascherare chi anziché comunicare o divulgare vuole solo lanciare i suoi proclami.
arrampicate sugli specchi
La vita del professor Alberto Zangrillo non dev’essere facile. D’altra parte, da un grande potere discendono grandi responsabilità. Guardiamo cosa sta succedendo con il suo illustre paziente Silvio Berlusconi e l’infezione da coronavirus.
Rispetto all’altro suo illustre paziente Flavio Briatore, perlomeno non c’è stato il fuoco amico di Daniela Santanchè che parla di una prostatite sperando di confondere le acque. Qui abbiamo una polmonite, che è perfettamente compatibile con il Covid. Però resta il fattore B: Silvio non può ammmettere di non primeggiare, e quindi racconta a chiunque lo voglia sentire che la carica virale in lui è al top. Peccato che – come ricorderete – Zangrillo aveva detto che il virus era mutato e circolava in maniera molto più leggera. Come riuscire a salvare capra e cavoli? Beh, mischiando le carte in tavola. Ma leggiamo.
Prima frase: «La carica virale del tampone nasofaringeo di Berlusconi era talmente elevata che a marzo-aprile, sicuramente non avrebbe avuto l’esito che fortunatamente ha ora.» Occhei, possiamo essere molto buoni e leggerla come “ora abbiamo qualche idea in più di come trattare i pazienti, e soprattutto li portiamo prima in ospedale: cinque-sei mesi fa non era così”. Naturalmente però questo cozza con il “virus leggero”, a meno che uno non dica che c’è la stessa quantità di virus ma più debole. Ma andiamo avanti.
«Il virus probabilmente non è mutato ma probabilmente si sta adattando all’ospite in maniera differente. Non bisogna generalizzare sulle terapie, o che l’atteggiamento più tempestivo con determinati farmaci cambi l’esito finale.» Quindi la mia ipotesi caritatevole viene immediatamente smentita, e si parte con la supercazzola. Se il virus si adatta all’ospite in maniera differente, i casi sono due: o è mutato il virus o è mutato l’ospite. Che l’umanità possa avere mutazioni significative in sei mesi è impossibile; che il virus sia mutato, Zangrillo lo esclude; dunque? Decidete voi qual è l’ipotesi da eliminare per non avere un risultato incoerente.
Bisogna comunque dare atto al luminare: è riuscito a fare un’inversione a 180 gradi facendo in modo che chi non legge con un minimo d’attenzione resti convinto che lui non ha mai cambiato idea. Io non ci riuscirei mica, mi sa.
Terra e spazio vol. 3 (rivista)
Terzo volume della raccolta dei racconti di Arthur Clarke, qui (Arthur C. Clarke, Terra e spazio vol. 3, Urania Collezione 199, pag. 309, € 6,90, trad. vari) troviamo probabilmente il periodo migliore del Clarke scrittore di racconti, con testi dal 1956 al 1958 più un paio fino al 1960; poi lo scrittore, come del resto tanti altri, è passato ai romanzi. Rispetto ai primi volumi, la Luna continua a essere molto gettonata, ma direi che molti racconti prendono spunto da fatti di cronaca che Clarke trasfigura da par suo. I racconti che mi sono piaciuti di più sono stati Tre per la Luna, Pacifista (al netto del massacro della “traduzione” di Ginetta Pignolo: e per fortuna che Franco Forte nell’introduzione afferma che sono state rifatte le traduzioni approssimative…), I prossimi inquilini, Guerra Fredda, Amore cosmico, I canti della terra lontana, Un leggero caso di insolazione; se leggete il libro, capirete come io preferisca il Clarke umorista a quello più tecnico… come l’ultimo dei raccontini di Tre sulla Luna che predata di dieci anni la canzone beatlesiana Taxman. Come dicevo, purtroppo la traduzione è spesso approssimativa, ma anche l’editing lo è: ogni tanto manca qualche connettivo, come se il testo non fosse stato riletto prima della pubblicazione, e questo capita anche con le traduzioni moderne di Enzo Verrengia.