Piccola storia sulla sanità lombarda

[baroni o barzoni?] Tra una decina di giorni – sempre che la zona rossa lo permetta – io dovrei avere una visita oculistica di controllo: visita che era prevista a maggio ma è stata rimandata causa lockdown 1. Purtroppo quando l’ho prenotata l’unico posto possibile era il poliambulatorio di via Baroni: ho smadonnato un po’, essendo in zona Gratosoglio (estremo sud di Milano) quindi dalla parte opposta a dove abito, ma era una situazione di prendere o lasciare.

Lunedì ho controllato sul fascicolo sanitario regionale quand’era la visita, e ho visto che c’era l’icona della geolocalizzazione. Ci clicco – via Baroni non è una via ma un insieme di strade e stradine, il piano regolatore credo del 1953 ha fatto davvero danni – e scopro che dovrei andare in zona Corvetto, cioè sud-est. Bene, mi dico, per fortuna che ho fatto un controllo. Poi però mi sorgono dei dubbi: controllo e scopro che effettivamente il poliambulatorio è al Gratosoglio. E la cartina, allora? Semplice: una rapida verifica e mi accorgo che la via indicata non è via Baroni ma via Barzoni.

D’accordo. In una regione in cui la sanità è conciata così male che si è ufficialmente rinunciato a fare contact tracing questa è davvero una minuzia. Ma è una spia di come vengono fatte le cose.

Bonus (im)mobilità

300000 persone in coda

Quanta fretta… (screenshot di Marco Mazzei)

Ieri è stato il Grande Giorno per accedere al Bonus Mobilità tanto strombazzato i mesi scorsi. Io ho scoperto che nonostante quanto detto al tempo sarebbe stata necessaria una fattura (che non avevo), ma in fin dei conti la bicicletta che ho preso per Anna l’avrei presa comunque e non costava poi così tanto, quindi mi sono messo subito il cuore in pace. (Ah: persino la sezione “i miei ordini” del sito di Decathlon era bloccata, immagino dalla quantità di gente che cercava la fattura). I miei amici e colleghi che si sono accinti all’impresa hanno raccontato di scene incredibili, con il sito che a un certo punto si piantava del tutto e la necessità di stare lì a controllare ogni pochi minuti cosa succedeva perché altrimenti si perdeva la prenotazione acquisita. Il tutto perché – sempre se non ho capito male – di soldi ce ne sono pochi e quindi verranno elargiti soltanto ai primi arrivati.

Una cosa del genere è semplicemente inammissibile. Se i soldi non ci sono, metti un criterio di scelta (tipo ISEE), oppure un criterio di ripartizione (non dai il 60% ma meno, ma lo dai a tutti i richiedenti), o alla peggio sorteggi. Tutte scelte non ottimali, ma che perlomeno hanno un senso. La corsa ad arrivare primo la lasciamo alle sagre di paese quando potremo rifarle, non a un ministero di quella che nonostante tutto è ancora una delle più grandi economie d’Europa.

(poi vabbè… a quanto pare l’Ansa ha tranquillamente messo un link a un sito farlocco. Non ne usciamo)

sogno o avviso?

Stanotte stavo sognando di dover correre per tantissimo tempo. (Nota: i pezzi di sogno che io ricordo sono sempre raccontabili anche in pubblico, e a volte me li ricordo tipo documentario con la voce fuori campo che commenta quello che sta succedendo. Ma lasciamo stare). A un certo punto mi sveglio e sento una crisi di tachicardia.
È piuttosto improbabile che il mio cuore abbia cominciato a battere per la fatica del sogno; molto più facile che per una qualche ragione mi sia partita la tachicardia e il cervello abbia tradotto quegli input in una mia corsa forsennata. Tutto bene: però a questo punto non poteva trovare un sistema migliore per svegliarmi?

Scaricabarile

Il braccio di ferro sul – o “sui” – lockdown dimostra ancora una volta che non è possibile fare politica in Italia. Nessuno vuole prendersi la responsabilità di decidere cosa chiudere: Conte vuole che siano le regioni a farlo, molti governatori – con in testa l’ineffabile Fontana – non ci pensano nemmeno a perdere consenso e spingono per la chiusura generalizzata che non ha molto senso. (Detto tra noi, probabilmente si sarebbero dovute chiudere già la settimana scorsa le province di Milano, Monza e Varese… ma lo scaricabarile è trasversale e anche Sala rema contro, per paura dei commercianti e dei baristi locali)

Peccato che ogni giorno che passa la situazione peggiori, e che affidarsi al senso civico della gente sia una barzelletta che ormai non fa più nemmeno ridere.

Mese della scienza a Modena… ma online

Quest’estate ho ricevuto la proposta di andare a Modena, durante il Mese della scienza organizzato dalle biblioteche cittadine, per raccontare un po’ di matematica “leggera”. Dato che saranno trent’anni che non passso da Modena, e che il mio ego è sempre strabordante, detti il mio ok, e visto che mi era stato chiesto se avevo qualche interlocutore da suggerire, ho proposto un noto figuro che casualmente abita a Modena.

Poi c’è stata la seconda ondata del Covid, e quindi a Modena non ci vado. La parte positiva è che l’incontro sarà trasmesso in streaming, e quindi anche sarete lontani da Modena potrete vedere le nostre brutte facce – e soprattuttpo quelle degli altri relatori. Il programma è qui, dove immagino ci saranno anche i link alle dirette web… e sennò vi avviserò. Preparatevi :-)

Aggiornamento: (12:45) La diretta sarà Facebook dalla pagina delle biblioteche di Modena.

Quizzino della domenica: polinomi

È ovvio che se prendiamo un polinomio in una variabile x a coefficienti interi, come 3x³+14x²+15x+10, e assegniamo a x un valore intero otteniamo un risultato intero. Ma è vero anche il viceversa? In altri termini: se abbiamo un polinomio in x che ha un valore intero per un qualunque valore intero assegnato a x, possiamo dedurre che quel polinomio è a coefficienti interi?


polinomio

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p481.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di David Butler.)

L’equazione degli alef (libro)

[copertina] Vabbè, il titolo ufficiale di questo libro (Carlo Toffalori, L’equazione degli alef, Il Mulino 2019, pag. 134, € 12, ISBN 9788815283696) è 20 = ℵ1. Vi lascio immaginare perché si usi il sottotitolo per indicarlo :-) Come il titolo indica, Toffalori non vuole raccontare l’aritmetica degli infiniti (cardinali, per amor di precisione) quanto la storia dell’ipotesi del continuo. Ho apprezzato alcune sue intuizioni che non avevo mai visto in giro; ma devo dire di essere rimasto un po’ deluso quando ho visto che i teaser che aveva sparso per il testo si sono limitati alla segnalazione di alcuni risultati degli ultimi anni che hanno a che fare con l’ipotesi del continuo, senza però andare non dico nel dettaglio ma almeno un po’ più in profondità. Non garantisco che la cosa fosse fattibile: ma allora sarebbe stato meglio evitare di pubblicizzarla…

Terra e spazio vol. 4 (rivista)

Ultimo volume della raccolta dei racconti di Clarke, qui (Arthur C. Clarke, Terra e spazio vol. 4, Urania Collezione 200, pag. 373, € 6,90, trad. vari) partiamo dal 1960 in poi, stranamente non in ordine cronologico. La vena scientifica appare al massimo: pensate a Vento solare, con le navi spinte dalle vele che catturano la pressione del sole, o La creatura degli abissi, dove si propone di generare elettricità dalla differenza di temperatura tra l’acqua marina superficiale e quella dei fondali (beh, in effetti questa idea non è ancora stata proposta in pratica). Oramai la Luna conta poco, e si può andare su Marte o addirittura su Giove (“Incontro con Medusa”), se non addirittura verso le stelle (“Il continuum del filo”, non mi aspettavo un racconto così bello scritto da Clarke nel 1997). Certo che se in quarta di copertina si parla del racconto “Gli anelli di Saturano” uno può chiedersi quale possa essere la cura nella progettazione; a parte le traduzioni di Abramo Luraschi dove ogni tanto la grammatica salta, come fa Enzo Verrengia a tradurre “for each pound of payload” (presumo) con “per mezzo chilo di carico utile”? Lui compra le cose a mezzi chili?