Backblaze B2 Cloud Storage

Ho scoperto l’esistenza di Backblaze, un servizio di cloud storage simile ad Amazon S3, Microsoft Azure o Google Cloud. Per provarlo vengono dati 10 GB gratuiti; è anche possibile acquistare un sistema automatico di backup a 60 dollari l’anno, che parrebbe un prezzo concorrenziale ma non così stracciato da far dubitare della qualità dei loro sistemi. Sapevàtelo!

La querelle Boldrini-Feltri, o di come tutti hanno torto

Il 25 novembre è stata la giornata di contrasto alla violenza sulle donne. Laura Boldrini aveva scritto un post per il blog che tiene sull’Huffington Post, ma il direttore Mattia Feltri ha bloccato la pubblicazione. Da qui è nato un battibecco tutto a mezzo stampa: Boldrini ha poi visto pubblicato il suo post dal manifesto, Feltri ha replicato adducendo le sue ragioni e tirando in ballo il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che subito ha ribattuto piccato. In tutto questo è anche apparso un comunicato del CdR dell’HuffPost, che però possiamo tranquillamente trascurare.

Secondo Boldrini, la censura di Feltri jr è legata a una frase dove lei se la prendeva con Vittorio Feltri, il padre di Mattia; la frase in questione è «Cosa dire del resto dell’intervento di Feltri su Libero, in cui si attribuiva la responsabilità dello stupro non all’imprenditore Genovese ma alla ragazza diciottenne vittima?». Ovviamente Feltri sr è furbo, e non ha scritto quella cosa ma l’ha semplicemente insinuata, almeno a quanto ho letto dalle trascrizioni in giro (di nuovo, “stranamente” sul sito di Libero non si trova il testo dell’editoriale. Ripeto: mai sottovalutare certa gente).

Secondo Feltri jr non è così. Devo dire che non ho esattamente capito quale sia il suo punto: comincia dicendo «Non ne parlo [di suo padre] e non voglio che se ne parli sul giornale che dirigo» ma continua con «Di sicuro non deleghiamo la pratica a un blogger, cioè a un ospite: se nel blog di Laura Boldrini il bersaglio fosse stato Luciano Fontana o Maurizio Belpietro, avrei fatto una telefonata molto simile», chiedendo di togliere il riferimento. Dal mio umile punto di vista è lapalissiano che un direttore ha pieno diritto di non pubblicare il post di un blogger. Se il peraltro direttore del Post volesse cassare qualcosa che ho scritto sul blog che tengo là, non batterei ciglio; mi limiterei a ripostarlo qui nel mio blog personale, dove sono il padrone di casa. Probabilmente comincerei a pensare di chiudere il blog sul Post, ma sicuramente non mi lamenterei di una censura che per me sarebbe una mera scelta editoriale. (Poi vabbè, parlando di matematica non so cosa potrei scrivere di così offensivo… anche se effettivamente su Gallera e la sua spiegazione dell’indice Rt ho sparato a zero). La mia sensazione è che Boldrini abbia voluto mettere apposta il riferimento a Feltri sr – sarebbe bastato non mettere il nome e parlare di un direttore di quotidiano, e il post avrebbe funzionato allo stesso modo; e anche lei non è certo stupida – e che Feltri jr abbia perso la lucidità; altrimenti avrebbe scritto un commento lungo un terzo, limitandosi appunto a scrivere che non poteva né voleva permettere che un blogger sparlasse di un qualsivoglia collega.

Anche il testo di Carlo Verna non è così lineare come auspicabile; inoltre pare dimenticarsi che la sua “semplice critica” non era così semplice, visto che non è un “semplice giornalista”; e che la sua definizione di blog è abbastanza ambivalente, oltre ad avere un concetto di libertà di stampa che assomiglia più alla libertà del singolo giornalista. Insomma, a me pare tanto che tutti abbiano torto, nelle migliori tradizioni di queste liti. Certo però che l’Huffington avrà avuto un balzo del numero di lettori :-)

Quizzino della domenica: crittosomma latina

Avete presente le crittosomme, quelle operazioni per cui a lettera uguale corrisponde un numero uguale? Eccovene una, ma con una complicazione ulteriore. Le “lettere” sono i numeri latini corrispondenti alle cifre, quindi da I a IX, e non sono stati messi gli spazi per separarli. Riuscite comunque a risolvere il problema?


[IVIIIIIVIII + IIVIIIII = VIIXIVI]

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p485.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Louis Thépault, Le chat à six pattes et autres casse-tête.)


La matematica è politica (ebook)

[copertina] Le recensioni di questo breve saggio (Chiara Valerio, La matematica è politica , Einaudi 2020, pag. 112, € 4,99 (cartaceo € 12), ISBN 9789788858434512) che ho letto in giro si sono concentrate soprattutto sulla politica, e su come l’autrice è riuscita a dimostrare che la politica può essere in fin dei conti letta con le categorie della matematica. Credo però che non sia questa la migliore chiave di lettura. Valerio, come le capita spesso, parte dal suo vissuto personale, e quindi dalla matematica. Tanto per dire, lo studio della prospettiva le è servito per capire che non c’è un solo punto di vista possibile, e quindi arrivare nel tempo ad accettare il relativismo: il che non significa che tutti i punti di vista siano uguali o peggio ancora veri, ma che dobbiamo ricordarci che il nostro punto di vista non è l’unico. Chiaramente questo si riverbera (ma Valerio non lo dice lì…) sull’approccio che dovremmo avere nella politica. Ma è ancora più importante ricordarsi che in matematica non funziona il principio di autorità, e che soprattutto “un matematico non risponde mai al chi ma sempre al cosa“; anzi nemmeno alle cose ma alle relazioni tra le cose. Ma la matematica è anche un processo sempre in corso, che evolve e si interpreta; proprio come dovrebbe essere la democrazia e come sicuramente non è la dittatura, che può cambiare colore ma funziona sempre allo stesso modo. Il libro è stato completato durante il primo lockdown, dove abbiamo avuto forti limitazioni della nostra libertà personale: ma abbiamo accettato (e non subìto) le limitazioni solo perché ne abbiamo capito il senso. (In effetti, aggiungo io, la controprova è con il secondo lockdown). Insomma, non so se la matematica sia davvero politica, ma concordo con Valerio; anche se a prima vista non lo si crederebbe, ci dà gli strumenti per fare davvero politica. Non con le categorie della matematica, ma con la forma mentis che essa crea in noi.

Le offerte ebook a prezzi stracciati

Oggi è il Black Friday – anche se parrebbe che lo sia stato da un paio di settimane… – e anche il gruppo GeMS ha messo un gran numero di ebook in offerta. Io ne ho approfittato per comprarmi la Garzantina di filosofia, che costava 2,99€ anziché 12,99.
Qualcuno potrebbe dire che ho in un certo senso rubato dei soldi, visto che tre euro sono davvero nulla. Ma io non sono d’accordo. La cosa è molto semplice: non avrei mai comprato quell’ebook, perché in fin dei conti io non è che abbia chissà quale interesse, e comunque se devo cercare qualcosa lo posso fare in rete senza troppi problemi. Però tre euro sono così pochi che potevo permettermi lo sfizio, e quindi dal punto di vista di GeMS c’è stato comunque un guadagno di un euro o poco più – non so quale sia la loro quota sul prezzo finale. Semplice, no?

(Ah, per amor di cronaca ho anche la versione cartacea di quella Garzantina, quindi i soldi li avevo cacciati a suo tempo!)

La precisione di amazon.de

5 stops Lunedì ho fatto un ordine su amazon.de: prodotti Sebamed che mi costavano di meno del prezzo a cui li avrei trovati in Italia nonostante le spese di spedizione. Tutto bene, giovedì mattina mi è arrivato il pacco. Ma la cosa incredibile è che una mezz’oretta prima dell’arrivo avevo provato a vedere la tracciatura del pacco, e mi è apparsa una cartina che mi mostrava dov’era il camioncino e quante consegne doveva ancora fare prima di arrivare da me. Alla faccia della geolocalizzazione :-)

vigili urbani

Stamattina alle 8 c’è stato un incidente all’incrocio tra viale Marche e via Murat. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, visto come gli scooter guidano incuranti di tutto quello che c’è intorno a loro. Ad ogni modo, un’ambulanza era piazzata di traverso all’inizio di via Murat, immagino perché il ferito aveva comunque bloccato la strada. Questo non sarebbe un grandissimo problema, perché in quel punto la strada è così larga che si può andare contromano per quel tratto lasciando una corsia per le auto in direzione centro, che tanto in teoria non possono poi girare a sinistra e devono incanalarsi per forza.

A dire il vero, oltre all’ambulanza c’era anche un’auto dei vigili urbani, parcheggiata sulla ciclabile di viale Marche che in effetti doveva comunque essere bloccata per permettere il soccorso. Fuori dalla macchina c’erano due vigili sul marciapiede. Cosa facessero quei due vigili non mi è stato per nulla chiaro, ma sicuramente doveva essere qualcosa di molto importante.

L'”Open Access” di Nature

Non è mai stato un mio problema, non avendo io fatto carriera accademica: ma la pubblicazione su una rivista scientifica di un articolo non è un processo semplice. Uno scrive l’articolo, lo manda a una rivista, che a sua volta lo manda a un certo numero di altri ricercatori in quel campo (i peer reviewer) che lo leggono e decidono se va bene – quasi mai, almeno nella forma originale. A questo punto, se comunque l’articolo è ritenuto interessante, c’è un ping pong con l’autore che modifica il testo per rispondere alle richieste dei peer reviewer e questi che rileggono. Alla fine l’articolo viene sperabilmente pubblicato.

In tutto questo non ho mai parlato di soldi. Il modello classico è che i peer review non beccano un centesimo, l autore non becca un centesimo e l’editore si fa i soldi vendendo a carissimo prezzo la rivista, tipicamente alle università che devono pagare il pizzo per avere la speranza che gli articoli dei propri ricercatori vengano accettati. Di editori ce ne sono tantissimi, ma quelli davvero importanti sono tre o quattro; pubblicare su altre riviste conta poco o nulla. La situazione è abbastanza insostenibile, tanto che almeno per le materie scientifiche in pratica si tende a saltare il passo della peer review e pubblicare direttamente su arXiv che è un gigantesco archivio elettronico. In fin dei conti, in matematica per esempio chiunque (ehm…) può verificare i risultati, se ne ha voglia.

Un’altra possibilità di cui si parla da un pezzo è l’Open Access, dove gli articoli sono liberamente scaricabili dagli interessati. E quindi come funzionano le cose? Che sono gli autori, o le istituzioni dove lavorano, a dover pagare per avere il privilegio di essere pubblicati. Dopo Elsevier, è arrivata anche Springer: ecco dunque che Nature annuncia pomposamente e gioiosamente che dal 2021 avrà un bellissimo sistema Open Access. L’autore dovrà semplicemente pagare 9500 euro ($11390, £8290) per pubblicare un articolo. O se preferisce, prima del processo di peer review l’autore dovrà pagare 2190 € “non-refundable”, insomma a fondo perduto; se accettano il paper bene, altrimenti ciao ciao e amici come prima. I quasi diecimila euro sono molto più alti di quanto richiesti da altre riviste, “ma volete mettere il prestigio di pubblicare su Nature? E poi comunque un po’ di sconto per le riviste meno blasonate nel nostro portfolio possiamo anche concedeverlo”.

Insomma, non c’è solo il problema degli scienziati che pur di contendersi un posticino in tivù si mettono a sparare le peggio idiozie. È tutto il mondo della ricerca scientifica che non funziona più.

Aggiornamento: (17:30) Avevo scritto che i 2190 euro erano in aggiunta ai 9500 euro, ma come mi hanno fatto notare nei commenti in realtà quelle tariffe dovrebbero essere in alternativa; inoltre dovrebbero restare le riviste a closed access.