Il problema della ludopatia – o meglio dell’azzardopatia, come Federico Benuzzi scrive in questo libro – è che non è affatto facile curarla, perché non è una dipendenza da qualcosa di fisico. Inoltre i giochi d’azzardo, soprattutto le lotterie istantanee che sono fiorite in questi ultimi anni, sono costruiti in maniera subdola non solo dal punto di vista della matematica ma anche da quello della psicologia, il che significa che dare una spiegazione abbastanza convincente per togliere qualcuno dal gorgo del gioco è doppiamente complicato.
Io personalmente non apprezzo uno stile come quello scelto da Benuzzi, con una serie di chiacchierate con due interlocutori – uno più giovane di lui che è anche il protagonista del libro e uno più anziano – dove racconta le varie cose; penso però che un approccio di questo tipo possa in effetti essere più utile per lo scopo dichiarato, cioè appunto fornire in modo semplice al lettore gli strumenti necessari per avere coscienza di come funzionano davvero i giochi. Non c’è dubbio che temi come questo devono essere assimilati, e non certo imparati a memoria: se un dialogo a tre può funzionare, ben venga!
(Federico Benuzzi, La legge del perdente : La matematica come vaccino contro l’azzardopatia, Dedalo 2018, pag. 152, € 16, ISBN 9788822068750)
Anna mi ha detto che
Devo dire che gli esempi matematici che François Sauvageot ha portato in questo suo libro mi erano in buona parte nuovi. E chi mi conosce sa che questa non è una cosa così semplice. Da questo punto di vista, insomma, mi sento di consigliare caldamente a tutti gli appassionati di matematica (e professori alle superiori…) di prendersi questo libretto, perché ne saranno deliziati. Quello che però ho notato è che il libro mi pare parlare agli iniziati, e non penso che la colpa sia della traduzione di Gianna Cernuschi, che è poi anche scorrevole. Non sono insomma così sicuro che possa interessare a chi al più si diverte ogni tanto a risolvere qualche problemino di argomento matematico. Insomma, caro lettore, sta a te decidere se vuoi avventurarti nella matematica non troppo difficile ma nemmeno troppo simile a quella scolastica!
D’accordo: via Benefattori dell’Ospedale non è così larga. Ma leggere – nonostante la virgola di troppo – che davanti a Niguarda c’è così tanto traffico
Pensavate che le scoperte matematiche siano davvero fatte da coloro a cui sono intitolate? I matematici ci hanno sempre scherzato su: esiste la legge dell’eponimia di Stigler che afferma «A una scoperta scientifica non si dà mai il nome del suo autore». In questo caso, però, Bruno D’Amore e Martha Isabel Fandiño Pinilla portano la legge alle sue estreme conseguenze, mostrando gli sconosciuti amici e parenti che hanno dato più o meno consapevolmente ai grandi matematici le loro idee. Troviamo così nella prima parte del libro la nonna del giovane Pitagora, ma anche la sorella maggiore di Archimede e tanti altri personaggi, con storie che a mio parere sono davvero divertenti e dovrebbero appassionare i ragazzi. Ma anche la seconda parte, dove gli autori raccontano qualcosa in più dei veri personaggi, è interessante; i ragazzi di cui sopra non scapperanno comunque, anche perché non si parla di matematica vera e propria ma appunto delle vite di quelle persone. Regalatelo a chi pensa di odiare la matematica: magari non cambierà del tutto idea, ma almeno vedrà le cose sotto un’altra luce. 