Quizzino della domenica: Retorici e sofisti

Tanto per non fare sempre problemi con cavalieri e furfanti, i primi che dicono sempre la verità e i secondi che mentono sempre, andiamo stavolta in un’isoletta del Dodecaneso dove ci sono i retorici e i sofisti. I primi fanno solo domande di cui conoscono già la risposta, i secondi fanno solo domande di cui non conoscono la risposta. Un giorno tre persone si incrociano in un trivio. Non si conoscono, ma sanno che tutti loro sono retorici o sofisti. Questo è il dialogo un po’ surreale che si svolge:
“Tra noi tre c’è qualche retorico?”, chiede il primo.
“Lei è retorico?”, domanda il secondo al terzo.
“Tra noi tre c’è qualche sofista?”, chiede il terzo.
È possibile scoprire a che categoria appartiene ciascuno di loro?



(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p570.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Jaume Sués Caula, Giochi di ingegno per esercitare il cervello, Armenia 2017, problema 98; immagine da FreeSVG.)

corto circuito

indubbiamente interessante... Acquistando da ibs.it, una volta o due al mese mi arriva un post con le raccomandazioni di libri che potrebbero interessarmi. Di solito le salto a piè pari, notoriamente i miei interessi sono peculiari, ma stavolta in un certo senso ci ha azzeccato :)

(Poi non saprei dire se il messaggio è arrivato perché l’editore ha deciso di fare pubblicità, perché ho comprato libri matematici in passato, o perché siete un pubblico meraviglioso e lo state cercando tutti…)

L’alfabeto della scienza (libro)

copertina Con queste ventisei storie, una per lettera dell’alfabeto – con qualche licenza poetica… – Giuseppe Mussardo traccia una storia della scienza moderna. Abbiamo una preponderanza di fisici, ma la cosa ci può stare visto che Mussardo è anch’egli fisico. Non pensate a biografie vere e proprie, anche se ci sono cenni sulla vita di tutti i protagonisti: in genere l’autore parte da un punto focale della loro vita e costruisce il suo racconto a partire da lì. Le illustrazioni di Debora Gregorio sono un ottimo complemento al testo, che si legge davvero con piacere.

(Giuseppe Mussardo, L’alfabeto della scienza : Da Abel a Zero assoluto 26 storie di ordinaria genialità, Dedalo 2020, pag. 320, € 17, ISBN 9788822068897)

Secondi lavori per i politici

Leggo via Good Morning Italia che data la crisi ucraina Matteo Renzi si è dimesso con effetto immediato dal CdA di Delimobil, la maggiore azienda russa di car sharing. Altre dimissioni eccellenti sono quelle di Esko Aho (ex premier finlandese) dal CdA di Sberbank e di Christian Kern (ex premier austriaco) dal CdA delle ferrovie russe. Tutta il mondo, o almeno l’Europa, è paese e i politici sono sempre pronti a trovare posti lautamente retribuiti in grandi aziende? Beh, no.

Se diamo credito a quanto scrive Wikipedia, sia Aho che Kern si sono ritirati dalla politica attiva. Nessuno di noi è tanto ingenuo da pensare che la loro cooptazione in quei consigli d’amministrazione sia solamente legata alle loro capacità – anche se Kern prima di entrare in politica lavorava in quel ramo – e non al fatto che abbiano ancora tanti amici e conoscenti nel mondo politico. Però almeno formalmente le cose stanno così. La stessa cosa accade negli USA, per dire: un ex presidente guadagna molto di più dopo il termine del suo mandato ma resta la norma non scritta che non può più fare politica attiva.

Renzi no. Continua a essere senatore e capo del suo partitello. La vedete ora la differenza?

Quad9

Uno dei punti più fragili di Internet è sicuramente il DNS, il servizio che ci permette di scrivere per esempio https://xmau.com/ e arrivare al mio sito. Non solo la struttura del DNS è strettamente gerarchica con una decina o giù di lì di punti di partenza globali, ma soprattutto è possibile che il DNS resolver di default, cioè il servizio fornito dal nostro provider Internet per andare a fare le richieste DNS, impedisca di raggiungere alcuni siti che il provider stesso ritiene non validi (o illegali: in questo caso è la magistratura che impone ai service provider di farlo). Ecco dunque perché molta gente, almeno sui PC desktop dove la cosa è più semplice, usano altri resolver come per esempio 8.8.8.8 (quello di Google).

Certo però che usare 8.8.8.8 vuol dire legarsi ancora di più a Google, e magari questo non piace. Si può allora usare 208.67.222.222 (openDNS, cioè Cisco) oppure 1.1.1.1 (Cloudflare). Ma Valerio Perticone mi ha fatto conoscere Quad9, che ovviamente ha indirizzo 9.9.9.9 e afferma di essere nato pensando alla privacy. Vero o falso che sia, è sempre utile avere qualche altra possibilità in più!

inflazione

A gennaio l’inflazione ha sfiorato il 5% su base annua (o magari l’ha anche superato, dipende dall’indice scelto), con una crescita dell’1,6% in un mese. Certo, il rialzo dei prezzi dell’energia conta moltissimo, ma quei costi si stanno ripercuotendo anche sui beni di prima necessità.

Certo, qualcuno può pensare che questi tassi siano bazzecole rispetto a quelli degli anni ’70, quando si viaggiava intorno al 20% annuo: ma c’è una grande differenza. Se guardate le serie storiche dell’inflazione e dei BOT a 12 mesi, si vedrà che questi ultimi davano un rendimento netto positivo. In pratica la lira si indeboliva rispetto alle altre monete, ma chi aveva soldi da parte riusciva a guadagnarci comunque. Invece l’ultima asta dei BOT ha avuto – come del resto immagino le precedenti – un rendimento negativo: in pratica lo Stato risparmiava sui prestiti in valore assoluto, senza contare il deprezzamento del denaro causa inflazione. D’accordo, questa mia analisi è davvero semplicistica: però è un fatto che questa inflazione mi pare molto più pericolosa di quella di mezzo secolo fa.

Un mese senza Facebook

Ieri sono entrato in Facebook. Il mio precedente accesso risaliva al 21 gennaio, un mese prima. Come mai? Per prima cosa, rassicuro i miei ventun lettori: non sono mai stato bannato, né penso di avere mai nemmeno uno shadowban (non sapete cosa sia? ve lo spiego la prossima volta). Nulla di strano, considerando il modo in cui io scrivo e quello che inviavo dal blog. Insomma non c’era nulla che mi impedisse fisicamente di scrivere. Però…

Quello che però è successo è che il 22 gennaio Facebook ha deciso che io ero entrato a far parte del loro programma di protezione (Facebook Protect), come avevo scritto qui a suo tempo, e quindi sarei stato costretto a usare l’autenticazione a due fattori. A questo punto mi sono arrabbiato con Zuckerberg, visto che pensa che io non sono abbastanza importante per assegnarmi la spunta blu ma lo sono a sufficienza per farmi perdere tempo, e quindi ho detto “vediamo che succede se sto un mese senza entrare”. Sì, lo so che della mia singola utenza non gliene può importare di meno. E con ciò?

Non solo sono sopravvissuto, e su questo non avevo dubbi, ma dopo qualche giorno non mi veniva nemmeno in mente di accedere al sito, e questa è una cosa che non prevedevo affatto e che mi rende parecchio contento. Poi è chiaro che ci sono problemi pratici a decidere di abbandonare una piattaforma come Facebook: si perdono i contatti con un bel po’ di gente che pensa che Internet sia solo quello e si perdono alcuni gruppi (di solito chiusi) che hanno un contenuto non nullo. D’altra parte c’è un lato positivo: posso perdere tempo a leggere cose inutili da altre parti :-) (sì, tanto il tempo lo perdo comunque) Alla fine sto meditando di fare un accesso la settimana, che mi pare un compromesso decente anche se non so quanto equo. Le discussioni le perderò comunque, ma forse le cose importanti percoleranno comunque: almeno lo spero. Vedremo che succederà.

A cheapnet.it ci sono brave persone

Tanti anni fa io avevo una linea ADSL “nuda”, cioè senza numero telefonico associato. Avevo così fatto un contratto con Cheapnet per avere un numero VOIP. Non che telefonassi così tanto: all’atto pratico dovevo ricaricare sei euro ogni sei mesi per mantenere il numero.

Quando sono passato alla fibra, mi è stato (purtroppo) assegnato un numero telefonico: purtroppo perché essendo stato riciclato continuavo ad avere chiamate commerciali fino a che non ho deciso di togliere fisicamente il telefono. Però per qualche anno ho continuato a tenere in vita il numero voip, fino a che a dicembre ho deciso di lasciar perdere. Qualche giorno dopo sono stato contattato dal call center Cheapnet, a cui ho confermato la mia volontà di chiudere l’abbonamento, al che la signora ha commentato “però ha un po’ di soldi nel conto: scriva una PEC ufficiale che glieli saranno rimborsati”. Ho ringraziato, ho scritto la PEC indicando un conto che usiamo solo per gestire la cassetta di sicurezza e non ci ho pensato più. L’altro giorno ho aperto il sito dell’altra banca e in effetti c’era un loro bonifico.

Immagino che siano stati tenuti dei soldi per le spese di chiusura conto telefonico, ma dal mio punto di vista la cosa è irrilevante, visto che avevo già dato per persi tutti quei soldi (che comunque erano qualche decina di euro, non pensate chissà che). Mi sembra il minimo lodare pubblicamente Cheapnet – anzi per correttezza CWNET Srl, che è il nome dell’azienda che gestisce Cheapnet: in un mondo dove sembra che l’unica ragione sociale sia fregare l’utente è bello scoprire che non è sempre così.