Un mese senza Facebook

Ieri sono entrato in Facebook. Il mio precedente accesso risaliva al 21 gennaio, un mese prima. Come mai? Per prima cosa, rassicuro i miei ventun lettori: non sono mai stato bannato, né penso di avere mai nemmeno uno shadowban (non sapete cosa sia? ve lo spiego la prossima volta). Nulla di strano, considerando il modo in cui io scrivo e quello che inviavo dal blog. Insomma non c’era nulla che mi impedisse fisicamente di scrivere. Però…

Quello che però è successo è che il 22 gennaio Facebook ha deciso che io ero entrato a far parte del loro programma di protezione (Facebook Protect), come avevo scritto qui a suo tempo, e quindi sarei stato costretto a usare l’autenticazione a due fattori. A questo punto mi sono arrabbiato con Zuckerberg, visto che pensa che io non sono abbastanza importante per assegnarmi la spunta blu ma lo sono a sufficienza per farmi perdere tempo, e quindi ho detto “vediamo che succede se sto un mese senza entrare”. Sì, lo so che della mia singola utenza non gliene può importare di meno. E con ciò?

Non solo sono sopravvissuto, e su questo non avevo dubbi, ma dopo qualche giorno non mi veniva nemmeno in mente di accedere al sito, e questa è una cosa che non prevedevo affatto e che mi rende parecchio contento. Poi è chiaro che ci sono problemi pratici a decidere di abbandonare una piattaforma come Facebook: si perdono i contatti con un bel po’ di gente che pensa che Internet sia solo quello e si perdono alcuni gruppi (di solito chiusi) che hanno un contenuto non nullo. D’altra parte c’è un lato positivo: posso perdere tempo a leggere cose inutili da altre parti :-) (sì, tanto il tempo lo perdo comunque) Alla fine sto meditando di fare un accesso la settimana, che mi pare un compromesso decente anche se non so quanto equo. Le discussioni le perderò comunque, ma forse le cose importanti percoleranno comunque: almeno lo spero. Vedremo che succederà.

16 pensieri su “Un mese senza Facebook

  1. Via

    Devo essere brutale alla mia eta’; ma anche onesto. Io penso che chiunque abbia un account su Facebook, Instagram etc. sia un idiota. Voi mi direte: ma ce ne sono miliardi. Ebbene: miliardi di idioti. Il mondo va cosi’ dai tempi dei Faraoni.

    1. .mau. Autore articolo

      Ci sono così tante cose da idioti che una più una meno non cambia molto. Personalmente ritengo più pericoloso per la profilazione usare gmail, eppure continuo a farlo.

    1. .mau. Autore articolo

      Quello sulle canzoni dei Beatles? Ho visto le prime eliminatorie ma non ho mai votato per principio (mio, è una vita che odio i contest)

  2. Lele

    @.mau.

    In una risposta precedente scrivi “Personalmente ritengo più pericoloso per la profilazione usare gmail [che usare Facebook]”.
    Intuitivamente credevo il contrario, spiegheresti in breve perché la pensi così?

    1. .mau. Autore articolo

      limitandosi a quello che i due programmi possono vedere, le email hanno contenuti più sensibili di quello che scriviamo su Facebook. Questo senza appunto contare tutte le altre informazioni di contorno: io con Mozilla uso Facebook Container e quindi riduco le info incrociate, con gmail non posso farlo.

      1. mestessoit

        Per te personalmente è senza dubbio vero che su gmail viaggia roba più sensibile rispetto ad FB, ma per il 90% dell’umanità è vero il contrario (perché usano meno le mail, mica per altro).

        1. .mau. Autore articolo

          tecnicamente ha accesso, questo è lapalissiano.
          «We also collect the content you create, upload, or receive from others when using our services. This includes things like email you write and receive, photos and videos you save, docs and spreadsheets you create, and comments you make on YouTube videos.» (https://policies.google.com/privacy?hl=en#infocollect)

          Poi è vero che «We don’t show you personalized ads based on your content from Drive, Gmail, or Photos.» e «We don’t share information that personally identifies you with advertisers, such as your name or email, unless you ask us to.», ma è anche vero che «We may combine the information we collect among our services and across your devices »

          1. Lele

            Grazie della risposta.
            Rimango basito della mia stessa ignoranza. Non che pensassi che tecnicamente non potessero farlo, ma credevo che per lo meno non rivendicassero pubblicamente il diritto a farlo.
            Ero rimasto fermo al principio della segretezza della corrispondenza.

          2. .mau. Autore articolo

            se usano il testo in maniera anonimizzata, la privacy di per sé rimane. Poi non dicono nulla al riguardo…

        2. Degio

          Non c’è alcun dubbio che google legga il contenuto delle email.
          Subito dopo aver prenotato un hotel, avendo ricevuto l’email di conferma, mi ritrovo su google maps segnalata la posizione dell’hotel e le notti in cui vi risiederò. Tutto in automatico.

  3. abiraghi

    La profilazione non è mai stata un problema per me, anzi non mi dispiacciono i contenuti armonizzati ai miei interessi. Da tempo ho rinunciato a postare su Facebook interventi seri (oddio, in realtà non è che altrove ne posti più granché…) limitandomi alle foto delle pastasciutte. Questo mi consente di non perdere alcuni contatti che mi sono cari (ho costruito varie frequentazioni RL partendo da Facebook peraltro) e di gustarmi alcuni gruppi chiusi imprescindibili (chitarre Martin e Gibson, bici da pista, orfanotrofi per orsi ed elefantini, moto da trial anni 70 e altre cose importanti di questo tipo.

  4. xlthlx

    Ho ripulito e disattivato l’account Facebook non ricordo piu’ quanto tempo fa, non tantissimo comunque. Restera’ disattivato fino a quando non mi servira’ per lavoro. Sono ancora viva :)

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