Help! Google Docs e la conversione a Word

Ho scritto una cinquantina di cartelle di testo in Google Docs (mi sa che non lo farò più…). Ho fatto il lavoro a spizzichi e bocconi, a volte copiando testi in PDF e rimettendoli a posto per conto mio, a volte scrivendo da zero. Alla fine ho convertito in docx, e mi sono trovato un testo che ogni tanto aveva un font stranissimo, nonostante tutto il testo originale fosse nello stile Normal e avessi passato il “paint style” per sicurezza.

Da Word ho scoperto che il font stranissimo era Gungsuh (coreano, anche se comprato da Microsoft). Vabbè, una volta capito qual era il busillis non mi ci è voluto molto a convertirlo in Times New Roman nel documento Word: ma mi resta il dubbio su come sia stato possibile averlo in qualche proprietà nascosta di Google Docs, e soprattutto come fare a toglierlo in originale. Qualche idea?

Anglofilia

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

La terza sarà quella buona?

Ieri alle 14:41 ricevo un messaggio intitolato “Eni S.p.A. diventa Eni Sustainable Mobility S.p.A.”. Alle 15:18 ricevo un nuovo messaggio, “[ERRATA CORRIGE] Nasce Eni Sustainable Mobility S.p.A.”, il cui testo è identico al precedente. Alle 16:11 ricevo un terzo messaggio, sempre con titolo “[ERRATA CORRIGE] Nasce Eni Sustainable Mobility S.p.A.”, ma con header e footer diversi e qualche modifica stilistica al pezzo. Forse hanno qualche problema.

Caratteri speciali

Io capisco che la mia banca non voglia caratteri speciali nei bonifici online, per evitare il problema Bobby Tables. Capisco già un po’ di meno che nel nome del destinatario – che ricordo essere obbligatorio per fare il bonifico) non sia ammesso il punto. Ma che io non possa scrivere 2000 e sia costretto a scrivere DUEMILA mi pare un po’ troppo…

Spam su Twitter

Delle spunte blu a pagamento su Twitter mi importa zero. Della pubblicità su Twitter mi importa ben poco, tanto sono sempre gli stessi messaggi (mica li blocco per vedermene arrivare altri diversi…)

Però sto cominciando a ricevere spam nei messaggi privati, e siamo ormai arrivati a uno al giorno in media. Questo sì che mi infastidisce, ma evidentemente non è una cosa che interessi a Elon Musk. chissà se ha fatto fuori i sistemisti che gestivano quei casi, o semplicemente non ci pensa neppure.

La morte secondo Shakespeare (libro)

Lo dico subito: non è il tipo di libro per me: il voto non altissimo dipende da questo, perché il libro di per sé è fatto molto bene. Io sono un tipo molto impressionabile, e leggere tutti i modi in cui si può morire, e soprattutto cosa succede mentre si muore in quei modo, spesso era davvero troppo. Se però non avete lo stomaco debole questo libro è davvero una miniera di informazioni su tante cose. La vita di Shakespeare, per quel poco che ne conosciamo; la vita in Inghilterra e soprattutto a Londra a cavallo del XVII secolo, con le epidemie di peste che sconquassavano la vita cittadina; ma principalmente come funzionava il mondo delle compagnie teatrali e come si potevano mettere “in scena” tutti questi tipi di omicidio (non lo si faceva: dopo le ultime battute l’attore usciva di scena e il pubblico sapeva per convenzione cosa succedeva). Harkup mi pare davvero infatuata di Shakespeare, dandogli molti più crediti sulla conoscenza della fisiologia umana di quanti egli probabilmente avesse, anche tenuto conto che suo genero era un medico; ma a parte questo, il suo lavoro di ricerca è davvero completo. La traduzione di Davide Fassio è scorrevole.

(Kathryn Harkup, La morte secondo Shakespeare : Veleni, coltellate e cuori infranti [Death by Shakespeare], Codice 2021 [2020], pag. 310, € 26, ISBN 9788875789473, trad. Davide Fassio)
Voto: 3/5