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matematto non praticante

E quindi…

Possiamo dunque immaginare che l’ex senatore Simone Pollon, secondo la sua “logica”, sia diventato uno sfegatato fan di Patrik Zaki?
Più seriamente, Pillon (col suo amichetto Krancic) è davvero convinto di quello che scrive, oppure sa che tra i suoi ammiratori c’è tantissima gente che è davvero convinta che le campagne contro l’ingiusta detenzione di una persona sono fatte semplicemente perché si crede che quella persona sia omosessuale e islamico?
(No, la vignetta di Krancic non ha diritto di tribuna sul mio piccolo blog, anche se è meno schifosa di quelle che avevo visto in passato)

Tutto l’amore disperato delle cose (ebook)

La misteriosa Tadako Okada ha scritto un nuovo libro. Stavolta la fanno da padrona le intelligenze artificiali, in un pianeta ormai quasi totalmente distrutto dove la gente preferisce vivere nei mondi simulati, in cui quasi ogni persona ha un Chip-id che lo identifica tranne pochi gruppi – i NoChi – che rifiutano gli ausilii elettronici. Linux Kimura è un consulente della polizia in grado di gestire e se necessario resettare le IA, ma che si troverà coinvolto in un complotto molto più grande di quanto potesse anche solo immaginare. Il libro si legge di un fiato, con colpi di scena quasi a ogni pagina; dopo un po’ si rimane così avvinti dalla storia che non si può non fare il tifo per un’improbabile relazione tra i due protagonisti, nonostante tutto congiuri contro di loro. Consigliato a tutti, e chissà se avremo mai il mondo virtuale ∃!, Esiste-ed-è-unico.
(ah, nel caso vi chiedeste il perché del titolo: praticamente ogni IA ha un chip, l’EA-chip, che fa sì che si attacchi emotivamente agli umani)

(Tadako Okada, Tutto l’amore disperato delle cose, Forevera Books 2023, pag. 311, € 4,99 (cartaceo: 11,90), ISBN 9798858726913)
Voto: 5/5

Mai fare promesse se non si sa ciò di cui si parla

Ricordate che avevo scritto che la dirigente scolastica del liceo artistico di Cecilia aveva sentenziato che l’unico modo per accedere al registro elettronico sarebbe stato via spid, perché così i genitori non avrebbero potuto dare le credenziali ai figli? Bene: sono entrato nel registro, ho chiesto di autenticarmi con la mia email, ho settato la password e ora entro così. D’altra parte, tra ragazzi che sono nativi digitali e dirigenti che sono immigrati digitali, noi vecchi pionieri ce la possiamo ancora cavare…

Alingue e Apostrofi (festival)

locandina Uno dei miei tanti crucci è di non essere mai riuscito a essere un patafisico. Questo però non significa che non sia potuto andare a divertirmi al festival Alingue e Apostrofi che lo scorso fine settimana festeggiava la fine del 150. anniversario della nascita di Alfred Jarry, che rese nota al mondo la `Patafisica. Ne ho approfittato per salutare vecchi amici (Aldo e Carlo Spinelli, Marco Maiocchi) e conoscere nuove persone (Raffaele Aragona e Stefano Tonietto, uno dei miei miti). E poi, chissà…
Per quanto riguarda il festival vero e proprio, non c’erano tantissime opere (la Stecca 3.0 è piccina…) ma comunque erano interessanti, a partire dalla performance di Spinelli&Maiocchi che hanno sottratto da un foglio dei pezzi di carta formando una silhouette di Alfred Jarry e riutilizzando quei pezzi per scrivere “Alfred Jarry”. Ma non è un caso che la ‘Patafisica abbia molta attinenza con l’OuLiPo e l’italiana OpLePo,

Recedere dalla carta corportate Deutsche Bank

la carta corporate Avevo una carta di credito Visa corporate emessa dalla Deutsche Bank. Non la usavo mai, perché tanto ho una Visa Debit, e pagavo insomma una quota annua per nulla: così ho deciso di recedere dal contratto.
Andare sul sito non mi è servito a molto, perché non si trova nulla; ma poi ho visto che sul retro della carta c’è un numero telefonico da contattare che è diverso da quello standard. Ho chiamato, e in due minuti ho bloccato definitivamente la carta. Non me l’aspettavo proprio!

Quizzino della domenica: Il sistema MIU

Avete a disposizione un alfabeto che comprende solo tre lettere: M, I, U. Potete comporre stringhe con queste lettere a partire da una stringa già presente, ma seguendo queste regole obbligatorie:

(a) Se una stringa termina con una I, si può aggiungere una U; quindi da UMI si ottiene UMIU, o in generale xI → xIU, dove x è una stringa qualunque (anche nulla).
(b) Se una stringa comincia con M, si può raddoppiare la parte dopo la M; quindi da MUMMI si ottiene MUMMIUMMI, o in generale Mx → Mxx.
(c) Se una stringa contiene tre I consecutive, le si possono sostituire con una U; quindi da MIIIM si ottiene MUM, o in generale xIIIy → xUy.
(d) Se una stringa contiene due U consecutive, le si possono togliere; quindi da UUIMI si ottiene IMI, o in generale xUUy → xy.

All’inizio avete solo a disposizione la stringa MI. Quale successione di operazioni è necessaria per arrivare a ottenere la stringa MU?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p660.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema presentato da Douglas Hofstadter in Gödel, Escher, Bach.)

i contorsionismi di Maurizio Molinari

dall'incipit dell'articolo di Molinari Ieri Maurizio Molinari, direttore di Repubblica (nonostante tutto il secondo quotidiano italiano) ha scritto un fondo intitolato “I tre fronti aperti dalle fake news”. E va bene, direte, è giusto che un giornale serio prenda posizione contro le notizie fasulle.

Peccato che il primo pericolo che Molinari vede nelle fake news è verso… «la proprietà intellettuale dei contenuti, ovvero al copyright». Prima di proseguire, faccio sommessamente notare come proprietà intellettuale e copyright sono due cose distinte. A parte le licenze di copyleft come quella che usa Wikipedia, io posso rilasciare nel pubblico dominio quello che ho prodotto, e quindi il copyright per definizione non c’è; ma la proprietà intellettuale resta mia perché per la legge italiana è inalienabile. Uno si aspetterebbe che il direttore di un grande quotidiano avesse ben chiara questa differenza: evidentemente mi sbaglio. Ma il testo continua in modo peggiore.

Molinari infatti scrive (qui correttamente) «Ogni giornalista, e più in generale ogni persona, è titolare dei contenuti che crea e, eventualmente, diffonde su ogni piattaforma.» Poi però prosegue così, con grave sprezzo delle regole grammaticali italiane sulla divisione in frasi:

È un pilastro della credibilità della libertà di informazione perché ha a che vedere con la responsabilità personale, in ogni sua possibile declinazione. Dalla necessità di far fronte ad ogni conseguenza fino alle opportunità economiche che il copyright può offrire. Dunque, chi si appropria illegalmente di contenuti altrui, li copia e ripropone come se fossero propri o li diffonde senza autorizzazione commette una grave infrazione che genera danni intellettuali ed economici. Oltre ad essere la possibile genesi di falsità e inganni di ogni genere. Da qui la necessità che il diritto d’autore venga protetto con severità nella realtà digitale come già avviene in quella fisica, declinando online le norme dello Stato di Diritto in ogni legislazione nazionale.

Io posso capire che Repubblica, come tutta la carta stampata in Italia ma non solo, sia in crisi e abbia bisogno disperato di soldi. Sono anche felice che evidentemente a Repubblica si siano resi conto che forse le loro – ma non solo loro – gallerie di immagini “prese da Twitter” contenevano materiale protetto dal diritto d’autore e quindi anch’essi avrebbero dovuto essere puniti con severità. (Tra l’altro, ci sono ancora quelle gallerie? Non è che io guardi più molto il loro sito. Ho scoperto l’esistenza di questo articolo da Morning e sono andato su MLOL per leggerlo sull’edizione cartacea). Ma non riesco assolutamente a capire quali possano essere le “falsità e inganni” che possono capitare se uno ruba il materiale altrui… a meno naturalmente che il giornalista abbia effettivamente scritto delle fake news, e quindi prenderle e diffonderle ancora di più aumenta la possibilità che vengano credute.