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matematto non praticante

Quizzino della domenica: Il sistema MIU

Avete a disposizione un alfabeto che comprende solo tre lettere: M, I, U. Potete comporre stringhe con queste lettere a partire da una stringa già presente, ma seguendo queste regole obbligatorie:

(a) Se una stringa termina con una I, si può aggiungere una U; quindi da UMI si ottiene UMIU, o in generale xI → xIU, dove x è una stringa qualunque (anche nulla).
(b) Se una stringa comincia con M, si può raddoppiare la parte dopo la M; quindi da MUMMI si ottiene MUMMIUMMI, o in generale Mx → Mxx.
(c) Se una stringa contiene tre I consecutive, le si possono sostituire con una U; quindi da MIIIM si ottiene MUM, o in generale xIIIy → xUy.
(d) Se una stringa contiene due U consecutive, le si possono togliere; quindi da UUIMI si ottiene IMI, o in generale xUUy → xy.

All’inizio avete solo a disposizione la stringa MI. Quale successione di operazioni è necessaria per arrivare a ottenere la stringa MU?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p660.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema presentato da Douglas Hofstadter in Gödel, Escher, Bach.)

i contorsionismi di Maurizio Molinari

dall'incipit dell'articolo di Molinari Ieri Maurizio Molinari, direttore di Repubblica (nonostante tutto il secondo quotidiano italiano) ha scritto un fondo intitolato “I tre fronti aperti dalle fake news”. E va bene, direte, è giusto che un giornale serio prenda posizione contro le notizie fasulle.

Peccato che il primo pericolo che Molinari vede nelle fake news è verso… «la proprietà intellettuale dei contenuti, ovvero al copyright». Prima di proseguire, faccio sommessamente notare come proprietà intellettuale e copyright sono due cose distinte. A parte le licenze di copyleft come quella che usa Wikipedia, io posso rilasciare nel pubblico dominio quello che ho prodotto, e quindi il copyright per definizione non c’è; ma la proprietà intellettuale resta mia perché per la legge italiana è inalienabile. Uno si aspetterebbe che il direttore di un grande quotidiano avesse ben chiara questa differenza: evidentemente mi sbaglio. Ma il testo continua in modo peggiore.

Molinari infatti scrive (qui correttamente) «Ogni giornalista, e più in generale ogni persona, è titolare dei contenuti che crea e, eventualmente, diffonde su ogni piattaforma.» Poi però prosegue così, con grave sprezzo delle regole grammaticali italiane sulla divisione in frasi:

È un pilastro della credibilità della libertà di informazione perché ha a che vedere con la responsabilità personale, in ogni sua possibile declinazione. Dalla necessità di far fronte ad ogni conseguenza fino alle opportunità economiche che il copyright può offrire. Dunque, chi si appropria illegalmente di contenuti altrui, li copia e ripropone come se fossero propri o li diffonde senza autorizzazione commette una grave infrazione che genera danni intellettuali ed economici. Oltre ad essere la possibile genesi di falsità e inganni di ogni genere. Da qui la necessità che il diritto d’autore venga protetto con severità nella realtà digitale come già avviene in quella fisica, declinando online le norme dello Stato di Diritto in ogni legislazione nazionale.

Io posso capire che Repubblica, come tutta la carta stampata in Italia ma non solo, sia in crisi e abbia bisogno disperato di soldi. Sono anche felice che evidentemente a Repubblica si siano resi conto che forse le loro – ma non solo loro – gallerie di immagini “prese da Twitter” contenevano materiale protetto dal diritto d’autore e quindi anch’essi avrebbero dovuto essere puniti con severità. (Tra l’altro, ci sono ancora quelle gallerie? Non è che io guardi più molto il loro sito. Ho scoperto l’esistenza di questo articolo da Morning e sono andato su MLOL per leggerlo sull’edizione cartacea). Ma non riesco assolutamente a capire quali possano essere le “falsità e inganni” che possono capitare se uno ruba il materiale altrui… a meno naturalmente che il giornalista abbia effettivamente scritto delle fake news, e quindi prenderle e diffonderle ancora di più aumenta la possibilità che vengano credute.

The Britannica Guide to Algebra and Trigonometry (libro)

Cosa vi aspettereste da un testo che nel titolo ha il nome “Guida” e fa parte di una collana “Math Explained”? Ok, non certo un manuale per imparare il tema del libro da zero, ma almeno qualcosa che sia comprensibile anche a chi non ha conoscenze dirette della materia ma comunque ha un’infarinatura sufficiente. E invece no. Già la scelta di mettere insieme algebra e trigonometria, due rami della matematica che sono nati e cresciuti in periodi diversissimi, mi fa pensare che la scelta sia stata fondamentalmente “uniamo materie incomprensibili ai più”. L’approccio nel testo è storico, il che probabilmente per la trigonometria va bene, anche se poi leggendo il testo si scopre che paradossalmente non trovate praticamente nessuna formula trigonometrica. Per l’algebra questo approccio serve per capire come il significato del termine sia mutato da quando nacque ai tempi degli arabi, ma rende impossibile capire qualunque sviluppo nel XX secolo, se non un generale “l’astrattezza è sempre più aumentata”.
La parte che si salva è quella con le brevi biografie di matematici nei due campi e i glossari finali, uno per sezione: comunque poca roba.

William L. Hosch (ed.), The Britannica Guide to Algebra and Trigonometry, Britannica Educational 2010, pag. 279, $30, ISBN 9781615301133
Voto: 2/5

Grande Fratello?

logo poste Dopo un bel po’ di tempo in cui nessuno dalle Poste mi contattava, sono stato beccato da due diverse persone dell’ufficio postale vicino a casa. Per toglierli dai piedi, sono andato a dire che tanto i pochi soldi che ho nel libretto li dovrò spendere tra poco: ma la prima cosa che mi è stata chiesta è di aggiornare l’anagrafica con la nuova carta d’identità. Gliel’ho data – non era certo un problema – ma poi mi è venuto un dubbio. Io ho rifatto la CIE, ma la vecchia carta cartacea sarebbe scaduta l’anno prossimo. Come facevano a sapere che ne avevo una nuova? La risposta è stata “sa, noi siamo comunque statali e ci è arrivata l’informazione dall’anagrafe”. La cosa non mi torna affatto. Voi ne sapete qualcosa?

una gita a Capo di Ponte

la pieve di Capo di Ponte
Sabato scorso Anna e io siamo andati fino a Capo di Ponte, in val Camonica, per vedere la mostra fotografica del nostro amico Paolo Pobbiati, all’interno del festival della fotografia Segni 2023. (Amico che fa il bis sabato presentando il suo libro “Invasioni di campo“).
Il problema della val Camonica è che è lontana. In genere la strada più rapida da Milano fa prendere l’autostrada fino ad Ospitaletto e poi la statale che lascia alla sua sinistra il lago di Iseo; l’alternativa più breve, arrivare a Bergamo e poi prendere la SS42, può essere rischioso in caso di traffico. Io notoriamente non sono un tipo da fotografie e infatti ho evitato accuratamente di vedere le altre installazioni; ma vi assicuro che la Pieve merita davvero (molto più dei massi di Cemmo lì sotto: in teoria hanno le incisioni rupestri dei camuni, in pratica ho visto qualcosa solo in uno dei massi).
Per darvi un’idea della pieve (e delle foto, se non volete salire questo weekend) potete vedere la mostra virtuale approntata da Paolo.

Finalmente ho beccato lo spam dei “Content Reminder”

Ogni tanto mi capitano su Facebook dei messaggi che sono evidentemente di phishing ma che Zuckerberg ha cancellato prima che potessi leggere. Stavolta però sono riuscito a prenderne uno, il cui testo potete vedere qui sopra. Posso immaginare che le “meta politiche” dell’ultima riga siano una pessima traduzione di “Meta politics”, e posso immaginare che ci sia abbastanza gente così imbecille da cliccare su quell’url. La cosa più interessante è che però dopo una sfilza di puntini per lasciare spazio vuoto ci fosse un elenco di pagine, tra cui la mia, ma anche alcune che non avevano un collegamento, come “Ogni Giorno Ha Bisogno di Bellezza”. Le pagine avevano in comune alcune parole chiave: potevano avere “bisogno”, “mau” appunto, “sign” La mia ipotesi è che quello sia il modo per mandare un unico messaggio a più persone (ed è per quello che ho lasciato in chiaro il link phishing, tanto non ci dovrebbero essere dati miei), ma non capisco la mancanza di alcuni link…

Ad ogni buon conto, ho segnalato il post a Meta. Risposta, dopo qualche giorno:

Your report
Today at 4:06 PM
To keep our review process as fair as possible, we use the same set of Community Standards to review all reports.
We’ve taken a look and found that this content doesn’t go against our Community Standards.
We understand that this might be upsetting so we recommend exploring the options available to control what you see.
You can also request a review within 180 days if you disagree with the decision to not take this down.

Direi che questo la dice lunga su quanto Zuckerberg sia interessato a bloccare questi phishing.

Perché non fidarsi delle AI generative, parte N

come ChatGPT sbaglia Se volete chiacchierare con una AI, non ci sono problemi. Se volete trovare la risposta a una domanda matematica, io ci starei attento. Nella figura qui sopra vedete l’incipit della risposta di ChatGPT alla domanda “49 + 610 + 320 è primo? Come lo posso dimostrare?”. Se andate su Quora potete cliccare e leggere tutto il suo “ragionamento”.
Peccato che quel numero non sia un multiplo di 13. Probabilmente il metodo predittivo aveva un bias verso certi numeri. Lo si vede fin dall’inizio, quando scrive «We can start by noting that [math]4^2 \equiv 1 \pmod{13}[/math]»: quattro al quadrato fa 16, che chiaramente è congruo a 3 modulo 13 e non a 1. Insomma, evitate di usarlo se volete barare sui compiti a casa: ci sono siti molto più accurati :-)

lo spam arriva via messaggi dal blog

logo ivisa

Il logo iVisa (dal sito istituzionale)

Come dovreste sapere se leggete il mio blog o entrate sul mio sito, ho un form che permette di mandarmi un’email se volete dirmi qualcosa. In genere ricevo un messaggio al mese o giù di lì, non è che ci sia una ressa per chiedermi cose per mia fortuna; in metà dei casi rispondo “no grazie”, nell’altra metà do le poche informazioni che ho.
Però stanotte mi è arrivato un messaggio intitolato “Partner with iVisa – Guest Post Program” che comincia con

My name is Sophie Lawrence. I am an Outreach Specialist from ivisa.com.
We are looking for websites like xmau.com to join our Guest Post program!

Per i diversamente anglofoni: se scrivessi post pubblicitari per loro mi darebbero dei soldi. Non che mi sogni di fare nulla del genere, e ovviamente non risponderò nemmeno. Quello che mi preoccupa è che l’indirizzo del form sia finito in qualche spam farm, e quindi debba cambiarlo (io sono pigro, lo sapete). Del resto il fatto stesso che la signora o signorina Sophie Lawrence mi scriva in inglese mi fa pensare che non sappia nemmeno di che tratti il mio blog…