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matematto non praticante

donazioni Wikipedia (e Wikimedia): dove vanno?

Vi siete scocciati di vedere regolarmente quei banneroni che invitano più o meno gentilmente a fare una donazione per Wikipedia? Non siete i soli. (Ah, un trucchetto: se consultate Wikipedia come utenti registrati, potete chiudere il banner e almeno in teoria non vederlo più… almeno fino alla prossima campagna di fundraising).

Quello che però molti non sanno è che quei soldi non vanno a Wikimedia Italia né a Wikipedia in italiano (o tanto meno a chi ci scrive su). Detto in altri termini: se siete convinti che Wikipedia in italiano faccia schifo e quella in inglese sia fatta molto meglio potete continuare a donare senza problemi :-) I soldi vanno infatti direttamente alla Wikimedia Foundation (gli americani, insomma) che li usa per pagare i server dove gira Wikipedia, le connessioni (che sono la parte più costosa…), i suoi dipendenti; inoltre con quei soldi vengono fatti progetti vari soprattutto nelle zone più povere del mondo, dove anche con tutta la buona volontà soldi “locali” non ce ne sono; infine possono venire dati a progetti specifici; per esempio ci sono contributi per le varie Wikimania, compresa quella dell’anno scorso a Esino Lario.

Anche Wikimedia Italia accetta con gioia donazioni: c’è una pagina apposta sul sito. I soldi ricevuti, come anche quelli di chi ha scelto di destinarle il 5 per mille, servono per gli scopi associativi e paradossalmente non servono direttamente a Wikipedia: poi è chiaro che se si promuove una maratona di creazione voci il vantaggio per l’enciclopedia c’è lo stesso. Una differenza maggiore è che le cosiddette “donazioni liberali” a Wikimedia Italia, se fatte con tutti i crismi, sono deducibili dalle tasse, mentre quelle alla Wikimedia Foundation, cioè “a Wikipedia” non lo sono.

Detto tutto questo, voglio rassicurare chi per principio è contrario a Wikipedia. Se non la usate, non vi accorgerete delle richieste di soldi: non facciamo pubblicità in giro…

Sondaggi

Io non ho mai capito vene come funzionino i sondaggi di Google Opinion Rewards, e soprattutto perché a volte la schermata iniziale mi appaia in italiano e altre volte in inglese. Non che la cosa mi cambi molto, ma è curioso che Google non riesca a decidere quale sia la lingua da associare al mio telefonino.

Ma stavolta mi pare abbia esagerato: che senso ha scrivermi in neerlandese? Che poi era anche mattina presto, ero mezzo addormentato e così ho letto male e indicato il mio reddito personale e non quello familiare come richiesto :-(

_Val più la pratica_ (libro)

Andrea De Benedetti è sabaudo. E quindi non può fare a meno di terminare questa sua pseudogrammatica (Andrea De Benedetti, Val più la pratica : Piccola grammatica immorale della lingua italiana, Laterza maggio 2014 [2010], pag. 187, € 8,50, ISBN 9788858113745) facendo notare come il piemontesismo “solo più” ha un significato ben diverso dal semplice “solo”, come del resto noi nativi sappiamo bene ma la cricca dei grammatici continua a negare. A parte la battuta, il testo è molto bello, non solo perché ha un approccio più descrittivista che prescrittivista a regole e regolette – e soprattutto a quel mischione che è l’analisi logica – ma perché porta man mano il lettore a scoprire qual è il concetto contemporaneo di grammatica tra gli studiosi, concetto che non è ancora percolato tra gli insegnanti e tanto meno tra gli studenti. Quanti di voi hanno studiato il sistema valenziale dei verbi?
Se mi è concesso un appunto, io sarei stato ancora più indulgente col povero Trapattoni. È vero, il suo periodare si regge su un equilibrio assai creativo, ma il significato dell’esempio che è postato nel libro è sufficientemente chiaro anche a chi come me non è certo un esperto calciofilo.

Statistiche del sito per settembre 2017

Il sito xmau.com a settembre ha recuperato visite e pagine (47.328 e 94.989 rispettivamente), ma soprattutto visitatori unici (25.464, il massimo da febbraio). La top 5 vede sempre stupri ed emergenze, più tre post del mese:

  1. Stupri di serie A e di serie B: 3202 visite
  2. Codice 1000: 968 visite
  3. La fabbrica delle bufale: 674 visite
  4. Aggiornamenti a metà: 648 visite
  5. Un asteroide ci seppellirà: 486 visite

Tra i referrer, a parte i 591 di Facebook mobile e i 67 di quello desktop, spiccano i 66 da Digito Ergo Sum e i 49 da un post di Wittgenstein che ha un referrer a un mio post.

Per quanto riguarda gli hit, telem032 ne ha 320, ma fortune/luke.2.txt si difende bene con 96.

Fakebook (ma anche Google Fake)

Ricordate che sei mesi fa Facebook aveva fatto partire un progetto per segnalare le notizie “contestate”? (non si può dire “fake news”, perché poi qualcuno si mette a piangere e si lamenta perché viene dato un giudizio di merito sulla sua meritoria opera). Anche Google News si era subito accodata.

Beh, a quanto afferma il Guardian le cose non stanno andando bene come si vorrebbe. Nel caso dell’attentato di Las Vegas i due giganti hanno messo tra le loro breaking news la “notizia” che lo sparatore era un “registered Democrat” (cioè non solo simpatizzante ma anche votante alle primarie) che aveva attaccato le politiche di Donald Trump. Insomma, i famosi algoritmi non sembrano funzionare così bene… ma del resto anche Enrico Mentana non ha ancora smentito la sua affermazione secondo cui «A quanto pare c’è davvero l’Isis dietro la strage di Las Vegas». Che pretendiamo?

Bici contromano

Ci sono soluzioni creative per far andare le biciclette contromano, come le “strisce clandestine” periodicamente disegnate sul cavalcavia Bussa (iniziativa inutile, perché al fondo del cavalcavia si rimane comunuque bloccati; ma tutta quella pista ciclabile non ha senso), e ci sono soluzioni con l’imprimatur del comune, come quella che dalla fine di settembre permette di andare contromano con la bici in un tratto di via Brera.

Il punto è che una soluzione del genere serve a poco o nulla, se non a rendere lecito quello che veniva fatto già prima. Sarebbe bello che fosse un esperimento e che si partisse davvero a lasciare andare le bici contromano nelle strade che lo permettono (non certo quelle di scorrimento, né quelle troppo strette: se il problema è il limite a 30 allora che è necessario, ci sono molti tratti in cui lo si può fare). Ma non credo sarà così.

Catalogna

Non parlo della liceità del referendum catalano né del diritto all’autodeterminazione, perché non ne so abbastanza neppure per dare un’opinione disinformata come mio solito. Noto però che Mariano Rajoy con la sua voglia di mostrare i muscoli è riuscito a convincere molti catalani dubbiosi ad andare a votare sì: la mia impressione è che se avesse tenuto un profilo più basso il numero di votanti sarebbe stato inferiore, pur contando coloro che a votare non ci sono potuti andare causa polizia che ha chiuso i seggi. (Nota a margine: stamattina sulla filocatalana Radio Popolare il commentatore da Barcellona ha fatto notare complottisticamente che a Badalona, città catalana dove il PSOE ha una forte maggioranza e che quindi si presume meno indipendentista, la polizia mica è arrivata. Mavalà? Se hai deciso di fare un’azione di forza e non hai risorse per farla dappertutto, dove ti metti a farla, secondo te?)

Ma quello che mi stupisce di più è il profilo davvero basso tenuto dalla UE. Quello che io mi sarei aspettato era un’affermazione tipo “Non entriamo nelle questioni nazionali, ma ci teniamo a ricordare che una nuova entità nazionale non può essere automaticamente parte dell’Unione Europea, e quindi occorre una procedura formale di adesione che veda l’assenso di tutte le altre nazioni”. Perché poi è questo che capiterà, anche se buona parte di chi ha votato per l’indipendenza non lo sa. Immagino che gli alti vertici indipendentisti catalani lo sappiano perfettamente, ma o giocano d’azzardo per avere un’autonomia ancora più ampia, tipo quella scozzese con unione delle corone, oppure sperano in qualche miracolo non meglio identificato. In definitiva, una brutta storia.