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matematto non praticante

I, AI (libro)

copertina [Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
L’idea alla base di questo libro è carina: cosa succederebbe se un’intelligenza artificiale diventasse autocoscienze? Cosa potrebbe fare lui (John Bott, AI, vede sé stesso come un maschio), e quali errori commetterebbe, dato che in fin dei conti tutta la sua conoscenza degli esseri umani è giocoforza teorica? E già che ci siamo, come interagirebbe con l’umanità e con gli altri programmi per computer? Sfortunatamente lo stile di scrittura di Hailey è davvero pesante: i dialoghi sono spesso stereotipali (forse anche perché gli altri personaggi lo sono); i pensieri di John Bott sembrano tratti di peso da un manuale scolastico. Insomma, non penso che leggerò il seguito, nonostante il cliffhanger carino alla fine.

(J. A. Hailey, I, AI, autoprodotto 2023, pag. 212, € 0,91, ISBN cartaceo 9798223812142)
Voto: 2/5

Gatta da riporto

gattina ed elastico La nostra gatta Annika ama gli elastici per capelli di Cecilia, e li ruba non appena può (cioè quasi sempre, ma questa è un’altra storia) per giocarci. Il fatto è che arriva vicino a te, posa l’elastico e ti guarda. Tu prendi l’elastico, lo lanci, lei corre a tutta birra a prenderlo e te lo riporta. Manco fosse un cane. (In effetti non scodinzola)

(immagine generata da Fooocus)

Burocrazie italiane

- A inizio ottobre ci arriva una comunicazione dalla scuola di Cecilia che avvisa che entro fine mese chi pensa di essere candidabile per il “Progetto didattico sperimentale Studente-atleta di alto livello”, che permette di “conciliare il percorso scolastico con quello agonistico attraverso la formulazione di un Percorso Formativo Personalizzato (PFP)”, può fare domanda, presentando l’apposita documentazione ufficiale.

Cecilia in effetti è stata finalista nazionale di trampolino elastico per la sua categoria, quindi ho chiesto alla palestra che chiedesse a Federginnastica la documentazione. Evidentemente è stata una richiesta molto complicata, visto che ci hanno messo più di un mese per fornirmela, ed è arrivata una settimana dopo la scadenza. Io l’ho inviata lo stesso alla scuola (che avevo avvisato in precedenza), per la serie “a qualcosa magari serve”. Stamattina (22 febbraio) mi è arrivato l’accoglimento della domanda.

Guardando il sito del ministero, ho scoperto che le domande dovevano arrivare a loro entro il 31 gennaio (e quindi tre settimane fa). Capisco che le scuole mettano apposta date anticipate perché i genitori si dimenticano di tutto, ma tre mesi mi paiono un po’ tanti. Non è di questo però che vorrei parlare. Il suddetto PFP, almeno per quanto avevo capito, consiste fondamentalmente nell’avere interrogazioni programmate, in modo da conciliare gli allenamenti sportivi con lo studio. Per fortuna Cecilia non ha di questi problemi, almeno al momento. Ma che senso ha che un progetto per l’anno scolastico 2023-24 parta a fine febbraio? Qualcuno presume forse che ci si alleni solo in primavera?

Rimestare nel torbido

A fine mese scade l’accordo per il lavoro agile. La mia ancora per poco grande azienda tace. (Con ogni probabilità ci diranno all’ultimo momento che prolungano unilateralmente per qualche mese le modalità, finché l’azienda non verrà spezzata in due; l’accordo che avevamo firmato lo prevede)

Ieri, nel social network aziendale interno, un po’ di persone si sono lamentate perché (cito testualmente)

(provenienza territorio , precisamente sede di Bologna) “ieri le RSU territoriali hanno fatto delle riunioni illustrando ai colleghi le evoluzioni del LA in TIM per i prossimi 6 mesi. […] E’ stato reso noto che i sindacati hanno rifiutato la proposta dell’azienda di un modello mensile 4 in sede, resto dei gg in Agile pianificabili con poche regole che consentivano un riempimento controllato delle sedi. Le motivazioni sono legate alla penalizzazione dell’indotto e dal fatto che questo modello poteva nascondere un piano di riduzione di orario come modello futuro. A domanda precisa è stato detto che il sindacato non ha presentato proposte di modelli evolutivi del LA e che per loro il modello attuale è quello che coniuga meglio le esigenze aziendali e private”.

Anche immaginando che la mia azienda fosse stata così pazza da proporre un accordo del genere – per dire, l’ultimo accordo apparentemente aveva aumentato i giorni di lavoro agile ma in pratica aumentava invece i giorni di lavoro in sede – ovviamente non c’è stato nulla di tutto questo, per la banale ragione che non c’è stato nessun incontro nazionale azienda-sindacato sul tema. Del resto, un banale reality check avrebbe dovuto far pensare che non è che una notizia del genere arrivi da una riunione sindacale (di che sindacato, poi?) territoriale, mentre nelle altre regioni non si sa nulla. Quello che è successo è che una qualche sigla ha pensato di sfruttare il nervosismo dei lavoratori per buttare merda, ben sapendo che le smentite lasciano il tempo che trovano. Non so, mi pare di essere uno dei polli di Renzo.

(immagine da FreeSVG)

«54 milioni di italiani, sostanzialmente quasi tutti»

Nel 2023 a 54 milioni di italiani, sostanzialmente quasi a tutti, è capitato di essere fermati per strada, ad una manifestazione, ad un evento sportivo, (e persino all’inaugurazione della Scala) dalle forze dell’ordine e di essere identificati. Capisco che a Repubblica vogliono far vedere che sanno che in Italia siamo quasi 60 milioni. Ma non capisco come sia possibile partire da 53.833.736 identificazioni fatte nel 2023 e stabilire che “quasi tutti gli italiani” sono stati fermati per strada e identificati: basterebbe per esempio notare che è improbabile che un minorenne (che non è neppur detto abbia una carta d’identità…) sia stato identificato, e otterremmo che tutti gli italiani, e anche qualcuno che italiano non è, sono stati identificati.

Naturalmente la differenza è che una persona può essere identificata più volte: anche senza considerare chi va alle manifestazioni ed è subito attenzionato dalla Digos, immagino che la polstrada fermi più volte un autista che percorre più di 100000 km l’anno per strada. Peccato che questa differenza non venga colta…

Identificazioni

Piantedosi: «”É capitato pure a me nella vita di essere identificato, non è un dato che comprime una qualche libertà personale”». Almeno in uno stato di polizia.

MATEMATICA – Lezione 2: La logica matematica

copertina volume 2 La matematica ha scippato la logica alla filosofia: tutta la teoria faticosamente costruita da Aristotele e raffinata nel medioevo dalla Scolastica è stata assorbita da un insieme di formule matematiche che fanno paura a chi ci si avvicina per la prima volta. Ma le cose non stanno proprio così: anzi la matematica ha permesso di recuperare la dialettica degli stoici che era stata obnubilata nei secoli dal corpus dello Stagirita fino a che Augustus De Morgan e George Boole la reinventarono praticamente da zero. Non contiamo poi il fatto che alla fine i logici matematici guardano dall’alto in basso i matematici volgari, dicendo di essere molto migliori tanto che la matematica ormai si fonda sulla logica. (Parliamone…)

Paolo Caressa ci racconta la storia della logica: dai sillogismi aristotelici, passando con un rapido ripasso della teoria degli insiemi, ai diagrammi di Eulero-Venn; dalla classificazione dei sillogismi alle fallacie logiche, arrivando al calcolo dei predicati, con il modo per costruire qualcosa di nuovo (congiunzione, disgiunzione e negazione di predicati) e le tabelle di verità, oltre ai paradossi ad esso collegati se non si sta attenti. Caressa termina con il calcolo dei predicati del prim’ordine, fermandosi a un passo dalla dimostrazione del teorema di incompletezza di Gödel che in effetti sarebbe stato un po’ esagerato in questo contesto.

Nelle rubriche fisse, Sara Zucchini parla di Archimede, senza dubbio il più grande matematico dell’antichità non foss’altro che perché è stato sia teorico che sperimentale, e i miei giochini matematici seguono anch’essi il tema della logica.

Paolo Caressa, Matematica – Lezione 2: La logica matematica, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale

Errata:
Pagina 139, problema 1, ultima frase: Pertanto la banconota si deve trovare nella seconda busta.

Trovate le differenze

rosa luterana Ieri mattina ho cantato al culto luterano alla Chiesa Cristiana Protestante in Milano, in occasione dell’ingresso del nuovo pastore (https://www.ccp-milano.it/wp-content/uploads/go-x/u/832a25e7-aa1c-4d41-8f9d-74a146ed327f/Mt4_1-11-18-02-24-ital-Kfuchs.pdf”>qui il testo della sua predica :-) ) Dal punto di vista teologico, ci sono due pastori, uno appunto luterano e uno zwingliano, ma – visto che entrambe le chiese riformate aderiscono alla Concordia di Leuenberg – dal punto di vista dei fedeli non cambia molto chi celebra il culto.

Io avevo sempre cantato a culti zwingliani, e devo dire che sono rimasto spiazzato. Mi sono trovato il Credo degli apostoli, con l’unica differenza che si crede nella santa chiesa cristiana e non cattolica :-); mi sono trovato un prefazio seguito dal Sanctus e dalla consacrazione con le stesse parole cattoliche (in effetti per Lutero la presenza di Cristo nel pane e vino è reale, a parte le definizioni filosofiche che tanto non conosco). La comunione è naturalmente sotto le due specie, ma ormai può capitare anche in una messa cattolica; la vera differenza è che tutti avevano un bicchierino col vino, bicchiere che poi è stato ovviamente recuperato. Occhei, non si è cominciata la Quaresima ma la Passione, però il vangelo è stato esattamente quello delle tentazioni; addirittura c’era un drappo viola. Addirittura il celebrante cantava la messa con qualcosa che assomigliava al gregoriano, anche se l’innario lo trascriveva su un pentagramma e non su un tetragramma.

Non entro nelle questioni teologiche: ma garantisco che sembrava quasi di trovarsi semplicemente a un rito diverso, un po’ come quello ambrosiano. Se uno pensa alle guerre di religione dei secoli scorsi, rimane davvero basito.

(immagine della Rosa di Lutero di Daniel Csörföly, da Wikimedia Commons, CC-BY-SA 3.0 Unported)