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matematto non praticante

Quizzino della domenica: serpenti di fiammiferi

Un serpente di fiammiferi è come quello mostrato in alto nella figura qui sotto: tre fiammiferi connessi ad angolo retto che non formano una U (ma il serpente può essere ruotato e riflesso). Dovete eliminare tutti i fiammiferi delle due figure per mezzo di una serie di mosse di questo tipo: si ruota di 90 gradi un fiammifero facendo perno su un suo estremo, e si toglie un serpente. Siete pronti?

il serpente e due figure

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p645.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Tadao Kitazawa, da Arithmetical, Geometrical and Combinatorial Puzzles from Japan, pagina 94.)


The Infinite (libro)

Come forse sapete, il concetto di infinito oscilla da millenni tra la filosofia (meglio, la metafisica) e la matematica. In questo libro Moore sceglie di avvicinarsi di più alla metafisica. Questo non significa che non ci sia matematica nel testo, anzi: però il suo approccio fa entrare in gioco filosofi come Spinoza, Hegel e Nietzsche che con la parte matematica hanno ben poco a che fare. La lettura è insomma consigliata a chi vuole avere una visione a 360 gradi dei problemi che il concetto di infinito ci dà (e magari ripassare un po’ di filosofia…)

(A.W. Moore, The Infinite, Routledge 2018³, pag. 332, $39,99, ISBN 9781138504257)
Voto: 4/5

Aspettando le AI

Ieri ho trovato su Facebook questa vignetta, con la didascalia “When you geti it, pass it on”. Come nella pessima abitudine della rete, non c’era uno straccio di attribuzione: è stato abbastanza complicato scoprire che è una vignetta di Leigh Rubin del 2002 che è stata ricolorata (l’ho trovata solo qui: il sito di Rubes esiste, ma non contiene vignette così vecchie). La vignetta aveva anche una didascalia che spiegava la situazione: se non l’avete capita e volete ancora sbattere la testa, smettete di leggere e soprattutto non cliccate qui.

Senza didascalia in effetti ci ho messo un istante a capirla, nonostante il contesto mi fosse chiaro. Abbiamo i personaggi del Mago di Oz che mangiano il gelato, e l’unico che lo fa con piacere è lo Spaventapasseri… perché non soffre di “brain freeze”, non avendo il cervello. Tra l’altro ieri ho scoperto anche che la sensazione di dolore gelido che si ha quando si lecca troppo velocemente un gelato non è ubiqua, e molta gente quindi non ha proprio idea del motivo per cui gli altri personaggi hanno quell’espressione. Ma parliamo appunto di intelligenze artificiali. Descrivere la vignetta è molto semplice: “quattro personaggi sono seduti su una panchina con un gelato, uno è felice ma gli altri no”. Probabilmente la AI potrebbe riconoscere che il personaggio felice è uno spaventapasseri (a meno che non creda che neppure chi ha ideato la vignetta sappia disegnare le mani…) e capire che i quattro personaggi sono quelli di Oz, anche se manca Toto. Ma riuscirà a fare il passaggio logico del dolore in mezzo al cranio, senza uno specifico addestramento? (Nel senso che vale dargli in pasto i libri di Baum e i testi che raccontano del dolore alla testa, ma non vale dirgli di combinare le cose) Io ne dubito, e spero di far bene perché altrimenti c’è da preoccuparsi sì: in fin dei conti i modelli attuali LLM cercano correlazioni all’interno di basi dati enormi, ma Oz e brain freeze non dovrebbero averne tante… ed è in fin dei conti quello il motivo per cui chi riesce a trovare la correlazione poi ride.

Buon asciugamano a tutti!

io e il mio asciugamano Avete presente quei memi “Di’ che sei X senza dire che sei X”? Ecco. Ho il triste sospetto che farsi la foto con l’asciugamano il 25 maggio sia un modo per dire di essere un boomer senza dire di essere un boomer. (Conosco qualche rarissimo GenX che può farlo, ma sono appunto una minoranza). In effetti Douglas Adams è completamente sparito dai radar, almeno in Italia: non so se perché quel tipo di umorismo è fuori moda, perché le traduzioni italiane dei suoi libri (soprattutto il ciclo di Dirk Gently) non sono sempre state il massimo, o semplicemente perché a nessuno è venuto in mente di riproporlo.

Ma tanto i miei ventun lettori mi conoscono: continuo tranquillo per la mia strada :-) (col capello corto perché è la stagione del taglio estivo)

Hinton (libro)

copertina Conoscevo già la storia di Hinton e dei suoi tentativi di visualizzare la quarta dimensione in modo non proprio ortodosso: ma comunque viene raccontata nella parte introduttiva del libro. Sapevo anche che questo è un romanzo e non un saggio. Però non ce l’ho proprio fatta a terminare di leggerlo. Sono arrivato a prezzo di enormi sforzi a pagina 80 senza capire esattamente dove Blacklock volesse andare a parare: anche il punto meno noioso per me, quello delle varie mappe del percorso in mare, era piuttosto oscuro. Alla fine ho deciso di esercitare il diritto sovrano del lettore: tanto libri da leggere ne ho finché voglio.

(Mark Blacklock, Hinton, Granta 2021, pag. 304, € 10,48, ISBN 9781783785216)
Voto: 1/5

Daniele Minotti

Non posso dire di essere stato un amico di Daniele. Ci siamo visti una volta (per caso, al Salone del Libro), ed era qualche anno che non ci si sentiva anche se in fin dei conti quando sono a Chiavari ero a una dozzina di chilometri di distanza da dove stava.
Però ci si conosceva virtualmente dallo scorso millennio: Daniele è stato uno dei primi avvocati a capire che la Rete avrebbe cambiato le regole del gioco (ma non il gioco: il diritto resta diritto) e ha cominciato a sfruttare il nuovo mezzo (compresi un po’ di scazzi con altre persone, ma stando su FriendFeed era il minimo sindacale ;-) ). Aveva anche radunato un “manuale di sopravvivenza giuridica per blogger”, il Minottino, che fortunatamente non mi è mai servito…

Quanto ci costa la cultura

la finta fontana di Trevi in Brasile

no, non è quella vera

Nel silenzio generale, il mese scorso è stato approvato il D.M. 161 11/04/2023 del Ministero della Cultura, “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. In pratica, se uno vuole fare una foto di un monumento (non sotto copyright), magari per una pubblicazione accademica, dovrà sganciare un discreto numero di euro al MiC: euro che forse – ma non è detto – basteranno per pagare i funzionari che dovranno far girare tutta la trafila burocratica. Il tutto cercando di convincere il volgo che ce lo chiede l’Europa, dato che il decreto recita tra l’altro

«VISTA la Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE, recepita mediante il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177»

Il tariffario è assurdo: non lo diciamo noi di Wikimedia Italia ma l’Associazione Italiana Biblioteche, che nota come per esempio chiedere copie digitali costi il triplo delle stesse copie (nel senso di avere la stessa risoluzione) stampate. Ma soprattutto è un ulteriore tassello per impedire di pubblicizzare i nostri beni culturali. Questo non lo pensa solo il governo: in questi giorni il tribunale di Firenze ha sentenziato che non si può usare l’immagine del David di Michelangelo senza autorizzazione e senza aver pagato i diritti (occhei, in questo caso il tariffario dice 20000 euro: il funzionario se lo pagano), con un ulteriore esborso di 30000 euro per l’editore che «ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale». Non che io capisca perché quei soldi debbano andare alla Galleria dell’Accademia e non a un eventuale fondo statale, ma tant’è.

Mi chiedo solo cosa faranno adesso con la copia della Fontana di Trevi costruita in Brasile… altro che Totò!

I complottisti dell’acqua

Ci sono i complottisti che affermano che le piogge sul percorso del Giro d’Italia sono dovute agli aerei che fanno le riprese dall’alto. Poi c’è una categoria che afferma che l’alluvione in Romagna è stata causata dallo svuotamento delle dighe di Ridracoli e di Quarto, e soprattutto lo “dimostra con i numeri“.

È non solo inutile ma nocivo rispondere a questi tweet, anche se basterebbe mostrare il grafico del riempimento della diga che si trova nel sito subito dopo gli screenshot per vedere che la diga era a tappo da inizio mese e quindi non avrebbero potuto “parzialmente svuotarla con anticipo”, perché con il loro stesso ragionamento avrebbero causato l’alluvione in anticipo; e del resto anche Predappio sarebbe stata sott’acqua, come e più di Lugo e dintorni.

Qui mi limito a far notare alcuni dati. Nell’immagine di destra del tweet si parla di una portata di sfioro di 16 m³/sec, che – ammesso sia rimasta costante nelle 24 ore – dà circa 1 milione e mezzo di metri cubi in un giorno. Per fare un confronto, l’onda tracimata dal Vajont (sempre “per cause naturali”, come ha detto Sallusti), è stata quindici volte maggiore in un tempo molto più breve. (Parto dall’assunto – che non so se sia vero – che la portata di sfioro sia indipendente dal deflusso, partendo dai dati di marzo che ho trovato su Internet Archive; altrimenti i numeri sarebbero ancora più risibili).

Insomma siamo davanti all’ennesimo esempio dell’anumerismo di cui parlavo la settimana scorsa. Solo che in questo caso probabilmente siamo a un livello ancora peggiore: basta la presenza di numeri qualunque perché qualcuno affermi che gli danno ragione, perché evidentemente il loro status è sufficiente.

Aggiornamento: mi dicono che in realtà c’è stato un parziale svuotamento (per la prima volta nella sua storia…) della diga nei giorni precedenti. Quindi o i complottardi sono in malafede o hanno problemi non solo con i numeri.