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articoli musicali

Torno a cantare col coro

locandina del concerto Domenica 7 canto con la Mailänder Kantorei, il coro della chiesa protestante a Milano. Il concerto, per la parte che riguarda noi (c’è anche un pezzo strumentale) consiste nella messa in sol maggiore di Schubert e nella cantata numero 4 di Johann Sebastian Bach: entrambe opere giovanili, Schubert ha composto quella messa a diciott’anni…

La messa, a parte i problemi di cantare il latino alla tedesca, è stranamente veloce. Chi è abituato a sentire messe dove si va avanti per un minuto su una singola frase delle preghiere ripetuta più volte trova strano che alcune frasi siano divise tra maschi e femmine per accelerare il tutto. Musicalmente spesso le voci restano sulla stessa nota, lasciando agli strumenti il compito di fare armonie più o meno strane. La cantata è indubbiamente più interessante. Il ventiduenne Bach mette una quantità di cromatismi incredibile per chi pensa alla musica barocca (ma era ancora giovane, ed è più facile comporre in questo modo). Ma soprattutto la parte più divertente è che l’inno luterano Christ lag in Todesbanden (se il mio tedesco non è del tutto rovinato, Cristo giaceva nei lenzuoli della morte) è per l’appunto un inno pasquale, e deriva dalla sequenza liturgica pasquale Victimae Paschali Laudes. Mentre la studiavamo, a un certo punto mi sono accorto che un tema non mi suonava nuovo: era appunto il Victimae, che troviamo più o meno ovunque a rincorrersi tra le voci, oppure in augmentatio, come nel primo versus dove i soprani entrano con calma e lo cantano moooolto lentamente. Diciamo che è divertente da cantare!

I Beatles e gli arrangiamenti

la copertina del singolo cantato da Gerry and the Pacemakers I Beatles si sono formati nelle lunghissime sessioni di Amburgo, dove toccava loro supnare per ore consecutivamente. Questo significava allungare a dismisura i brani, manco facessero jam session jazz; ma significava cercare tutti i nuovi brani americani sconosciuti e riarrangiarli per la loro formazione, che per esempio prevedeva cori maschili che non erano di moda (tanto che spesso pigliavano brani Motown per gruppi femminili: pensate a Please Mr Postman, per esempio, o addirittura Boys a cui non hanno nemmeno cambiato il testo).

Tutto questo lavoro ha fatto sì che i Beatles diventassero degli esperti arrangiatori, pur non avendo un’educazione musicale formale. Prendiamo per esempio How Do You Do It?, che George Martin voleva fosse il primo singolo dei Beatles salvo poi decidere di pubblicare Love Me Do (ma quella è un’altra storia, che racconterò prima o poi). Mitch Murray aveva composto il brano, e questo dovrebbe essere l’arrangiamento da lui pensato. I Beatles hanno preso il brano, l’hanno odiato, ma hanno fatto comunque il loro compitino: qui sentite la versione da loro registrata. È chiaro che non avevano nessuna voglia: basta sentire la voce di John e confrontarla per esempio con la sua prova in Ain’t She Sweet?. Ma se fate attenzione all’arrangiamento, è parecchio diverso da (e a mio parere migliore di) quello originale. Lo stacchetto alla fine del ritornello per esempio non è nulla di che, ma dà un colore diverso a tutto il brano che diventa più roccheggiante. Certo, potrebbe esserci stato lo zampino di George Martin, ma ho dei forti dubbi, sia per la sua formazione classica che per il suo lavoro in Parlphone che era più legato a novelty songs (pensate per esempio ai Goonies). E quando Gerry and the Pacemakers portarono il brano in cima alle classifiche, sfruttando l’onda lunga beatlesiana, l’arrangiamento è stato quello dei nostri…

PS: Mitch Murray poi ebbe un hit con Down Came the Rain, un’altra novelty song che forse conoscete in questa versione…

Ultimo aggiornamento: 2024-03-15 16:32