Archivi annuali: 2021

Occorrerebbe un vaccino contro l’innumeracy

Non credo sia una consolazione sapere che la sospensione delle vaccinazioni con AstraZeneca non sia avvenuta solo in Italia ma anche in mezza Europa, a partire da Francia e Germania. Il tutto mentre EMA, che dovrebbe essere l’organismo che si occupa dei temi medici, si limita a scrivere comunicati e aspetta giovedì prima di riunirsi, probabilmente per la balzana idea di far credere che non c’è nulla da preoccuparsi.

Ma c’è da preoccuparsi? Se guardiamo i numeri, no. Sia BBC che Financial Times fanno notare che il numero di casi avversi è intorno a 40 rispetto a 17 milioni di inoculazioni, molto meno di quanto ci si potrebbe aspettare statisticamente in una popolazione di pari numerosità. Il “molto meno” non significa molto, perché probabilmente molti casi non sono rilevati. (Ah, non è un caso che io non abbia citato giornali italiani). È però vero che in Germania, riporta Marco Cattaneo, ci sono stati 7 casi di trombosi associata a un numero basso di piastrine: in questo caso l’incidenza (6 casi sul milione) sarebbe il doppio di quanto previsto, e quindi può avere senso verificare se è solo una fluttuazione statistica o c’è qualcosa di più serio. (Ma è anche vero che negli USA si sono verificati casi simili con Moderna e Biontech, e i loro dati sono nella media dei casi che ci si potrebbe aspettare).

È giusto e doveroso fare verifiche. È un po’ meno giusto bloccare a priorio con numeri cosi bassi, che come dicevo potrebbero essere semplici fluttuazioni statistiche. È molto meno giusto che a bloccare non siano state le autorità farmacologiche ma i singoli governi, quando non addirittura i magistrati. Capisco che già il calcolo delle probabilità non è una cosa che ci viene naturale, e la statistica è ancora peggio, ma pensate a quello che succederebbe se – visti i casi di incidenti stradali – si decidesse di imporre un limite di velocità di 30 km/h su tutte le vie cittadine… Il tutto tralasciando la solita disinformazione, che punta sui titoloni a nove colonne anziché cercare di spiegare oggettivamente quello che potrebbe succedere. Ma questa è una lotta che ormai abbiamo perso da anni.

Ultimo aggiornamento: 2021-03-16 12:27

corse esponenziali

«correre un chilometraggio giornaliero con incremento esponenziale»??Edoardo Leotta mi segnala questo articolo. (Io non l’avrei mai trovato, posso camminare abbastanza a lungo ma non corro per più di cinquanta metri di fila).

Come potete leggere nel catenaccio dell’articolo, l’esploratore gallese Sean Conway – immagino nessuna parentela con il defunto matematico John – ha deciso di fare una sfida a sé stesso. Cito dal sito:

Ecco perché Sean Conway ha deciso di aprire l’anno nuovo con una sfida che lo ha portato a correre un chilometraggio giornaliero con incremento esponenziale. Il primo giorno di gennaio 1 km, il secondo 2 km, il terzo 3 km e così via, fino ad arrivare a 31 km nell’ultimo giorno del mese.

(poi oltre a correre faceva tante altre cose, ma usciamo fuori dal seminato.) Come potete vedere, l’incremento è stato lineare, non esponenziale, nonostante tutti i grassetti inseriti. D’altra parte, pensavo che dopo un anno di pandemia fosse chiaro che la crescita esponenziale cresce tanto (stavolta il grassetto è mio). Per dire, anche aumentando ogni giorno solo del 20% la distanza percorsa e partendo da 1 km, alla fine del mese bisognerebbe correre per 237 km e rotti… Niente, non ce la fanno proprio.

Quizzino della domenica: nascondere l’età

Mirella, la moglie del mio amico Aldo, non è certo anziana, anzi: è nata dopo la caduta del Muro di Berlino. Però ha già la civetteria di non voler dire la sua età. Esattamente un anno fa, il 14 marzo 2020, un comune amico le ha chiesto quanti anni avesse nel primo meeting Zoom dopo il lockdown. Lei ha risposto “Oh, ho solo un anno! Io festeggio il mio compleanno solo quando cade nel giorno giusto della settimana, e finora è capitato una sola volta…” In che giorno è nata Mirella?


14 marzo

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p505.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Hugo Steinhaus, One Hundred Problems in Elementary Mathematics, n. 53; immagine da freesvg.org)


Numeri (libro)

copertina La didattica della matematica è un tema piuttosto importante, come ben sa chiunque abbia dei figli alle prese con lo studio della materia. Il problema è che non è affatto semplice trovare un modo per mantenere desta l’attenzione di una ventina di ragazzi su temi che a loro interessano poco o nulla. Questo libro (Bruno D’Amore e Paolo Oliva, Numeri : Teoria, storia, curiosità, giochi e didattica nel mondo dei numeri, Franco Angeli 1994, pag. 336, ISBN 9788820488253) ha ormai un quarto di secolo ed è fuori catalogo, ma direi che l’approccio seguito è ancora attuale. Il tema, cioè i numeri, viene declinato secondo cinque strade diverse: Teoria, Storia, Approfondimento, Curiosità e giochi, Didattica. La cosa interessante è che i vari sottotemi si mischiano tra loro, in modo da non annoiare mai il lettore. Credo che per gli insegnanti sarebbe ancora una risorsa preziosa.

La nuova app BikeMi

BikeMi ha cambiato modo per collegarsi: o meglio, ha aggiunto un app che man mano sostituirà il vecchio accesso con la tessera. Mercoledì ho usato un po’ le biciclette; ecco come funziona il prima e il dopo.

Prima:
(1) mi avvicino al totem
(2) tiro fuori la tessera (è quella ATM, visto che era finalmente stata unificata l’anno scorso)
(3) la passo sull’apposita zona;
(4) una volta su due me la piglia
(4′) altrimenti continuo a passarla ovunque, soprattutto su certe stazioni
(4″) disperato, apro il telefono, leggo i codici temporanei che l’assistenza mi aveva mandato, mi abbasso per evitare errori di parallasse e li digito
(5) prendo la bici
(6) faccio il mio giro
(7) poso la bici
(8) aspetto che la lucina verde smetta di lampeggiare
(9) passo la tessera sul totem per accertarmi che sia stata posata bene
(10) se il totem non legge la tessera, incrocio le dita e aspetto con calma la mail di conferma.

Adesso:
(1) apro l’app e clicco sulla stazione bici
(2) mi avvicino alla stazione
(3) quando sono abbastanza vicino, compare il pulsante “sblocca bici”
(4) clicco, e mi viene detto quale bici prendere
(5) prendo la bici
(6) faccio il mio giro
(7) poso la bici
(8) riapro l’app
(9) mentre la luce lampeggia, mi arriva la segnalazione “bici restituita”

Vi garantisco, è una gioia.

Vaccinazioni in azienda

A quanto sembra, il nuovo protocollo permetterebbe alle aziende di vaccinare in proprio i loro dipendenti, dopo che la Lombardia ha fatto da apripista. Premesso che nel documento nazionale c’è scritto “Sarà inoltre possibile, qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione” (grassetto mio), c’è un punto che non capisco per nulla.

Dal mio punto di vista, non c’è nulla di strano a voler vaccinare prima le persone che devono stare a contatto col pubblico per tutta la loro giornata lavorativa, tipo gli addetti dei supermercati. Già avrei più dubbi sui cinque operai di una boita (una fabbrichètta, se preferite), che in un certo senso formano una piccola bolla. Ma in queste linee guida non c’è scritto nulla di tutto questo. Paradossalmente, se la mia grande azienda decidesse di fare un accordo con la regione, farsi dare un po’ di dosi di vaccino, prendere qualche medico e infermiere e vaccinare me – come ha fatto a dicembre per l’influenza – sarebbe tutto a posto, nonostante io stia lavorando da casa da un anno e non abbia nessuna ragione pratica per avere il vaccino prima di altri.

La mia domanda non è “chi ha suggerito di scrivere una cosa del genere?”, perché la risposta è chiara. Ma è “perché hanno accettato di scrivere una cosa del genere?”

Ultimo aggiornamento: 2021-03-11 13:32

Il connubio lombardo di sanità e informatica

Vabbè. Ci si è accorti che le mail “strettamente riservate e personali” che le AST milanesi hanno mandato al personale sanitario sono state girate a non si sa quante persone che sono tranquillamente andate a vaccinarsi saltando la fila.

Ora, gl’ingegni minuti potranno questionare sull’incapacità del sistema informatico lombardo di preparare email “strettamente riservate e personali” che non hanno un codice identificativo univoco, se non proprio il codice fiscale un hash ricavabile da quello. Potranno anche domandarsi come mai non sia stato almeno aggiunto un codicillo per minacciare inenarrabili pene nel caso si sfruttasse codesta mail senza averne il diritto. Ma tali ingegni minuti non hanno considerato l’Altissimo Piano di Fontana Moratti Bertolaso &co.

Qual è l’unico vero modo che abbiamo in Italia per costringere la popolazione a fare qualcosa? Semplice: convincerli di stare fregando qualcun altro. È insomma ovvio che tutta la procedura nasce per istigare la popolazione lombarda a farsi vaccinare…