Archivi annuali: 2018

_Trash_ (libro)

Ultimamente Codice azzecca una serie di copertine. Questa, con quello che sembra un iceberg ma in realtà è un sacchetto di plastica, è un’introduzione perfetta a questo libro (Piero Marin e Alessandra Viola, Trash: Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti, Codice 2017, pag. 271, € 25, ISBN 9788875787219, link Amazon), che parla di rifiuti di tutti i tipi con una certa qual predilezione per la coprofilia, se devo dirla tutta. Nella cornice del testo ci sono moltissime brevi schede, un paio di pagine ciascuna, che si focalizzano su sottotemi specifici con un occhio di riguardo sia alla depauperazione del nostro pianeta che sulle possibilità di trovare un modo per evitare la proliferazione dei rifiuti. Alla fine del libro c’è anche una biblio- e sitografia per chi volesse approfondire quanto è stato scritto in modo necessariamente stringato.
Credo che un libro come questo sia davvero utile per dare al lettore non tanto un’idea sulla complessità della materia – non è certo un libro divulgativo che può farlo – quanto dell’esistenza di mille sfaccettature. La speranza è che si mugugni di meno quando ci tocca fare la raccolta differenziata, e che proviamo a essere un po’ meno prigionieri della cultura usa-e-getta (la cui nascita è ben raccontata nel libro, tra l’altro).

Oggi ATM non mi ha amato

Stamattina sono andato con Anna dalle parti di piazza Napoli. Per tornare indietro, visto che poi lei doveva andare all’Esselunga di viale Suzzani e io dovevo prendere l’auto per caricare la spesa, abbiamo preso la 90 fino a Lotto per poi andare sulla lilla. Il filobus è arrivato tranquillamente, siamo scesi in metropolitana, e una volta saliti mi sono accorto che i treni terminavano alla stazione Domodossola. Controllo sul sito: c’era un guasto tra Garibaldi e Cenisio. Saliamo e scopriamo che non c’è traccia dei bus sostitutivi, anzi non c’è nemmeno traccia di un omino ATM. Ci incamminiamo verso corso Sempione per prendere un 10: in effetti ce n’è uno, ma è fermo perché il solito coglione ha parcheggiato il suo Duster in modo tale da bloccare la curva del tram. (Nota a latere: secondo me il tram dovrebbe far finta di niente e passare. Tanto era una Carrelli, non si sarebbe fatta nulla). Proseguiamo fino al Monumentale, dove prendiamo un 33 e scendiamo a Garibaldi: a questo punto Anna dice “vabbè, faccio la spesa qua” e io prendo un BikeMi per tornare a casa. Arrivo, poso, e per una volta che non passo la tessera mi accorgo che non mi arriva la mail di riconsegna. Torno indietro: la bici è bloccata, ma non è arrivata la notifica. Chiamo l’infoline segnalando tutta la cosa, compreso numero di bici, stazione e stallo: intanto il led da verde diventa rosso. Risultato: ufficialmente avrei tenuto la bici quasi un’ora, pagando quindi la penale :-(

Ultimo aggiornamento: 2018-09-21 18:36

Zuckerberg ha pensato a me

Quando Facebook ha deciso che eravamo tutti bimbominka e ha cominciato a fare le animazioni quando scrivevamo “auguri / congratulazioni / baci” e simili mi è davvero saltata la mosca al naso. Ricordate che io sono anzyano, e per me la rete è fondamentalmente testuale: una cosa del genere grida vendetta al cospetto del dio della rete. Il risultato pratico è stato cominciare a storpiare le parole: “augùri / auguuuri / congratulescions” e così via.

Mi sa che non sono stato il solo: da qualche tempo, se uso una di quelle parole chiave appare una crocetta vicino che posso cliccare per evitare le animazioni. Era ora, anche se continuo a non capire perché la semplicità non sia il default.

81 comode rate

Vediamo il bicchiere mezzo pieno. Non credo che la Lega pagherà mai i 49 milioni illegalmente tenutasi. Figuriamoci se esisterà ancora tra 81 anni. Però da un lato ha finalmente ammesso che quei soldi non erano suoi, e dall’altro almeno qualche briciola rientrerà. Dite niente.

Ultimo aggiornamento: 2018-09-19 10:21

casse automatiche ma non troppo

Ieri mattina mentre andavo in ufficio mi sono fermato al Carrefour vicino per prendere le schiscette per il pranzo quando vado in palestra, sfruttando i buoni pasto elettronici (che lì si scalano usando il POS del Bancomat). Mentre pago, chiedo alla cassiera se la tessera funziona anche nelle casse automatiche: la risposta è stata “sì, se c’è l’operatore”. Non mi sembra una grandissima idea avere quelle casse, insomma… (In generale tendo a usare le casse automatiche solo in casi particolari: chiaramente sono più lento di un cassiere e non è che gli altri utenti siano degli Speedy Gonzales, quindi si rischia di metterci più tempo anche quando non si fanno errori)

Italiasubs e i diritti magmatici

A quanto pare, la direttiva europea sul copyright è solo un esempio di quello che i grandi detentori di diritti intendono fare. Da sabato scorso il sito ItalianSubs ha chiuso i battenti, “a seguito di segnalazioni di utilizzi impropri e illeciti da parte degli organi di controllo”. Facciamo un passo indietro. Italiansubs nasce nel 2005 per “fare i sottotitoli”: scrivere cioè le battute che vengono fatte vedere in calce alle serie tv non doppiate in italiano. Qual è il mercato dei sottotitoli in Italia? Zero. Era zero anche prima che nascesse il sito: da noi si preferisce appunto doppiare i film, quindi averli con l’audio in italiano. I sottotitoli sono relativamente semplici da fare (una volta Anna aveva bisogno di aggiungerli a un clip e me la sono cavata senza problemi), e molti appassionati hanno pensato così di aiutare i diversamente poliglotti. Qual è l’uso dei sottotitoli da soli? Zero. E dove sta allora il problema? Lo spiega moooolto chiaramente il segretario generale della Fapav (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali). Cito dal Corsera: «Il problema è che questi file potrebbero creare delle distorsioni al mercato. Spesso infatti chi scarica i sottotitoli lo fa per vedere in anticipo film e serie Tv ancora non tradotti e magari li visiona o li scarica illegalmente.»

Rileggete quella frase. È l’equivalente del dire “Chi compra benzina potrebbe usarla per fare bottiglie Molotov”. Non c’è nessuna prova che chi prende i sottotitoli non abbia comprato un DVD della serie di telefilm. Non c’è nessuna prova che chi ha guardato in anteprima i film con i sottotitoli non li guarderà una volta tradotti: se hai bisogno di usarli, la tua padronanza della lingua originale non è il massimo, farai comunque fatica a leggere mentre guardi, e avrai voglia di poterti poi godere la visione originale. Però la Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali vuole magmaticamente espandere il suo – lecitissimo – copyright sui contenuti prodotti dai loro aderenti anche a qualcosa di diverso. Non c’è una grande differenza con la tassa sulle citazioni, dove prendere due parole di un articolo non si configura più come cronaca ma come un copyright in più da dover soddisfare, un po’ come la lava che scende e prende tutto. Sappiate che il futuro sarà sempre peggio.