Quest’estate ho parlato di creatività. Dalla redazione di Voices mi è stato chiesto se io credessi che le tecniche per imparare a essere creativi funzionassero davvero: la mia risposta è stata un netto e convinto “nì”.
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Due nuovi nati nel mondo Wikipedia!
Permettetemi uno stupido gioco di parole: Wikipedia non è solamente Wikipedia. L’enciclopedia libera è di gran lunga il progetto più conosciuto portato avanti dalla Wikimedia Foundation, e probabilmente il più importante: ma alla sua (ingrombrante) ombra ci sono anche parecchi altri progetti, come Wiktionary (il dizionario), Wikiquote (un insieme di citazioni), Wikisource (raccolta di testi ufficiali ormai in pubblico dominio) e naturalmente Commons, il luogo dove tutti i file multimediali con licenza libera possono venire aggiunti per essere usati nelle voci dell’enciclopedia. Dopo molti anni in cui il numero di progetti fratelli era rimasto fermo a nove (occhei, ci sarebbe anche l’incubatore, ma in realtà serve per testare nuove versioni linguistiche, non nuovi progetti), improvvisamente nell’ultimo mese ci sono state due nuove aggiunte: Wikidata e Wikivoyage.
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La proprietà è un furto. Ma chi è che ruba?
Stamattina il Corriere della Sera ha pubblicato un bell’articolo di Massimo Sideri, che ha anche avuto l’onore dell’incipit in prima pagina, a proposito delle nuove regole d’uso di Twitter; le cosiddette ToS, Terms of Service. Sideri nota come c’è sì scritto che «ciò che è dell’utente resta dell’utente», ma continuando a leggere si scopre (a) che Twitter non vi pagherà mai per i vostri tweet, e (b) che la società potrà poi fare di essi quello che vuole, tipicamente farci soldi lei. Voi che pensate di tutto questo? Io una mia idea, non necessariamente simile a quella che trovate in certe catene di status che potete leggere su Facebook, ce l’ho.
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Creatività e letteratura
Abbiamo visto che la creatività è qualcosa per cui ci sono persone più dotate e meno dotate, ma che è comunque possibile imparare a usare alcune tecniche che non daranno forse chissà quali eclatanti risultati, ma perlomeno permettono di ottenere qualche successo nei piccoli problemi di ogni giorno. Buttatele via.
Stavolta parlo di come la creatività si può trovare in un campo molto meno scientifico: la letteratura.
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Wikipedia 2.0
Ormai l’avete capito tutti: da grande io voglio fare il tuttologo. Già qui su Voices mi capita di scrivere praticamente su ogni cosa, ma poi ci sono anche gli altri miei blog… Bene, in questi giorni sto cercando materiale per parlare di un teorema matematico sul blog del Post, e ho fatto quello che fanno tutti, anche se spesso si vergognano a dirlo: sono andato a prendere la voce di Wikipedia sul teorema, per usarla come base di partenza. Mal me ne incolse!
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Traduzioni e creatività
Ve l’avevo già detto, vero, che da grande farò il tuttologo? Al momento, se dovessi mettermi a scrivere il mio curriculum, tra le cose che ho fatto potrei annoverare l’avere tradotto due libri di Douglas Hofstadter. Non Gödel, Escher, Bach: quando uscì l’edizione italiana ero poco più che ventenne e molto meno sicuro di me stesso, tanto che rimasi stupito che qualcuno avesse avuto il coraggio di tradurre il libro che avevo assaporato in lingua originale. Poi sono passati gli anni, ho conosciuto personalmente Hofstadter, e un giorno mi trovai una sua email che mi chiedeva se potevo dare un’occhiata alle bozze del suo Concetti fluidi e analogie creative, perché gli sembravano un po’ strane. Andò a finire che io venni promosso a traduttore; il risultato non deve essere poi stato così malaccio, visto che quando Hofstadter cedette i diritti per la traduzione in italiano di I Am a Strange Loop (da noi Anelli nell’io) mise come clausola la possibilità di scegliere i traduttori, e io ho così fatto parte del “Traditrio”, come lui ci soprannominò affettuosamente. Diciamo insomma che non ho competenze specifiche nel campo, però qualche cosa posso sempre dirla, no?
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Il primo milione non si scorda mai
Il 9 settembre 2005 sull’edizione in lingua italiana di Wikipedia è stata creata la voce su Choisy-le-Roi, un comune francese nei pressi di Parigi. Il 3 ottobre 2008 è stata creata la voce Placca indiana, una delle placche tettoniche della litosfera terrestre. Oggi è stata creata la voce su @@@. Che cosa possono mai avere in comune queste tre voci? Semplice: sono rispettivamente la centomillesima, la mezzomilionesima e la milionesima voce su it.wikipedia.org.
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Oscar Giannino, Mycroft Holmes e fact checking
Ieri la notizia ha avuto una discreta diffusione: Luigi Zingales, cofondatore di “FARE per fermare il declino”, ha pubblicamente affermato di lasciare il movimento, dopo aver scoperto che Oscar Giannino, il suo esponente più in vista, aveva millantato un master presso la Chicago Booth University: master che a quanto pare non è mai stato conseguito. Oggi la notizia è ripresa in prima pagina da due quotidiani nazionali – non nomino le testate, ma se avete presente che tra cinque giorni si vota potete immaginare da soli quali siano. Quello di cui non si sente parlare, e su cui voglio fare alcune riflessioni, è la fonte probabilmente principale che ha fatto partire la valanga che è cascata su Giannino: e questo, come vedrete, la dice lunga su tante cose.
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Ognuno al suo posto
Il bello dell’Internet è che nel calderone della rete possono improvvisamente spuntare notizie che non sono state lette al momento della loro pubblicazione, ma che possono essere tranquillamente commentate dopo mesi perché non sono “di moda” e quindi si può ancora fare un commento senza venire immediatamente tacciati di gerontofilia. L’articolo in questione è stato pubblicato lo scorso luglio dal Corsera, ed è intitolato Quando il lettore (e non il critico) certifica la qualità del libro; si racconta di come Einaudi abbia riportato nella quarta di copertina di un suo libro il giudizio (anonimo) che una lettrice aggiunse su Amazon. Il mio giudizio critico usa le parole che avrebbe detto Ezio Greggio: “tavanata galattica”. Ma non essendo io Greggio, mi metto anche ad argomentare.
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Effetto Streisand, intelligence e Wikipedia
Nel 2003 l’attrice e cantante Barbra Streisand intentò una causa contro il fotografo americano Kenneth Adelman, chiedendo un risarcimento di cinquanta milioni di dollari per danni. Motivo? Adelman aveva fotografato la villa di Malibu della Streisand, e pubblicato le foto nel sito Pictopia, violando la privacy dell’attrice. Non pensate a fotografie come quelle di Villa Certosa con Silvio Berlusconi e ospiti: Adelman stava lavorando a un progetto per documentare l’erosione delle coste della regione, e la villa della Streisand era presente insieme a chissà quante altre cose. La Streisand perse la causa, e tra l’altro si scoprì che la sua villa era già ben visibile nelle mappe satellitari pubblicamente disponibili: ma il vero risultato fu che decine di migliaia di persone andarono a vedere le foto incriminate, e con ogni probabilità la stragrande maggioranza di loro non si sarebbe mai interessata alla cosa se non ci fosse stata quella denuncia. Da allora venne coniato il termine effetto Streisand per definire tutti i tentativi di censura che ottengono il risultato opposto a quello voluto. Che c’entra tutto questo con Wikipedia? Adesso ci arriviamo.
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