Category Archives: wikipedia

la filosofia di Wikipedia come la vedo io

Creative Commons, Wikipedia e condivisione della conoscenza

La scorsa settimana mi è stato chiesto come mai Wikipedia usi anche immagini 3D ottenute con Wolfram Mathematica, e se la cosa non vada contro le policy dell’enciclopedia libera. La domanda in effetti non è così peregrina e merita qualche parola in più per rispondere, facendo una breve storia delle licenze libere.

Il movimento per il software libero – o se preferite, Richard Stallman che è il suo incontrastato leader – ha indubbiamente dei modi che potremmo a volte definire talebani. Il testo della GNU General Public License (GPL) è stato studiato non solo per dare la libertà ai programmatori di usare e modificare il software – che deve infatti essere distribuito anche con il codice sorgente – ma per fare da grimaldello contro il codice proprietario: qualunque programma che contenga parti di codice sotto la licenza GPL deve essere rilasciato secondo la stessa licenza. Nasce così il concetto di licenza virale: termine usato in genere con un’accezione negativa da chi fa notare come non si è così liberi se si è obbligati alla libertà. Peggio ancora, il software ha una brutta abitudine: non si riscrive mai nulla da zero ma si preparano librerie (brutta traslitterazione, in italiano si sarebbe dovuto dire “biblioteche”) di funzioni che vengono usate come mattoni e a cui si aggiunge la malta della parte davvero nuova, mettendo tutto insieme con la compilazione. Bene: la GPL impone che il software così creato abbia la stessa licenza. Dal punto di vista di Stallman questo è il comportamento ideale da seguire: per la maggior parte dei programmatori la cosa pareva un filo troppo e così si è giunti al compromesso di inventarsi una licenza d’uso apposta per le librerie: la Lesser General Public License (LGPL) che con un po’ di acrobazie tra il legalese e il programmese specifica che se la libreria viene semplicemente compilata con il resto del programma allora non ci sono problemi.

Ma un programma ha anche la sua documentazione! Ecco così che Stallman inventò anche una licenza apposta per la documentazione: la Gnu Free Documentation License (GFDL). Non ci crederete, ma qualcuno si è lamentato perché questa non era una licenza abbastanza libera, e ha continuato a usare la GPL anche per la documentazione! Il motivo, nel caso ve lo chiedeste, è che nella versione originale della licenza c’era la possibilità di indicare che certe parti del testo non potessero venire modificate. Ad ogni modo la GFDL fu la licenza scelta inizialmente per Wikipedia. La scelta fu quasi obbligata, perché al tempo essa era l’unica licenza libera disponibile. Col tempo poi nacquero le Creative Commons, che nascevano pensando proprio alla condivisione dei testi, e avevano un grande vantaggio competitivo: non era necessario aggiungere tutto il testo della GFDL quando si citava un brano, per quanto piccolo fosse. Ci fu un periodo piuttosto lungo in cui Wikipedia e GNU cercarono di capire se il testo dell’enciclopedia, già piuttosto corposo, poteva cambiare di versione. Alla fine si trovò un compromesso e venne definita la versione 1.3 della GFDL con la “clausola Wikipedia”: l’enciclopedia, o meglio un qualunque “Massive Multiauthor Collaboration Site” (sito collaborativo multiautore di massa) avrebbe potuto licenziare il proprio testo sia con la GFDL che con la CC-BY-SA, purché nessuno di chi aveva contribuito materiale solo con la prima licenza avesse obiezioni e le presentasse entro alcuni mesi dalla pubblicazione della nuova versione. Anche il mondo delle licenze libere è complicato.

Fin qui la nuda cronaca. Quello che dovrebbe però essere chiaro è che almeno in linea di principio l’output di un programma potrebbe avere la stessa licenza d’uso del programma stesso: vedi il caso dei file compilati a partire da software sotto GPL, o banalmente programmi che aggiungono parte di sé stessi nei file di output – un’idea a prima vista balzana, ma che secondo me potrebbe portare a interessanti risultati quando unita al DRM, cioè alla gestione dei diritti digitali. Ma per fortuna questo non è il caso di Mathematica, almeno presumo. Le immagini create sono di proprietà di chi ha fornito i dati di ingresso al programma: se lui ha speso soldi per comprarlo e poi vuole diffondere la conoscenza, buon per tutti. Ma questo, almeno a mio parere, è anche un risultato del vantaggio delle licenze Creative Commons rispetto a quelle GNU: il fatto stesso di poter scegliere quali diritti riservarsi, e di poterlo fare volta per volta, dà una maggiore libertà rispetto al tutto-o-niente stallmaniano. Fatene buon uso, di questa libertà!

Sul wikisciopero

Nelle quarantadue ore tra le 20 di martedì 4 ottobre e le 14 di giovedì 6 ottobre legioni di italiani, dagli studenti che dovevano fare una ricerca agli internauti che volevano semplicemente controllare un’informazione (ma chissà, forse anche parecchi giornalisti hanno fatto parte della categoria…) si sono improvvisamente trovati in brache di tela. Aprendo una qualsiasi pagina di Wikipedia in lingua italiana, infatti, campeggiava sempre lo stesso avviso: «Cara lettrice, caro lettore, in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero» seguito da una lenzuolata di spiegazioni più dettagliate. Credo che quella settimana il comma 29 dell’articolo 1 del disegno di legge sulle intercettazioni (DDL al momento tornato in naftalina…) sia diventato uno dei testi più noti agli italiani: risultato indubbiamente incredibile, a pensarci su.
Io ho seguito la vicenda da un punto di vista assolutamente privilegiato: sono infatti il portavoce di Wikimedia Italia (portavoce ad interim, finché non verrà assunto qualcuno che sappia davvero fare quel lavoro… è vero che io lo sto facendo gratuitamente, ma non è esattamente il mio campo) e così ho passato quarantott’ore di fuoco con i telefoni che continuavano a squillare perché i giornalisti volevano sapere di tutto di più e gli utenti e amministratori di Wikipedia in italiano che avevano attuato il blocco avevano scelto di non apparire con il loro nome. Ora che del “Comma 29” non se ne parla più, può valere la pena spiegare un po’ meglio cosa è successo, e rispondere ad alcune delle obiezioni che mi sono sentito fare.
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Wikipedia, il metodo scientifico e il metodo enciclopedico

Nelle scorse settimane in Rete c’è stato un “dibattito distribuito” sul ruolo possibilmente negativo di Wikipedia riguardo al metodo scientifico. Nel bene e nel male Wikipedia la usiamo tutti, magari subito dopo aver celiato sulla sua proverbiale capacità di contenere al suo interno i peggiori svarioni ed essere una fonte affidabile solo per le cose così oscure da non interessare a nessuno; ma un’affermazione del genere è piuttosto forte. Meglio però fare una rapida cronistoria.
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Addio alle enciclopedie?

Diciamocelo: l’annuncio urbi et orbi della Britannica, che il mese scorso ha comunicato che non verrà più stampata l’edizione cartacea dell’enciclopedia, non è proprio stato un fulmine a ciel sereno. D’altronde, secondo i dati forniti dall’amministratore delegato di Encyclopaedia Britannica Inc. Jorge Cauz, l’edizione cartacea ha fornito l’anno scorso l’un percento dei ricavi, contro il 15% ottenuto dagli abbonamenti web e iPad. (l’altro 84%, per i curiosi, è dovuto a prodotti specifici per studenti e simili… La cultura si direbbe paghi solo indirettamente)
Risparmieremo insomma qualche albero. Nemmeno poi tanti, però: la tiratura per i 32 volumi dell’ultima edizione cartacea, quella 2010, è stata infatti di 12000 copie, ma ne sono state vendute solo ottomila. Le altre al più potranno diventare oggetti di collezione, anche perché sono un po’ troppo costosi per essere usati come sgabelli o scalette come insinuavo in questa vignetta.

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I veri limiti di Wikipedia in italiano

Luca Sofri si lamenta – in maniera educata, diciamocelo – sulla qualità dell’edizione in lingua italiana di Wikipedia. Cito la parte principale del suo post:

«il tasso di contenuti autopromozionali, parziali, sbrigativi e superficiali è imbarazzantemente troppo alto, e rende l’affidabilità e utilità complessiva imparagonabile a quella del servizio in inglese. La maggior parte delle pagine dedicate a personaggi contemporanei sono evidentemente compilate da loro stessi, da loro uffici stampa o da loro fans, in totale mancanza di obiettività e, quel che è peggio ancora, di capacità di scrivere in italiano.
E anche pagine su temi altri vengono vessate da letture faziose e da curve, si tratti di travaglismi o allevismi o sa Dio cosa.»

In poche righe Sofri ha mischiato vari punti che sono sì collegati tra loro, ma nemmeno poi troppo; provo a cercare di dipanare la matassa offrendo la mia visione di parte.
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Per Wikipedia non sono io quello che sa di più di me?

Venerdì scorso corriere.it ha pubblicato un articolo, che dovrebbe anche essere apparso sabato sull’edizione cartacea, raccontando della querelle tra lo scrittore americano Philip Roth e l’edizione in lingua inglese di Wikipedia: trovate il resoconto anche sul Post, anche se forse coi vari passaggi lì si è persa una distinzione fondamentale che rende più complicato capire la vera ragione della diatriba.
Roth ha scritto una lettera aperta a Wikipedia e l’ha inviata al New Yorker, che naturalmente l’ha pubblicata senza indugio. Nel testo, Roth dice che un non meglio identificato “amministratore di Wikipedia” si è rifiutato di eliminare un riferimento all’interno della voce sul suo libroThe Human Stain” (tradotto in italiano come La macchia umana); un suo intermediario aveva cercato di togliere la parte di testo in cui si affermava che l’ispirazione per il protagonista del libro era giunta dalla figura del critico letterario Anatole Broyard, ma senza riuscirci. Il sysop avrebbe inoltre più o meno affermato “capisco il suo punto per cui è l’autore ad avere l’ultima parola sulle interpretazioni della propria opera, ma se non c’è una fonte secondaria questo a Wikipedia non interessa”.
La cosa divertente è che se adesso uno consulta la pagina in questione, trova le affermazioni di Roth, insieme alla citazione della fonte secondaria: l’articolo del New Yorker. Abbastanza idiota, vero? Beh, non propriamente. Qui nel seguito vi spiego un po’ più nel dettaglio cosa è successo, e poi faccio qualche considerazione più generale sulle politiche di Wikipedia, non solo quelle legate alle voci, Un doveroso grazie va a Luca Martinelli e Cristian Consonni che hanno scavato e recuperato un po’ di dati.
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Due nuovi nati nel mondo Wikipedia!

Permettetemi uno stupido gioco di parole: Wikipedia non è solamente Wikipedia. L’enciclopedia libera è di gran lunga il progetto più conosciuto portato avanti dalla Wikimedia Foundation, e probabilmente il più importante: ma alla sua (ingrombrante) ombra ci sono anche parecchi altri progetti, come Wiktionary (il dizionario), Wikiquote (un insieme di citazioni), Wikisource (raccolta di testi ufficiali ormai in pubblico dominio) e naturalmente Commons, il luogo dove tutti i file multimediali con licenza libera possono venire aggiunti per essere usati nelle voci dell’enciclopedia. Dopo molti anni in cui il numero di progetti fratelli era rimasto fermo a nove (occhei, ci sarebbe anche l’incubatore, ma in realtà serve per testare nuove versioni linguistiche, non nuovi progetti), improvvisamente nell’ultimo mese ci sono state due nuove aggiunte: Wikidata e Wikivoyage.
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Wikipedia 2.0

Ormai l’avete capito tutti: da grande io voglio fare il tuttologo. Già qui su Voices mi capita di scrivere praticamente su ogni cosa, ma poi ci sono anche gli altri miei blog… Bene, in questi giorni sto cercando materiale per parlare di un teorema matematico sul blog del Post, e ho fatto quello che fanno tutti, anche se spesso si vergognano a dirlo: sono andato a prendere la voce di Wikipedia sul teorema, per usarla come base di partenza. Mal me ne incolse!
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Il primo milione non si scorda mai

Il 9 settembre 2005 sull’edizione in lingua italiana di Wikipedia è stata creata la voce su Choisy-le-Roi, un comune francese nei pressi di Parigi. Il 3 ottobre 2008 è stata creata la voce Placca indiana, una delle placche tettoniche della litosfera terrestre. Oggi è stata creata la voce su @@@. Che cosa possono mai avere in comune queste tre voci? Semplice: sono rispettivamente la centomillesima, la mezzomilionesima e la milionesima voce su it.wikipedia.org.
[la versione originale della voce Choisy-Le-Roi su it.wikipedia.org]
[la versione originale della voce Placca indiana su it.wikipedia.org]
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