Google Flu Trends non sta tanto bene

Uno dei maggiori successi che gli estimatori dell’utilità dei Big Data citano a ogni piè sospinto è il progetto Google Flu Trends: un insieme di stringhe di ricerca sul motore di ricerca che permette di stimare le epidemie di influenza negli Stati Uniti molto più velocemente di quanto riesca a fare il CDC (Centers for Disease Control and Prevention). Più precisamente, Google Flu Trends predice il numero di visite ai medici a causa di un’influenza, senza attendere i dati ottenuti direttamente dal CDC, che ovviamente deve aspettare che vengano raccolte ed elaborate le relazioni dei medici. Google invece vede in tempo reale le ricerche legate – o meglio, correlate – a un’epidemia di influenza e dà il suo responso: non solo per gli USA, ma anche per varie nazioni in tutto il mondo, dalla Francia che è stata la prima a dotarsi di un sistema di misurazione in formato elettronico alla Russia.

[previsioni di epidemia di influenza, da Google Flu Trends]

Tutto bene, insomma? Mica tanto. È notizia di questi giorni (qui il link di New Scientist, qui invece una segnalazione dallo Scientific American) che quest’anno le previsioni sono state sbagliate, come del resto l’anno scorso e due anni fa. Insomma sono tre anni di fila che Google Flu Trends sbaglia le previsioni: l’anno scorso, riportava Nature, ha sovrastimato i casi di influenza realmente capitati, prevedendone quasi il doppio. Se volessimo malignare, potremmo affermare che le previsioni sono state corrette solo per il tempo strettamente necessario a pubblicare i primi articoli e libri sul tema, e sfruttare poi l'”effetto copincolla” per farlo diventare un articolo di fede. “Ma certo che è vero! Guarda in quanti ne parlano, ed è persino citato l’articolo con i risultati originali!”

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E se il David di Michelangelo fosse sotto Creative Commons?

[David e fucile] È possibile che qualcuno di coloro che sta leggendo questo post si sia chiesto come sia possibile che il MiBACT, nella persona del ministro Dario Franceschini, twitti che l’immagine del David di Michelangelo che imbraccia un fucile (da 2500 euro nella versione base, tra l’altro) “violi la legge”. Le offese in fin dei conti sono negli occhi di chi osserva, ma la legge dovrebbe essere uguale per tutti… e il David non è certamente sotto copyright, no? E non è neppure vietato pubblicizzare armi, no? Leggendo il Post si trova qualche informazione in più, ma anche da lì non si capisce quale sia la legge al riguardo. Provo a darvi qualche spiegazione, e già che ci sono prendo spunto da quella pubblicità per mostrare con un esempio pratico qual è il significato delle varie sigle delle licenze Creative Commons, che ci danno la possibilità di scegliere quali dei nostri diritti ci interessa tutelare.

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