Traduzioni e creatività

Ve l’avevo già detto, vero, che da grande farò il tuttologo? Al momento, se dovessi mettermi a scrivere il mio curriculum, tra le cose che ho fatto potrei annoverare l’avere tradotto due libri di Douglas Hofstadter. Non Gödel, Escher, Bach: quando uscì l’edizione italiana ero poco più che ventenne e molto meno sicuro di me stesso, tanto che rimasi stupito che qualcuno avesse avuto il coraggio di tradurre il libro che avevo assaporato in lingua originale. Poi sono passati gli anni, ho conosciuto personalmente Hofstadter, e un giorno mi trovai una sua email che mi chiedeva se potevo dare un’occhiata alle bozze del suo Concetti fluidi e analogie creative, perché gli sembravano un po’ strane. Andò a finire che io venni promosso a traduttore; il risultato non deve essere poi stato così malaccio, visto che quando Hofstadter cedette i diritti per la traduzione in italiano di I Am a Strange Loop (da noi Anelli nell’io) mise come clausola la possibilità di scegliere i traduttori, e io ho così fatto parte del “Traditrio”, come lui ci soprannominò affettuosamente. Diciamo insomma che non ho competenze specifiche nel campo, però qualche cosa posso sempre dirla, no?
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Wikipedia 2.0

Ormai l’avete capito tutti: da grande io voglio fare il tuttologo. Già qui su Voices mi capita di scrivere praticamente su ogni cosa, ma poi ci sono anche gli altri miei blog… Bene, in questi giorni sto cercando materiale per parlare di un teorema matematico sul blog del Post, e ho fatto quello che fanno tutti, anche se spesso si vergognano a dirlo: sono andato a prendere la voce di Wikipedia sul teorema, per usarla come base di partenza. Mal me ne incolse!
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