Effetto Streisand, intelligence e Wikipedia

Nel 2003 l’attrice e cantante Barbra Streisand intentò una causa contro il fotografo americano Kenneth Adelman, chiedendo un risarcimento di cinquanta milioni di dollari per danni. Motivo? Adelman aveva fotografato la villa di Malibu della Streisand, e pubblicato le foto nel sito Pictopia, violando la privacy dell’attrice. Non pensate a fotografie come quelle di Villa Certosa con Silvio Berlusconi e ospiti: Adelman stava lavorando a un progetto per documentare l’erosione delle coste della regione, e la villa della Streisand era presente insieme a chissà quante altre cose. La Streisand perse la causa, e tra l’altro si scoprì che la sua villa era già ben visibile nelle mappe satellitari pubblicamente disponibili: ma il vero risultato fu che decine di migliaia di persone andarono a vedere le foto incriminate, e con ogni probabilità la stragrande maggioranza di loro non si sarebbe mai interessata alla cosa se non ci fosse stata quella denuncia. Da allora venne coniato il termine effetto Streisand per definire tutti i tentativi di censura che ottengono il risultato opposto a quello voluto. Che c’entra tutto questo con Wikipedia? Adesso ci arriviamo.
Tra le voci di Wikipedia in lingua francese, ce n’è una, creata nel 2009, su una stazione radio militare francese a Pierre-sur-Haute, a cavallo tra le regioni Rodano-Alpi e Alvernia. Una voce come tante: fr.wiki ne ha più di un milione e trecentomila. Tra marzo e aprile però la DCRI – l’agenzia di intelligenze francese per l’interno, l’equivalente della nostra AISI – chiese alla Wikimedia Foundation di eliminare quella voce, adducendo motivi di sicurezza nazionale. Quali fossero esattamente i motivi non fu dato saperlo: tra l’altro, nel luglio 2012 una televisione regionale francese fece una trasmissione, disponibile in rete, dove il capo della base militare raccontava le informazioni che si possono anche trovare nella pagina di Wikipedia. La Wikimedia Foundation così respinse la richiesta.
Diciamo che la DCRI non fu esattamente contenta: il 4 aprile convocò il presidente di Wikimedia France ingiungendogli di cancellare immediatamente la voce, e che in caso contrario sarebbe stato incriminato. Notate che la persona in questione non aveva mai toccato la voce, e non sapeva nemmeno che esistesse: però aveva i diritti di amministratore di fr.wiki, e tanto bastava. Per curiosità, una cosa simile in Italia non sarebbe potuta capitare, non tanto perché l’AISI non fa di queste cose ma per la più prosaica considerazione che Frieda Brioschi, il presidente di Wikimedia Italia, non ha i diritti di amministratore (ha volontariamente rinunciato ad essi un paio di anni fa, una mossa direi molto saggia visto quello che può accadere). Prima di proseguire con la storia, vorrei che fosse ben chiara una cosa: in Italia come in Francia ci sono leggi che vietano la diffusione di notizie legate alla sicurezza militare (provate a fare una foto a una caserma e vedete cosa succede…). Se putacaso all’interno della voce ci fossero stati dati classificati, e la DCRI avesse specificato (alla WMF o al presidente di Wikimedia France) quali fossero, sono certo che sarebbero stati immediatamente tolti per rispettare la legge. Ma in questo caso spiegazioni non ce ne sono affatto state, e si può pertanto parlare di arbitrio della DCRI, o se preferite di censura.
Qual è stato il risultato? Non solo la voce è stata ripristinata e ampliata usando tutte le informazioni liberamente disponibili, ma la comunità mondiale, oltre alla Wikimedia Foundation stessa, si è attivata e ora la voce è presente in una ventina di edizioni linguistiche di Wikipedia, tra cui quella italiana. Un perfetto esempio di effetto Streisand, e non oso pensare cosa succederà quando i siti “alternativi” inizieranno a diffondere le informazioni ricamandoci magari su.
Ah: qualcosa di simile (peccato che le immagini non siano più disponibili, dovrei chiedere a Gianluca Neri se le ha ancora da qualche parte) capitò da noi quasi dieci anni fa: giusto per dire che tutto il mondo, o almeno tutta l’Europa, è paese.

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