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Facebook mi ha appena scritto dicendo «Matematica in pausa caffè’s post “Volete leggere …” is performing better than 95% of other posts on that Page. Promote it to get even better results.». Considerando che di post ce ne sono undici, di cui due non sono in realtà post (la foto di copertina e l’immagine della pagina), e arrotondando per eccesso sui nove post rimasti, quel post dovrebbe essere migliore di tutti compreso sé stesso!

Ma detto questo, perché dovrei promuovere (= “pagare per far vedere”) i post più visti, e non quelli che secondo me varrebbero ma sono ingiustamente negletti? Quelli più apprezzati dovrebbero già comparire di più nelle bacheche altrui. O forse – absit iniuria verbis – Facebook abbassa la loro visibilità?

l’accorciamento dei libri

aNobii mi fornisce una serie di statistiche sui libri che ho letto nel corso degli anni (beh, di quasi tutti: gli ebook che non hanno codice ISBN non possono essere inseriti nel sito, quindi negli anni passati ne ho perso qualcuno).

Ormai sono passati i bei tempi dal 2007 al 2011, quando i gemelli non erano ancora nati o comunque non interagivano più di tanto e io leggevo dai 70 agli 80 libri; il 2012 ha visto un totale di 60, il 2013 46 (ma Goodread dice rispettivamente 61 e 50, lì sono più di bocca larga), anche se è vero che quest’anno segna un leggero miglioramento essendo già arrivato a 53 libri. Però il numero di libri letti non dice nulla! Tralasciando il banale fatto che un romanzetto si legge più in fretta di un saggio, una metrica forse un po’ meno grossolana del numero di libri letti è quella del numero di pagine lette. Beh, stante il fatto che gestendo ho avuto per le mani un congruo numero di libri piccini, le 21314 pagine del 2008 per 86 libri, quest’anno sono diventate 11478 per 53 libri: da 248 a 217 pagine in media. (sì, leggo ancora anche dei libri lunghi)

Quello che mi chiedo è se questa è una tendenza solo mia o generale. Immagino che i miei ventun lettori facciano parte dello sparuto numero di “lettori forti” italiani, e quindi possano essere un campione statistico interessante; non sono interessato a chi in un anno legge forse un libro se ci sono abbastanza figure. Che mi dite?

Certe mamme sono sempre incinte

Mamma mia, è successo qualcosa di assolutamente nuovo! O almeno qualcosa mai visto da decinaia e decinaia di giorni! Un giornalista (Giacomo Maria Arrigo) ha scritto un articolo (questo, anche sulla Wayback Machine) dove ha raccontato dei suoi tre “esperimenti” di inserire volutamente informazioni false all’interno di Wikipedia in lingua italiana, per far vedere “il cortocircuito” per cui qualcuno copia da Wikipedia una bufala facendola diventare vera. Naturalmente Giacomo Maria Arrigo si guarda bene dal dire quante voci ha vandalizzato in questo modo, né quante sono state corrette (alla faccia dell'”esperimento”); come si può leggere qua, sei mesi fa ci si era accorti della cosa, ma purtroppo – come in un’operazione non perfettamente riuscita per eliminare il cancro – qualche cosa è rimasto.

Oh, intendiamoci: una modifica come questa sarebbe dovuta immediatamente essere eliminata, per una banale ragione: se Faletti avesse davvero detto quella frase in un’intervista al Corsera nel 2009, perché mai ci sono link ad altri giornali e non all’articolo originale? Insomma, ci sono sicuramente grossi margini di miglioramento nella gestione dell’enciclopedia. Per fare un esempio, ieri ho trovato scritto nella voce sull’appena deceduto Augusto Martelli che una sua composizione ha vinto uno Zecchino d’Oro e che lui compose l’inno ufficiale del Milan: la prima in effetti è vera (a meno che il sito sulle filastrocche oggi pomeriggio abbia retrodatato di undici anni il suo post), la seconda chissà. Adesso perlomeno la fonte della prima affermazione è indicata e la seconda è stata indicata come senza fonte. Ciò non toglie che finché ci sarà gente come Giacomo Maria Arrigo che si diverte a fare esperimenti ci dovrà essere altra gente che invece che aggiungere nuove informazioni su Wikipedia dovrà passare il suo tempo a verificare le bufale inserite. E considerando che “l’esperimento è lungi dall’essere concluso”… (lo scrive Giacomo Maria Arrigo, mica lo dico io).

Post Scriptum: avevo commentato sull’articolo del Foglio (con nome e cognome, mi pare ovvio) scrivendo “Complimenti vivissimi. Per fortuna che c’è gente come lei”. Chissà perché quel commento non è stato approvato. Evidentemente a qualche collega di Giacomo Maria Arrigo non è piaciuto. Aggiornamento: no, qui ho sbagliato io. Semplicemente i commenti sono stati verificati (e approvati) stamattina.

Microsoft Word e l'”Advanced Find”

Io per anni ho usato Word 2003, e di per sé in ufficio lo sto ancora usando, smadonnando un po’ perché l’interfaccia è in italiano e quindi le scorciatoie da tastiera sono tutte diverse: per esempio non è possibile selezionare tutto il testo a meno di avere il tastierino numerico abilitato o disabilitato, e per cercare del testo devo digitare ctrl-shift-T, se non ricordo male, invece che il più logico ctrl-F.

Ma a casa ho Word 2010 che ha un’interfaccia tutta diversa. Molte scorciatore sono ancora possibili, anche se non mostrate, ma non riuscivo proprio a trovare quella del buon vecchio find. Ctrl-F apre infatti un navigation pane, che mi sarebbe anche potuto andare bene se non avesse la pessima abitudine di cancellare i risultati di ricerca non appena modifico il testo del documento: cazzarola, l’unica cosa buona che avevi era far vedere tutti i risultati di colpo, e mi costringi a rischiacciare ogni volta? Sabato mi sono scocciato e ho fatto una ricerca, che mi ha portato a questa pagina di PCPro (britannico). La soluzione era semplicissima: basta digitare Alt+H, F, D, A (oppure andare sul nastro e cercare Home | Editing | Find | Advanced Find) e come d’incanto compare il vecchio find. Come ho fatto a non pensarci prima?

Quizzino della domenica: equilibri

Abbiamo tra le mani otto palle, numerate da 1 a 8. Non ci crederete, ma ciascuna di esse pesa tanti etti quanto è il numero scritto su di essa. Abbiamo anche una specie di altalena, dove possiamo mettere quattro palle per lato: l’idea sarebbe di lasciare l’altalena in equilibrio. È possibile farlo? E in caso contrario, sarebbe possibile farlo mettendo un numero diverso di palle sui due lati?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p155.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)

Ristoranti

Stasera siamo senza bimbi e avremmo voluto andare al ristorante. Abbiamo telefonato a dieci posti diversi: tutti pieni. Aspetto che Renzi riprenda la frase di Berlusconi sulla crisi terminata (immagino grazie agli 80 euro).

_Professor Stewart’s Casebook of Mathematical Mysteries_ (libro)

[didascalia] Ed eccoci arrivati al terzo volume della raccolta di curiosità matematiche raccolte da Ian Stewart, dopo Cabinet e Hoard (spero mi perdoniate per non aver scritto i nomi completi). I lettori più attenti avranno notato che mentre i primi due volumi sono stati pubblicati a un anno di distanza l’uno dall’altro, per questo (Ian Stewart, Professor Stewart’s Casebook of Mathematical Mysteries, Profile Books 2014, pag. 307, $4,99, ISBN 978-0-486-47657-5) ci sono voluti quattro anni: immagino che i suoi appunti originali fossero terminati, e Stewart sia dovuto andare in giro a cercare cose nuove.
Devo dire che quest’attesa non è stata vana. Vabbè, c’è l’irrefrenabile bisogno di Stewart di fare giochi di parole: questa volta ha scelto di presentare alcuni problemi come casi polizieschi condotti da un’improbabile coppia vittoriana abitante in Baker Street al 222B, di fronte a quella ben più famosa Holmes/Watson – in questo caso abbiamo Helmock Soames e Dr John Whatsup (colui che ha creato la famosissima frase “what’s up, Doc?”). Però ci sono anche interessanti curiosità matematiche scoperte in questi ultimissimi anni e che a volte mi erano sfuggite. Lo sapevate che dopo il tassellamento di Penrose si è riusciti a migliorare e ottenere una singola tessera che riempie il piano in modo non ripetitivo? e che esiste un ricoprimento a forma di spirale? Io no :-) Ci sono poi notizie che finalmente permetteranno di capire l’utilità della matematica, come la spiegazione del perché in una Guinness le bollicine di schiuma si vedono scendere e non salire. Insomma, uno di quei compendi che non possono mancare nella formazione di un matematico né in quella di un non-matematico.