Ciao, sono su MaddMaths!

la home page della mia nuova rubrica Partiamo dall’inizio. MaddMaths! è un sito della SIMAI (Società Italiana di Matematica Applicata e Industriale dedicato a “MAtematica Divulgazione Didattica” e che da tanti anni è un punto di riferimento essenziale per divulgazione e didattica matematica in Italia. Dopo che per un caso fortuito i Rudi Mathematici hanno ottenuto ospitalità sul sito, il deus ex machina di MaddMaths!, Roberto Natalini, ha pensato che in effetti si poteva aprire il sito alla società civile, cioè gente che non arriva dall’ambiente matematico.

Natalini mi ha così chiesto se volevo avere una rubrica, e dopo averci pensato un po’ su ho partorito questo. Scriverò due volte al mese le mie chiacchiere dissacranti, raccontando la matematica in un modo un po’ diverso da quello solito: d’altra parte sono un matematico non praticante :-) Buona lettura!

P.S.: ho un bel faccino, vero?

Come prima, più di prima

C’è una caratteristica di queste prime settimane del secondo mandato di Donald Trump che non è stata molto considerata. È chiaro che le nomine che ha fatto sono di yesmen. È chiaro anche che Elon Musk non ce lo leviamo di torno (anche noi nelle colonie, sì). È anche chiaro che lui (o Elonio) non si faranno fermare da nulla e nessuno: se non fosse che ci siamo in mezzo e non è un film, sarebbe una guilty pleasure vedere come nasce una dittatura.
Quello che però non viene fatto è dividere gli annunci trumpiani che servono solo come specchietti per le allodole dai danni veri. Fare di tutta l’erba un fascio significa implicitamente ridurre l’importanza di questi colpi alla democrazia, perché non si può andare contro tutto. Non riesco a capire come mai ci sia questo magma informe sui giornali. Questo poteva andare bene durante il suo primo mandato, dove esistevano ancora dei contrappesi: adesso è assolutamente controproducente.

Cantor vs Kronecker

stringhe Il mese scorso, nella mailing list “Problem of the Week” di Stan Wagon, è apparso un problema che non sono riuscito a risolvere (shame on me). La vergogna è che quando ho visto la soluzione mi sono detto che avrei dovuto arrivarci, perché usava la stessa logica che avevo trovato in un altro problema. Visto che qui non si butta via nulla, vi propongo il problema, direttamente con la soluzione perché non è giusto far penare anche voi. Ecco il problema:

Alice ha un insieme di $n+1$ stringhe binarie di lunghezza $n \; ( \ge 2 )$. Bob sa che Alice ha queste stringhe, ma non sa nulla su come sono fatte. Il suo scopo è indicare una stringa, sempre di lunghezza $n$, che Alice non possiede, e per farlo può fare delle domande del tipo “qual è il bit $j$ della stringa $k$?”. Qual è il numero minimo di domande che Bob deve fare per essere certo di trovare la sua stringa?

Per i curiosi, il problema è stato proposto da Noga Alon, Oliver Boisquet, Kasper Green Larsen, Shay Moran, e Shlomo Moran nel numero di dicembre 2024 dell’American Mathematical Monthly. Se volete provare a risolvere il problema, non proseguite la lettura.

Il titolo del post dovrebbe farvi subito pensare al procedimento diagonale di Cantor: se Alice avesse solo $n$ stringhe non ci sarebbero infatti difficoltà. Bob farebbe le $n$ domande “qual è il bit $i$ della stringa $i$?”, e costruirebbe la sua stringa prendendo il bit opposto a quello che ha avuto come risposta. In questo modo sarebbe sicuro che il primo bit della sua stringa è diverso da quello della stringa 1 di Alice, il secondo bit è diverso da quello della stinga 2, e così via. Peccato che Alice abbia una stringa in più, e se Bob è sfortunato quella stringa è proprio quella che lui ha costruito. Anche testare tutti i bit di quella stringa serve a poco: se sono tutti uguali bisogna ricominciare da capo. Insomma la strada che sembrava promettente si è rivelata una specie di circolo vizioso. Come procedere, dunque? Ecco un secondo aiuto, quello che se mi fosse venuto in mente mi avrebbe permesso di arrivare alla soluzione: considerate un piccolo sottoinsieme delle stringhe di Alice e trovate un modo per sceglierne una specifica da cui partire per la diagonalizzazione. Avete capito come?

Il trucco per riuscire a trovare una stringa “nuova” con $n+2$ domande consiste nello scegliere opportunamente il suo primo bit. Le prime tre domande di Bob saranno dunque “qual è il primo bit della stringa 1, quello della stringa 2 e quello della stringa 3”. Di questi tre bit, almeno due devono essere uguali tra loro: senza perdita di generalità possiamo supporre che ci siano almeno due bit 0. (Se ci fossero due bit 1, il ragionamento è ovviamente simmetrico). Bob allora costruirà la sua stringa partendo con 1. La sua quarta domanda sarà “qual è il secondo bit della stringa $k$?”, scegliendo quella eventuale il cui primo bit è 1 (se tutte e tre le stringhe cominciavano con 0 salterà la domanda), e metterà l’altro valore binario come secondo bit. Da qui continua con il metodo diagonale, chiedendo il bit $k$ della stringa $k+1$ e scrivendo l’altro valore. In tutto farà quindi $n+2$ domande. Come dimostrare che non si può fare di meglio? Beh, innanzitutto avendo Alice $n+1$ stringhe Bob dovrà fare almeno $n+1$ domande. Ma per il principio dei cassetti dovrà chiedere almeno due volte il bit nella stessa posizione di due stringhe distinte. Se Alice dice che questi bit sono distinti allora Bob non può sapere che bit mettere in quella posizione, perché rischia di trovare la stringa di Alice con quel bit lì.

Essendo i matematici gente che ama le generalizzazioni, un problema correlato è quello “chiedere tutto subito” in cui Bob deve fare tutte le domande in anticipo, e quindi non può sfruttare le risposte di Alice per scegliere quale domanda successiva fare (la quarta domanda nella soluzione che ho riportato qui sopra). In questo caso non ci sarei arrivato nemmeno con l’aiuto di cui sopra: però in effetti la soluzione è molto simile, e permette di trovare una stringa “nuova” con al più $n+4$ domande. Eppure la strategia è molto simile. Riuscite a trovarla?

In questo caso Bob comincia a chiedere i primi due bit delle stringhe 1, 2, 3: in tutto sei domande, poi continua come prima chiedendo il bit 3 della stringa 4, il bit 4 della stringa 5 e così via. Una volta avute tutte le risposte da Alice, Bob comincia a fare i suoi conti: ci sono quattro possibilità per la coppia di bit (00, 01, 10, 11), Alice può averne usate al massimo tre e Bob sceglie pertanto la quarta, usando per gli altri bit l’opposto di quanto indicato da Alice. È anche possibile dimostare che $n+4$ domande è il valore minimo, ma non ho abbastanza spazio in questo post :-) e quindi vi rimando a questo sito con la dimostrazione completa.

Morale di tutto qusto post? Il principio dei cassetti ha giocato un ruolo fondamentale nel trovare una soluzione, sia nel caso semplice che in quello con le domande fatte a priori: la cosa è almeno per me un po’ inaspettata.

MATEMATICA – Lezione 53: Matematica e leggi di mercato

copertina
Il mese scorso, mentre tenevo una conferenza sulla storia della trigonometria, a un certo punto ho detto “Con la matematica non si fanno i soldi”. Ci ho pensato un istante, e ho subito aggiunto “A meno che non si sia agenti di borsa”. Quello che è successo è che da quando si è cominciato a comprare e vendere non solo beni, ma anche la possibilità di comprare i beni nel futuro (i futures), assicurazioni sul non rimanere in braghe di tela in caso di crolli o impennate del valore (i derivati) e via discorrendo, le cose si complicano. Negli anni ’70 viene però ideata un’equazione, quella di Black e Scholer, che ha permesso di riportare tutto questo nell’ambito della matematica e quindi dare loro una logica quantitativa. Alessandro Viani spiega bene in questo volume come sia nata l’equazione (per i curiosi: supponendo che la fluttuazione del valore segua un moto browniano sovrapposto a una funzione del valore del bene nel tempo) e soprattutto quali siano i suoi limiti, cosa che manca a parecchi analisti che prendono i risultati del modello come un oracolo. Insomma, mi spiace ma anche conoscendo la teoria non è detto che possiate guadagnare in borsa, però almeno dovreste limitare le eventuali perdite!

I giochi matematici preparati da Viani sono legati alla probabilità, come del resto capita anche nel moto browniano; Veronica Giuffré presenta la vita di Bruno De Finetti, statistico ed economista che ha coniato una definizione di probabilità molto diversa da quella formalistica insegnata a scuola e che è più utile in pratica.

Alessandro Viani, Matematica – Lezione 53: Matematica e leggi di mercato, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.

La fine di Satispay?

logo satispay barrato In questi anni mi sono sempre chiesto quale fosse il modello di business di Satispay. È vero che io lo uso anche per acquisti di qualche decina di euro, ma in generale la sua grande utilità è per i micropagamenti, che erano comodi anche per i negozianti perché non pagavano commissioni sotto i dieci euro di spesa (e avevano una commissione fissa di 20 centesimi sulle spes superiori). E in effetti oggi è apparsa la notizia che tra due mesi introdurrà una commissione fissa dell’1% su tutti gli acquisti nei negozi fisici, e dell’1,5% sugli acquisti online.

In quest’ultimo anno molti negozianti accettano la carta di credito anche per microagamenti senza fare una piega: mi è capitato di prendere un caffè, provare a pagare con 10 euro e chiedermi se avevo una carta. E ho il sospetto che le commissioni VISA/Mastercard su questi pagamenti siano bassi. A questo punto perché un commerciante dovrebbe usare Satispay, che in fin dei conti è una peculiarità del tutto italiana? La mossa mi pare insomma disperata ma forse non risolutiva se non in negativo.

Doxxing su Wikipedia

Leggo su Slate che la Heritage Foundation, il think tank americano che sta gestendo il famoso Project 2025 che tanto piace a Trump, vuole “identificare e prendere di mira” gli utenti di Wikipedia che secondo loro “abusano della loro posizione” su Wikipedia. Il motivo del contendere dovrebbe essere il fatto che quegli utenti sono filopalestinesi.

Non entro sulla neutralità o meno delle voci in questione, che non ho nemmeno guardato. Sono almeno quindici anni che affermo che Wikipedia non può dare la verità, ma al più la verificabilità di quello che scrive (e sì, lo so che a volte non riesce nemmeno a fare quello). Quello che è proccupante è l’intimidazione degli utenti. Come sapete, anche quando nell’enciclopedia non si scrive come anonimi quello che si legge come autore è solo il nickname scelto: nel mio caso per esempio io mi firmo “.mau.”, con scarsissima fantasia. Il nickname, oltre che essere figlio della cultura di rete degli anni ’90, serve anche nel caso di testi che potrebbero generare reazioni anche sulla persona: chi scrive su argomenti delicati potrebbe quindi decidere di farlo sotto pseudonimo, cosa che non dovrebbe nuocere a Wikipedia perché si immagina che le affermazioni inserite abbiano le fonti a supporto e altrimenti verrebbero tolte, nome vero o falso che abbiano.

Io indico esplicitamente sulla mia pagina utente il mio nome e cognome, ma io non scrivo su temi caldi. Inoltre io sono da così tanti anni in rete e ho scritto pubblicamente così tante cose che trovare informazioni su di me è banale, e comunque parto sempre dal principio che tutto quello che scrivo potrà essere usato contro di me, e quindi sto attento a quello che scrivo. Ma appunto non è troppo difficile trovare informazioni su qualunque persona scriva in rete, se si cerca con sufficiente sforzo: tutto questo è il doxxing, e ne vediamo esempi tutti i momenti. Anche nel nostro piccolo circola una lista di “veri nomi di amministratori di Wikipedia in italiano” (con alcuni errori), tanto per dire.

Il fatto è che il doxxing è MOLTO pericoloso, sicuramente molto più della boutade di Musk che offre un miliardo di dollari a Wikipedia se cambierà il nome in Dickopedia. (Poi uno si può chiedere perché rosica così tanto, ma la gente è spesso strana). Io preferisco una Wikipedia poco perfetta a una Wikipedia ingessata, anche se la Heritage Foundation avesse ragione sulla mancata imparzialità di quelle voci: si comincia così e non si sa mai dove si finisce, anzi lo si sa benissimo.

Tutti rubano da tutti

la homepage di libgen Che per addestrare gli LLM occorra una strabalardata di roba lo sanno ormai anche i sassi. Che la strabalardata di roba sia presa in modo più o meno onesto, pure. Però anche partendo da questi assiomi si può arrivare a qualcosa di divertente.

Leggo su ghacks.net che un gruppo di autori ha fatto causa a Meta perché avrebbe violato il copyright addestrando i suoi >modelli su 81,7 terabyte di libri piratati: più precisamente quelli di libgen. Fin qua nulla di strano: diciamo che sono tutti segreti di Pulcinella. Ma la parte più divertente è quella che viene indicata come linea di difesa da parte di Meta: loro hanno affermato che addestrare i modelli di intelligenza artificiale su dataset pubblicamente disponibili [grassetto mio] costituisce un “fair use” rispetto alla legge dul copyright e loro semplicemente fatto un uso trasformativo dei dati.

Tralasciando che per esempio per la legge italiana (ma mi sa anche per quella americana) si entrerebbe nel campo delle opere derivate che continuano a dover rispettare il copyright, vi rendete conto di cosa succederebbe se Meta vincesse la causa? Automaticamente libgen otterrebbe uno status legale, che ora ovviamente non ha. Chi l’avrebbe mai detto?