Statistiche del sito per marzo 2025

Stavolta ce l’ho fatta a preparare il post in tempo! Mi sarei aspettato un calo di accessi, ma evidentemente i crawler per addestrare le AI continuano a generare traffico, anche se verso la fine del mese vedo un rallentamento.

Visitatori unici 29.260 (+203)
Numero di visite 76.347 (+3112)
Pagine accedute 254.451 (+14338)
Hits 489.719 (-21995)
Banda usata 5,16 GB (-0,01 GB)

Nessun giorno ha avuto meno di 1000 visite, 8 con meno di 2000, la maggior parte appunto a fine mese (il minimo è stato giovedì 6 con 1706): il top è stato mercoledì 12 con 5341, e ci sono stati altri quattro giorni con più di 3000 visite. Media 2462 visite al giorno (-53).

La Top 5:

  1. Addio Stocard… e passo a Catima: 9303 visite
  2. Call center sanitari invasivi: 3311 visite
  3. Ma quanta acqua è cascata?: 1002 visite
  4. Fare esami di laboratorio in farmacia: 771 visite
  5. Il problema di Brocard: 658 visite

Sei altri post sopra le 500 visite, più uno del backup del Post. Romanaccio ha avuto 1585 visite.

Query Google di marzo: abbiamo 6637 (-284) clic da mobile, 2060 (-59) da desktop e 108 (-39) da tablet. Ecco le prime 10 query (tra parentesi le impressions, per capire quanto la mia pagina sia piaciuta a chi cerca: più il rapporto è basso, meno sono stato ritenuto interessante).

734 (6873) stocard klarna
639 (6000) 0278655540
550 (4470) stocard chiude
233 (5510) klarna stocard
136 (533) stocard non funziona piu
123 (487) insulti in romano
111 (404) stocard quando chiude
109 (331) insulti romani
83 (89) notiziole di mau
70 (111) insulti romaneschi

Non “idiota”, ma “creatore di contenuti”

La storia dello Youtuber che ha cercato di contattare una tribù isolata portandosi una lattina di Coca Cola non è “un gesto idiota”. È l’ovvia risultante del fatto che influencer e affini devono sempre trovare qualcosa di più eclatante per farsi riconoscere (e guadagnare). Almeno andassero in qualche zona di guerra, magari potremmo saperne di più. Ma il fatto che siano stupidi non significa che siano così stupidi, evidentemente.

La pubblicità sul registro elettronico

Se voi non avete figli in età scolare, non sapete cos’è il registro elettronico: un’app che permette a genitori e studenti di sapere cosa è stato fatto a scuola, dalle lezioni ai voti alle assenze. (Sì, anche gli studenti possono dover sapere cosa è stato fatto a scuola, con Jacopo è quasi la norma). Poi le cose funzionano più o meno: fino alla scorsa settimana avevo sette-otto assenze di Cecilia che io avevo giustificato online ma non erano mai state approvate da un professore.

Leggo dal Post che il ministero dell’Istruzione e del Merito ha mandato una circolare ribadendo che i registri elettronici non possono avere banner, pubblicità in generale o giochi, prendendo ad esempio ClasseViva che io conosco bene avendolo avuto per i gemelli alle medie e ora per Cecilia alle superiori. Quello che il Post non dice è che tutta questa pubblicità si trova nella versione app di ClasseViva – me ne sono accorto qualche tempo fa avendola per caso aperta – e non in quella desktop che uso regolarmente. La cosa non mi stupisce, perché sappiamo tutti benissimo che il desktop è per dinosauri come il sottoscritto, e soprattutto perché la versione desktop permette molti meno controlli da parte di chi la gestisce. Ma non mi stupisce anche perché immagino che oramai questa ingerenza sia considerata normale, e anzi è strano che qualcuno si sia dato la briga di segnalare la cosa al ministero.

Poi resta sempre il punto fondamentale, segnalato anche dall’articolo del Post: perché non esiste una piattaforma statale unica e si è lasciato tutto ai privati? Non ditemi che è una questione di costi, perché le scuole non hanno queste piattaforme gratis, e quindi in un certo senso lo Stato paga queste aziende: tanto vale pagare direttamente, no?

Sopravviverà Trump?

È il terzo giorno (lavorativo) di fila di crollo delle borse. Evidentemente la storia dei dazi non è stata presa bene da nessuno, checché ne dica Trump: saranno anche in tanti a chiamarlo, e continuerà a dire che tutto questo è solo momentaneo (ed è anche possibile che qualcuno in famiglia abbia giocato al ribasso in Borsa), ma sono in pochi a crederci.

Sono anche spuntati due video con Larry King (uno del 1987 e un altro del 1989) dove si vede che l’allora palazzinaro aveva le stesse idee di oggi, e allora come oggi non pare riuscire a comprendere che anche se metti un 100% di dazi al Vietnam costerà comunque meno produrre una maglietta là rispetto agli USA (e il costo maggiore verrà scaricato sui consumatori), ma soprattutto che gli USA non sono autosufficienti come materie prime e c’è chi le ha ed è molto più bravo a regolare il commercio.

La mia domanda è “sopravviverà Trump a tutto questo?” Non tanto per i voti popolari. Siamo seri: le interviste a suoi elettori pentiti che piangono “ma io non pensavo che sarebbe successo questo” contano meno di zero, perché su cento milioni di votanti è facilissimo trovarne qualcuno che dica la qualunque. Insomma, io non mi aspetto un grosso crollo nella percentuale di votanti: è vero che nel sistema americano bastano piccoli spostamenti in stati chiave per rovesciare la situazione, ma è anche vero che i democratici non sembrano avere idee chiare sul da farsi. Quelli che contano sono i soliti GAFAM, da Cook e Zuckerberg arrivando persino a Musk, che evidentemente pensava di riuscire a gestire Trump come un burattinaio ma non ha tenuto conto del fatto che il presidente, oltre che incattivito, sembra avere sempre più episodi di demenza senile che si estrinsecano in delirio di onnipotenza (e recupero delle vecchie idee, che evidentemente gli sono restate in testa)

Quizzino della domenica: Quadrare il rettangolo

742 – aritmetica

Il rettangolo che vedete in figura, anche se un po’ distorto, è composto da undici quadrati, tutti di area diversa. Il quadratino rosso ha area 81. Qual è l’area del quadrato più grande?

il rettangolo di quadrati
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p742.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla Maths Newsletter di Chris Smith.)

Chi vince non sa cosa si perde

copertina

Prima di essere un esperto di giochi, Stefano Bartezzaghi è un semiologo. E questo suo ultimo libro è fondamentalmente un testo di semiologia, il che me l’ha fatto apprezzare molto di meno, per la banale ragione che non sono chissà quale esperto nel settore e quindi mi mancano le basi. In effetti la parte che mi è piaciuta di più è stata il capitolo 5 (“Ucraina. La guerra presa alla lettera “) che riprende i brevi testi che Bartezzaghi ha scritto su Repubblica all’inizio dell’invasione russa.
Quello che invece non mi è piaciuto è il trovare materiale molto simile nei vari capitoli, soprattutto quando si parla dell’Iliade. (Non guardate il titolo “ariosteo” della seconda parte del volume: banalmente i capitoli sono intitolati a Donne, Cavallier, Arme e Amori :-) ) È quasi come se il testo fosse stato assemblato in momenti diversi senza poi essere stato armonizzato. Resta comunque interessante vedere lo sport, più che la guerra, da un punto di vista diverso dal solito.

Stefano Bartezzaghi, Chi vince non sa cosa si perde, Bompiani 2024, pag. 272, € 11,99 (cartaceo: 19), ISBN 9791221703047 – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 3/5

Trump e i dazi

Bisogna dire che Donaldo 45+47 è sempre bravo nel fare spettacolo, e non ha nemmeno bisogno di pagare una claque perché ha folle di cittadini letteralmente ai suoi piedi. Lo si è visto anche mercoledì sera, nel suo show sui dazi che ha annunciato. Li applicherà davvero? Non si sa. Ma tanto non credo che ci siano tanti paesi che avranno il coraggio di vedere il bluff e applicare dazi reciproci. In pratica sono mesi che Trump sta dettando l’agenda: di nuovo, mi pare sia molto bravo a farlo, anche perché sta distogliendo tutti dai risultati interni che non mi paiono troppo positivi.

Su una nota un po’ più leggera, Licia Corbolante mi ha fatto notare che l’elenco dei paesi è sospettosamente simile a quello dei codici ISO 3166 (che comprendono anche territori che non sono nazioni…) Io invece ho visto che nelle Tavole della Legge Daziaria trumpiane si parla di “dazi applicati agli USA, compresa la manipolazione delle valute e le barriere commerciali” confrontate con i “dazi reciproci scontati“. Se lo avessi letto in un racconto fantascientifico distopico mi sarei divertito… E invece, a quanto riporta Phastidio, è tutto il risultato di un’operazione matematica tra mele e pere. O forse, come Paul Krugman insinua, hanno semplicemente chiesto a Grok – ma qualunque altro LLM dà la stessa risposta – cosa dovevano fare…

TIM e Poste

Come avete visto, e probabilmente era nell’aria, Poste Italiane ha comprato da Vivendi il 15% del pacchetto azionario Tim che il gruppo francese possedeva; unito al 9,81% che aveva preso da poche settimane scambiando con Cdp la partecipazione in Nexi. Adesso ha il 24,81% delle azioni, un soffio sotto la soglia oltre la quale scatta l’obbligo di OPA, ma comunque ampiamente sufficiente per essere l’azionista di riferimento e far tornare (dalla finestra) l’operatore telefonico nel grande mare delle partecipazioni statali, anche se in modo ufficioso.

L’acquisto ha senso? Non lo so. Posso immaginare che ci sia stata una gentile spintarella da parte del governo, che chiaramente non può esporsi in prima persona, e comunque non avrebbe i soldi. Poste Italiane in questi ultimi anni va bene, anche perché in realtà quello delle lettere è l’ultimo dei business: c’è la divisione dei pacchi – anche diretta, lasciamo pure stare SDA – e soprattutto quella dei servizi finanziari che hanno portato utili, anche se questo acquisto ha probabilmente prosciugato la cassa. Le possibili sinergie che si sentono prospettare secondo me non ci sono. È vero che PosteMobile, l’operatore telefonico virtuale, sta passando sotto TIM: ma visto che Fastweb ovviamente sta passando a Vodafone il risultato netto è ancora negativo. Né credo che vendere prodotti telefonici negli uffici postali sarà così remunerativo. Diciamocelo: come afferma Bernabé, quello che ci si aspetta è una fusione con Iliad, che però non si farà a meno che l’Unione Europea non accetti che in Italia rimangano solo tre operatori (più gli MVNO, ovvio). Insomma, una scommessa sul futuro, non so con quale mano di poker posseduta.

Per quanto riguarda me (e i 12000 miei colleghi) non credo che cambierà molto. Anche la mail spedita dal collega Pietro (Labriola) è stata molto parca di informazioni… ma è sempre meglio stare molto attenti.