pizza al domicilio

Sono a casa in una call. Squilla il telefono, numero privato. Come sempre, prendo la chiamata e non parlo: dopo qualche secondo la linea cade. Squilla di nuovo il telefono, sempre numero privato. Di nuovo prendo la linea: stavolta una voce (italiano senza accenti stranieri) mi chiede di aprire la porta perché è arrivata la pizza alle quattro stagioni ordinata. Io, che so già dove l’amico vuole arrivare, replico che non so chi l’abbia ordinata. L’amico ribatte “c’è scritto qua, codice C3”, e io “in questo palazzo non abbiamo codici di questo tipo”. Il tipo è molto stolido, perché ha continuato a parlare anche dopo che gli ho esplicitamente detto che poteva smetterla di intortarmi perché tanto conosco la truffa, dicendo che ha il mio numero di telefono e che gli devo 25 euro (alla faccia della pizza, l’avrei presa da Cracco?). Oh, ho buttato giù e ha riprovato a chiamare subito dopo.

Quello che non capisco è perché il tipo non ha smesso subito quando ha capito che non c’era trippa per gatti. Se comunque mi richiama qualcuno di questi quando non sono in call provo a dirgli “è qua a Roma in corso d’Italia?” e vediamo come va avanti la storia…

(immagine di johnny_automatic, da OpenClipArt)

trasporti pubblici gratuiti: non serve

un bus ok, è una settimana che piove e quindi gli inquinanti si sono abbassati, ma le polemiche sono rimaste in sospensione, tra chi dice che la qualità dell’aria nella pianura padana è molto migliore di 30, 20 e anche 10 anni fa e chi commenta che non basta. E tra le misure che vengono chieste c’è chi (se non ricordo male un consigliere comunale o regionale pentastellato) riprende la vecchia proposta di rendere gratuiti i mezzi pubblici “per convincere la gente a usarli”.

Lasciamo perdere che almeno qui a Milano e hinterland bus e treni sono al collasso, e almeno nel breve e medio termine si può fare poco. E lasciamo perdere che di gente che si prende i mezzi “gratis” ce ne sono parecchie. Il punto è un altro: voi siete davvero convinti che chi va in macchina, potesse andare gratis coi mezzi (e non perdesse molto più tempo) ci andrebbe? non credo proprio. Se proprio dovessi fare una proposta, sarebbe qualcosa del tipo gamification: “sorteggiamo ricchi premi tra chi ha acquistato un biglietto o un abbonamento”…

(Immagine di enolynn, da OpenClipArt)

“molto pericoloso”

Quanti di quelli che in questi giorni hanno attaccato le forze dell’ordine in modo indiscriminato vogliono anche esprimere solidarietà a questi agenti che stanno facendo il loro lavoro? Perché io penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra: è un gioco che può diventare molto pericoloso. Direi che è abbastanza probabile che la frase di Meloni non si riferiva a Mattarella. Ma una che ha studiato per fare la PresConsMin dovrebbe sapere sin troppo bene che una frase così può essere ritagliata ed estrapolata, e sono quasi certo che l’abbiano fatto in parecchi. (Il Post no, a onor del vero).

Ma più in generale io trovo quella frase molto pericolosa. Il sostegno (delle istituzioni e per quel poco che conta anche mio) è totale in caso le forze di polizia si trovino in pericolo, e questo è assodato (e io sono anche della scuola che in caso di pericolo si possa andare pesante). Ma quel poco che ho visto di quanto successo a Pisa mi sembra tanto un “essere forti con i deboli” (con il sottinteso di tutte le volte in cui non hanno fatto nulla). Meloni pare invocare un’immunità totale: a me non pare proprio il caso.

Quando nacque il punto decimale?

tavole trigonometriche con il punto decimale Noi diamo per scontato che i numeri non interi si scrivano con la virgola… tranne se abbiamo tra le mani un testo in inglese dove il separatore dei decimali è un punto. Colpa dell’imperialismo americano: di per sé il sistema metrico decimale e le norme ISO vorrebbero la virgola, ma gli Yankee (o sono stati gli albionici?) sono riusciti a infilare un’eccezione che complica la vita a tutti. A parte questo problema di notazione, scrivere un numero in formato decimale è una cosa relativamente moderna: prima ci si è dovuti abituare a scrivere i numeri con le cifre indo-arabiche, poi qualcuno ha avuto l’idea di continuare a usare lo stesso sistema anche per rappresentare le parti dell’unità.

Ma quando è stato quel “poi”? I libri di storia della matematica danno come ideatori Christophorus Clavius (quello del calendario gregoriano) e Simon Stevin verso la fine del 1500. Ma Gerd van Brummelen ha scritto un articolo in cui afferma che l’ideazione del punto decimale è precedente di un secolo e mezzo, ed è da assegnare all’astronomo e matematico italiano Giovanni Bianchini. Un po’ di contesto: van Brummelen è il massimo esperto contemporaneo di storia della trigonometria. La trigonometria di cui stiamo parlando non è esattamente quella che studiamo a scuola, ma quella sferica, che serviva per trovare le posizioni dei pianeti nel cielo e quindi calcolare le loro orbite. Per farlo, occorreva una grande precisione, quella che tra l’altro permise a Keplero di guardare i dati delle osservazioni di Marte raccolti da Tycho Brahe e accorgersi che qualunque sistema di riferimento si scegliesse quell’orbita non poteva per nulla essere circolare, e quindi portò alla formulazione delle sue tre leggi. Le funzioni trigonometriche però sono le stesse nostre; a partire dall’antichità si compilarono delle tavole sempre più precise, con un lavoro certosino tenuto conto che i “calcolatori” erano esseri umani e che non è nemmeno possibile calcolare analiticamente senza saper risolvere equazioni cubiche il seno di un grado ma bisogna usare metodi approssimati.

Storicamente i sottomultipli del grado, seguendo l’antica tradizione babilonese, erano divisi in sessantesimi: le partes minutae primae e le partes minutae secundae (ma anche tertiae e oltre), mentre per quanto riguardava i valori li si moltiplicava per una grande potenza di 10 in modo da avere solo numeri interi. Bianchini aveva una formazione da mercante e non da astronomo: non era quindi legato a queste convenzioni, e nel suo testo (manoscritto…) del 1440 Tabulae primi mobilis B usa quello che indubitabilmente è un punto decimale, tanto che spiega addirittura come fare le moltiplicazioni con quei numeri. Forse è proprio per questo suo non essere mainstream che la sua notazione si perse. Van Brummelen è però convinto che Clavius non abbia reinventato il separatore decimale, ma abbia riciclato senza dire nulla il risultato di Bianchini, tanto che usa il punto solo nelle opere astronomiche e non nel resto della sua produzione successiva. Viste le credenziali accademiche di van Brummelen, non vedo perché non possa essere così.

Comunque sia andata la storia, una cosa è certa: quando finalmente la comunità matematica ha capito l’utilità del separatore decimale, non ha più potuto farne a meno. Se solo ci si fosse stabilizzati su una singola notazione…

(Immagine di Gerd van Brummelen, tratta dall’articolo di Nature qui citato)

MATEMATICA – Lezione 3: Funzioni ed equazioni

copertina del volune 3 Qual è la differenza tra una funzione e un’equazione? Nessuna. Beh, non proprio: una funzione è definita per un insieme ampio di valori, mentre un’equazione ha solo un certo numero di soluzioni. Ma possiamo sempre trasformare un’equazione in una funzione e viceversa, se la cosa ci sconfinfera: o meglio, se ci serve vedere le cose in un certo modo più semplice. Roberto Zanasi è ben noto per il suo stile dialettico, con le discussioni tra un Vero Matematico e un assistente: qui l’assistente manca, ma il corso dei pensieri è sempre lo stesso e ci permette di rivedere cose che probabilmente conoscevamo guà ma a cui non abbiamo mai fatto caso. Dopo le equazioni di primo grado – cioè le rette – e quelle di secondo grado – le coniche, se le vediamo come funzioni – avviamo un rapido recap di angoli e funzioni trignonometriche prima e di esponenziali e logaritmi dopo. Ma non preoccupatevi: l’intento è far capire come le equazioni si comportano qualitativamente e non quantitaviamente, perché tanto per tutto il resto c’è Wolfram Alpha.
Il volume è completato dalla parte della storia della matematica di Sara Zucchini, che stavolta non si occupa di una singola persona ma fa una carrellata del millennio tra la fine del periodo ellenistico e l’inizio dell’Umanesimo, e dai miei giochi matematici che sono dedicati a quelli che in inglese si chiamano “word problems” e devono appunto essere dematematizzati per capire di che si parla.

Roberto Zanasi, Matematica – Lezione 3: Funzioni ed equazioni, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale

Lidl si ricorda del suo target

cassa automatica LidlQualche anno fa avevo scritto dell’introduzione delle casse automatiche alla Lidl, notando come il fatto che fossero solo usabili con carta di credito poteva dare qualche problema con parecchi clienti. In effetti per un bel po’ di tempo capitava spesso che le casse non fossero nemmeno accessibili, probabilmente per mancanza di una persona che controllasse la gestione.
Da un paio di mesi però due delle casse sono state aggiornate, e accettano anche i contanti. In effetti mi pare che comincino a essere piuttosto usate…

Aggiungo anche la possibilità di digitare a mano un codice a barre che non si riesce a leggere automaticamente. Poi è vero che quando l’ho fatto (su una confezione di 12 bottigliette d’acqua) l’assistente è subito corsa a vedere se io avessi cercato di fregare il sistema e passato la bottiglietta singola, ma tant’è…

(Immagine da https://www.lsa-conso.fr/lidl-teste-shop-and-go-pour-accelerer-le-passage-en-caisse,310176″>LSA)

Quizzino della domenica: nove cifre

Nelle equazioni seguenti, le lettere da A a I corrispondono (non in ordine alfabetico… alle cifre da 1 a 9. Sapete trovare la corrispondenza?
A + B = 9
B + C = 10
C + D = 9
D + E = 10
E + F = 9
F + G = 10
G + H = 9
H + I = 10

ABCDEFGHI
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p684.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto dalla Chris Smith’s Maths Newsletter .)

“trovandone condivisione”

Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.

Chiariamo subito una cosa: Piantedosi (a nome e per conto del governo tutto) continuerà a far fare quello che fatto fino ad ora. D’altra parte L’Italia non è una repubblica presidenziale, e Mattarella non ha veri poteri.

Ma ci sono modi e modi di esprimere un concetto. Per esempio il comunicato avrebbe potuto parlare di “vibrante preoccupazione” per quanto è successo, o un appello più o meno generico contro le violenze di tutti i tipi. Dire che “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli” è una presa di posizione nettissima. Non farà cambiare nulla, ma almeno ci fa ricordare che restare zitti è il primo passo verso la connivenza.