Quizzino della domenica: divisione del quadrato

Siete in grado di dividere il quadrato mostrato qui in figura in due parti della stessa area, usando i tre segmenti lì mostrati che hanno la stessa lunghezza del lato del quadrato? I segmenti non possono ovviamente essere spezzati né sovrapposti in tutto o in parte, né uscire dai bordi del quadrato: possono però incrociarsi.

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p414.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Serhiy e Peter Grabarchuk, da WSJ Brain Games.)

_I teoremi di incompletezza_ (libro)

[copertina] A Lolli piace parlare dei teoremi di incompletezza di Gödel, principalmente perché sa che vengono mal compresi. In questo ultimo suo libretto (Gabriele Lolli, I teoremi di incompletezza, Il Mulino 2019, pag. 153, € 12, ISBN 9788815283689) non parla però proprio dei teoremi, quanto di tutto quello che sta loro intorno. A me per esempio è molto piaciuta la parte sugli “anticipatori”: conoscevo naturalmente i paradossi di Berry e di Richard, ma non sapevo che Post fosse andato vicino all’esposizione – e non avevo mai sentito parlare di Finsler. Un altro punto di forza è la considerazione di quei teoremi dal punto di vista della computabilità: in effetti la tesi di Church-Turing semplifica parecchio il contesto del teorema, e permette una via più semplice alla dimostrazione. Ah, dimenticavo: Penrose e (il secondo) Wittgenstein vengono blastati, come si suol dire.
Le osservazioni di Lolli non sono mai banali, e quindi la lettura è piacevole: l’unico problema che ho trovato è quando parte con il formale, perché assume una serie di conoscenze tecniche, anche a partire dal formalismo, che non sono banali. Io per esempio non riesco a recuperare tutto. Il lettore è avvisato.

Troppa grazia, sant’ATM!

Ieri mattina la tratta della metropolitana gialla tra Maciachini e Comasina era bloccata perché un mezzo per il lavaggio gallerie si è bloccato nella notte, e fino a mezzogiorno non sono riusciti a toglierlo dai binari. A volte capita: bisogna dire che la comunicazione è stata completa: a parte il sito, venivano diffusi messaggi più o meno ovunque nelle stazioni della metropolitana, e alle fermate della metropolitana c’era un esercito di uomini ATM. Ieri ero a casa in solidarietà e dovevo andare ad Affori, portandomi dietro i bambini; quindi ho visto la situazione in diretta, essendo partito verso le 10:30.

Non ho dubbi sui 50 bus messi sul percorso: per dire, ne era partito uno mentre eravamo arrivati, siamo saliti su quello dopo che è partito dopo neanche due minuti. Però erano le 10:30, appunto: il bus dove eravamo noi era praticamente vuoto. Inoltre l’asse Imbonati – Pellegrino Rossi – Astesani è un imbuto, con auto che parcheggiano in mezzo alla strada: in pratica gli snodati andavano a passo d’uomo e spesso si fermavano per far passare i bus in direzione opposta. Aggiungiamo il vecchietto che è salito a Dergano senza guardare la scritta M3 e si è lamentato perché il bus non ha fatto la fermata della 70 (oggettivamente, visto che tanto si andava avanti a passo d’uomo, ATM poteva anche dire agli autisti di fare quelle fermate; chiaramente senza un ordine specifico l’autista non l’ha fatto). Insomma, cinquanta bus avevano senso alle 8 del mattino, ma forse si poteva rimodulare il servizio a metà mattinata…

_Le cose portate dall’acqua_ (fumetto)

[copertina]

Ogni tanto la collana Science&Comics del CNR prepara numeri “sponsorizzati”: nulla di male, considerando che lo scopo non è certo fare soldi ma avvicinare grandi e piccini ai temi scientifici. In questo caso, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo e con la sponsorizzazione di MM – che nonostante il nome “Metropolitana Milanese” è in realtà la multiutility del comune di Milano – è uscito questo piccolo albo (Giovanni Eccher, Le cose portate dall’acqua, Edizioni CNR 2019, pag. 32, ISBN 9788880803447), con una storia scritta da Giovanni Eccher e illustrata da Giuseppe Palumbo che ha come protagonisti Leonardo… e l’acqua. La presentazione del libro è stata proprio in una vecchia centrale dell’acqua che MM ha riconvertito in spazio pubblico. Il racconto è ben scritto e ben disegnato (e colorato), e in effetti può essere letto come un CSI ante litteram, con uno sguardo interessante alla Lombardia di mezzo millennio fa (compreso il Duomo in costruzione…).

non sono proprio un influencer

L’altro giorno il signor Amazon mi ha mandato una mail dal titolo “Iscriviti ora: Influencer Program di Amazon” che magnificava il programma per gli influencer di Amazon e mi invitava a iscrivermi.

Ho provato a iscrivermi con i miei account Twitter, YouTube e Facebook – con Instagram non mi ci sono nemmeno messo – e come immaginavo ho sempre avuto la risposta “Ti ringraziamo per l’interesse mostrato nel programma Amazon Influencer. Purtroppo, in questo momento il tuo account non soddisfa i requisiti di idoneità.” Intendiamoci, non avevo alcun dubbio al riguardo. Chi diavolo volete che io influenzi? La mia domanda è però diversa. Ammettiamo pure che Bezos sia pescando a strascico, e quindi mandi quella mail iniziale a cani e porci. Ma non farebbe più in fretta a dire subito quali sono i limiti minimi che stabilisce perché la persona sia da lui considerata un influencer? I dati che controlla sono pubblici, quindi non gli ho detto praticamente nulla…

Volete proprio dare ragione a Marattin?

Ricordate il mio post di ieri sulla proposta di Marattin di obbligare a fornire un documento di identità per connettersi ai social? Bene: a quanto pare Marattin ha promosso una raccolta di firme al riguardo. Peccato che ci si possa iscrivere con nomi fasulli… Oltre a quelli indicati lì, ho sentito “Napo Orso Capo” e “Fabius Planciadis Fulgentius”. Ah: pare anche che questa raccolta di firme non rispetti le leggi attuali, nella fattispecie il GDPR.

Il punto che però mi pare sia sfuggito ai commentatori e soprattutto ai postatori di indirizzi fasulli è che così si sta solo facendo il gioco di Marattin, mostrando che la Rete ha davvero bisogno di un Controllo Attento perché possa essere un Luogo Positivo. Non mi sembra un grande risultato: probabilmente dovevo tacere anch’io ieri, per evitare di amplificare certe idee.

Stato di polizia internettara

Nel cinquantesimo anniversario di una delle mille definizioni di Internet torna alla carica la falange di coloro che vogliono che i profili social possano venire aperti solo dietro presentazione di un documento di identità. Passi Gabriele Muccino che fa il regista e quindi non è tenuto a sapere di cosa si parla, come del resto si vede dall’uso dell’espressione “reato penale”; è molto più preoccupante che lo dica Luigi Marattin, che purtroppo le leggi in parlamento le può presentare.

Lasciamo perdere banalità tipo il fatto che Facebook o Twitter dovrebbero gestire i miei documenti – sempre che non faccia finta di nulla e io non usi un proxy per fare un’iscrizione da un server fuori dall’Italia. Mi limito a far notare una cosa. In quanti casi non è stato possibile trovare la persona che ha commesso reati (tipicamente di opinione, perché è di questo che si parla) perché erano anonimi? Nessuno. Anche dopo la fine del decreto Pisanu (altra legge illiberale) gli utonti hanno continuato a scrivere messaggi d’odio senza pensare che ci voleva un attimo perché la polizia postale li rintracciasse. Poi certo, se scrivi messaggi contro Mattarella o Boldrini allora Escopost si attiva subito, se li scrivi contro di me hai voglia… ma questo è irrilevante rispetto alla proponenda legge: non cambierebbe nulla.

Perché allora si continuano regolarmente a proporre leggi di questo tipo? Per me la risposta è semplice: ignoranza. Il digital divide è anche questo: non sapere assolutamente come funzioni Internet dietro le quinte: e notate che non sto parlando del funzionamento tecnico ma di quello per così dire “sociale”. E dire che Marattin ha quarant’anni, mica settanta.

PS: la mia identità è sempre stata pubblica, ma questa è una mia scelta personale. Non vedo nessuna utilità a rendere obbligatorio l’appalesarsi.

Umbria e coalizioni

Non sono bene riuscito a capire perché, di fronte alla débâcle umbra, una serie di commentatori nella mia bolla Faccialibro ha fatto notare che la regione ha tanti abitanti quanti Torino e due terzi di quelli di Milano. Né sono riuscito a capire come abbia fatto Stefano Vaccari della segreteria Pd ad affermare che “Bianconi ha ottenuto più voti assoluti di Marini nel 2015”: fatto di per sé vero (ci sono novemila voti in più) ma che tralascia due banali particolari come il fatto che ci sono stati 60000 votanti in più e che stavolta nella coalizione c’era anche M5S. In realtà, confrontando i risultati delle europee con questi delle regionali, e facendo la tara per le liste civiche, quello che notiamo in pratica è un crollo di M5S e una contestuale crescita di Fratelli d’Italia. È una casualità? Non ne sarei così sicuro…

Credo comunque che l’unica vera notizia di queste elezioni è che gli elettori pentastellati non amino fare coalizioni di nessun tipo, ma soprattutto con il PD. Non una grande notizia, d’accordo. Però almeno sappiamo cosa succederà nei prossimi anni, e cosa dobbiamo aspettarci. Buona fortuna a tutti.