Direi che GeMS ha fatto una pubblicità a tappeto alla serie di libri di cui questo (Carlo Alberto Orlandi, Gli archivi segreti della sezione M (Libro 1): Gli agenti di Guglielmo Marconi-La valle dei risorti, Tre60 2019, pag. 233, € 5,99 (cartaceo € 12,90), ISBN 978-88-6702-586-2 ) è il primo. Prima di Natale sono passato in Feltrinelli Duomo e questo volume campeggiava all’ingresso. La trama è per così dire quella degli X-Files del secolo scorso: nel 1933 tre giovani vengono assoldati dal governo fascista, sotto l’egida di Guglielmo Marconi, per venire a capo di alcuni misteri. I racconti lunghi – ogni libro ne contiene due – sarebbero stati dattiloscritti al tempo dall’archivista Carlo Alberto Orlandi, mentre il terzetto Giulio Leoni, Enrico Luceri e Massimo Pietroselli li avrebbe scoperti e pubblicati.
L’idea era buona, la realizzazione molto meno. Può darsi che la metastoria che è solo accennata in questo volume risollevi le sorti della serie, ma leggendo il primo racconto mi sono trovato un manierismo che rendeva ancora più insopportabili gli anacronismi, come “fantascemenza” (il termine fantascienza è stato coniato nel 1952) oppure l’accenno all’IBM che stava progettando calcolatori elettronici (ci si sono messi dopo la guerra: al più avrebbe dovuto parlare di Konrad Zuse che stava per progettare lo Z1). Addirittura il primo racconto mi dava l’idea di un’apologia del fascismo come quella delle barzellette contro il Duce tollerate dal regime, sensazione poi un po’ ridotta dal secondo racconto. In definitiva, non penso mi comprerò gli altri volumi.
sostegno implicito
La linea di difesa dell’ex ministro degli Interni per il caso Gregoretti, almeno secondo quanto riportato da Repubblica, è piuttosto debole. Non che la cosa sia importante in assoluto: ricordiamo tutti la nipotina di Mubarak e un gran numero di parlamentari convinti di un’affermazione di Berlusconi che non stava né in cielo né in terra. La cosa non è neppure problematica per il suo consenso: figuriamoci se i suoi fan si mettono a fare esegesi delle parole del Capo. Resta il punto che se Salvini deve tirare fuori un concetto del genere vuol dire che non ha nessuna pezza d’appoggio. Diciamo che in qualche altra nazione sarebbe già partito un movimento fattivamente contro di lui: ma siamo in Italia…
Ma a Milano vogliono tutti comprare case?
A giugno ha chiuso il bar in via Parini dove andavo tutte le mattine a prendere cappuccino e brioche con il collega. (Per i curiosi, il caffè ora lo prendo alla macchinetta, e ho dei biscotti in ufficio). A fine maggio aveva chiuso anche il negozio di orologi dove compravo i miei Casio, dietro la Stazione Centrale, che si era visto quasi raddoppiare il contratto d’affitto. Qual è la correlazione tra le due chiusure? Che in entrambi i casi al loro posto è spuntato un negozio di franchising immobiliare. Mi chiedo quanto sia grande il mercato di compravendita case qui a Milano…
lo schiaffo di papa Francesco
La cosa che ho trovato più curiosa nell’episodio del papa che si è rivoltato contro la donna che lo stava strattonato è che nella mia bolla Facebook, o meglio tra i contatti della mia bolla, a prendere le difese di Francesco sono gli atei e agnostici, mentre quelli che lo stigmatizzano si professano cattolici. Certo, potremmo dire che i primi pensano a cosa avrebbero fatto loro al suo posto mentre i secondi pretendono che il papa sia il buon esempio: ma mi stupisco che nessuno di questi ultimi si ricordi della “Guarigione dell’emorroissa” (guglate Wikipedia, e leggete il resoconto del vangelo di Marco), dove a me è sempre parso che Gesù fosse oltremodo seccato, prima di dare la benedizione alla donna guarita. E questo un sedicente cattolico dovrebbe ben saperlo.
O forse la risposta è molto più semplice: non si sta parlando di religione, ma semplicemente di politica, anzi del politicume di questi ultimi tempi…
Chiariglione e la storia di MPEG

(dal sito di Leonardo Chiariglione)
Ogni tanto sui giornali si legge di Leonardo Chiariglione, “il babbo dell’MP3”. Non sono in molti però a sapere che MP3 era solo un pezzetto della suite di protocolli MPEG, studiati per codificare i video in maniera ottimale: tecnicamente si dovrebbe parlare di MPEG 1 Layer 3 (quello audio), ma ai tempi le estensioni dei file erano al più lunghe tre caratteri e quindi l’abbreviazione ha preso piede.
Chiariglione ha fatto la sua carriera in CSELT, e per una serie di buffe circostanze ho sempre avuto un ufficio vicino al suo, il che aveva senso quando io ero nel gruppo “voce” e lui era a capo di quello “immagini”, ma forse un po’ di meno quando io sono passato a fare Internet ed eravamo tutti finiti in un open space dove ogni tanto lo si sentiva gridare al telefono “Hai! Hai! Hai!” (Chiariglione parla correntemente giapponese, e come sapete i giapponesi sono abituati a dire di sì anche se la risposta corretta sarebbe stata “no”.) Ad ogni modo, a parte i pettegolezzi, Chiariglione è indubbiamente stato la forza trainante del movimento MPEG, comprese alcune scelte che probabilmente non conoscevate, come il fatto che i codec MP3 fossero sotto copyright (dei tedeschi del Fraunhofer, almeno per l’Europa) e richiedevano pertanto una licenza d’uso; questo nasceva per convincere la grande industria a investire nella tecnologia, sapendo che avrebbero potuto guadagnare. Ad ogni modo, qualche mese fa Chiariglione ha scritto un ebook che racconta la storia tecnica e politica di MPEG: se siete interessati potete andare sul suo sito e scaricarla. Buona lettura!
Prima l’italiano (ebook)
No: questo (Vera Gheno, Prima l’italiano, Newton Compton 2019, pag. 224, &euro 4,99 (cartaceo € 10), ISBN 978-88-227-3784-7 ) non è un libro sovranista ma un prontuario che può aiutare il lettore a non cascare nelle trappole della nostra bella lingua. Il modo scelto dalla Gheno, fedele alla linea della Crusca, non è prescrittivo ma descrittivo. Per esempio quando parla delle parole spesso confuse dagli italiofoni recupera la loro origine tipicamente latina per mostrare il percorso da esse compiuto. Inoltre non perde occasione per ricordare che la lingua non è un fossile e quindi lemmi e significati cambiano, senza contare che spesso quelle che a molti di noi sembrano regole fisse e immutabili sono in realtà creazioni a tavolino di settanta-ottanta anni fa. Sapevo della regola del plurale dei nomi in -cia e -gia proposta nel 1949 da Bruno Migliorini, ma qui ho scoperto che fino agli anni ’30 del secolo scorso la forma “il pneumatico” era più comune di “lo pneumatico”!
Gheno scrive in modo piano e accattivante; il libro insomma è consigliato, forse anche meglio in cartaceo che in ebook. Ah: poi volete mettere la chiusa “Once a friendfeeder, always a friendfeeder”?
libri di storia überleghisti
Neil Innes
Nonostante i miei ventuno lettori abbiano conoscenze davvero enciclopediche, non so quanti di loro sapessero chi fosse Neil Innes, morto improvvisamente ieri. Musicista e attore comico britannico, iniziò la sua carriera nella Bonzo Dog Doo-Dah Band, che si guadagnò una particina nel film tv Magical Mystery Tour e un modesto hit con un brano prodotto da Paul McCartney sotto falso nome; è anche diventato coautore del brano degli Oasis “Whatever” dopo una causa legale perché i Gallagher avevano copiato un pezzo di un suo brano.
Ma Innes aveva anche lavorato con i Monty Python: oltre ad avere recitato nei loro film è una delle due sole persone che siano ufficialmente coautori dei loro sketch – per i curiosi, l’altro è Douglas Adams – e allo sciogliersi del gruppo si unì a Eric Idle per creare lo show Rutland Weekend Television da cui poi nacquero i Rutles, i “Pre-fab Four” protagonisti del mockumentary All You Need Is Cash che prendeva in giro i Beatles; Innes, che nel film interpreta Ron Nasty/John Lennon, scrisse tutti i brani della colonna sonora, così beatlesiani che “Cheese and Onions” apparve persino come bootleg lennoniano…
(Immagine da Wikimedia Commons. Innes è quello più a destra)