Il Senato ha approvato il DDL “per la promozione e il sostegno alla lettura”. Lo ha fatto all’unanimità: ci sono stati un contrario e un astenuto per l’articolo sulla carta della cultura, e un astenuto sul piano nazionale d’azione per la promozione della cultura. Ora la legge tornerà alla Camera, ma sarà solo una formalità. Avremo la Capitale italiana del libro, un fondo per la promozione della lettura, e sostegno alle librerie indipendenti. Tutto bene? Beh, insomma.
Guardando i primi commenti, a essere felici sono i librai e la Confcommercio e i piccoli editori, mentre l’AIE è contraria. Ricardo Franco Levi, che aveva scritto la legge precedente, afferma che “a perdere saranno i lettori” (mandandomi in corto circuito: non sono mai stato d’accordo con Levi), e il Libraio (che è del gruppo GeMS, quindi non solo grande editore ma anche grande distributore con le Messaggerie) è pure critico anche se con toni minori. Gli è che – a parte le reboanti affermazioni sulla “capitale della cultura” e sui fondi per le piccole librerie, che in realtà per più di metà erano già presenti dal 2018, la legge prevede che gli sconti massimi sui libri scendano dal 15% al 5%, e quelli per le promozioni possibili per un mese (eccetto dicembre) scendano dal 25% al 20%. Personalmente non mi è molto chiaro come questo taglio servirebbe a sostenere le librerie indipendenti contro i cattivoni di Amazon (e se volete ibs.it). È vero, come ho già scritto in passato, che prima della legge Levi mi è capitato di acquistare copie di un libro scritto da me su Amazon perché avevo lo stesso sconto (40%) che avrei avuto prendendole come copie autore, e quello sì che era concorrenza quasi in dumping. Ma se Franceschini pensa davvero che si compreranno meno libri (cartacei) online perché si risparmierebbe solo il 5% rispetto alla libreria allora forse non ha ben compreso le dinamiche dei pochi lettori italiani, oltre naturalmente a non considerare per nulla chi libri non ne legge affatto, e che mi sa sono quelli che se proprio devono fare un regalo che non costi troppo vanno in una libreria fisica. Ah, tra l’altro ricordo che Franceschini è stato quello che ha equiparato l’IVA sugli ebook a quella dei cartacei, un’ottima mossa a favore dei librai…
In definitiva, capisco in parte la soddisfazione dei piccoli editori, che comunque non hanno la potenza di fuoco dei grandi e che possono sperare di riuscire ad apparire un po’ di più (e in fin dei conti io non ho mai pubblicato per un grande editore :-) ). Simmetricamente capisco la contrarietà dell’AIE, per cui lo sconto è un modo di marketing come un altro; ma continua a sfuggirmi la felicità dei librai – vedi per esempio qui. Ah: tra l’altro i soldi “freschi” dati alla cultura con questa legge sono circa cinque milioni l’anno. Intanto lo stanziamento per l’App18, il famoso bonus cultura, è sceso da 240 a 160 milioni, almeno secondo l’articolo del Libraio. È vero che non tutti quei soldi andavano in libri, ma chissà che succederà. Posso esprimere un pensiero cattivo e chiedermi se molti di questi senatori che hanno entusiasticamente votato a favore non sperino che alla fine della fiera il consumo di libri cali? In fin dei conti è sempre meglio evitare che ci siano troppi pericolosi intellettuali…