Sono tanti i libri che cercano di spiegare a chi matematico non è che cosa si sta perdendo. Andando avanti negli anni, e soprattutto avendo cercato di scriverne qualcuno anch’io, sono arrivato alla conclusione che è una battaglia persa, e che si parla solo a chi è convertito. Nemmeno questo caso (Antonio Ambrosetti, Il fascino della matematica : Un viaggio attraverso i teoremi , Bollati Boringhieri 2009, pag. 102, € 18, ISBN 9788833920030) fa eccezione. Aggiungiamo poi il fatto che Ambrosetti parte direttamente in quarta; non sarà così vero che ogni formula matematica in un testo dimezza le vendite, ma sicuramente paginate di equazioni non fanno una buona impressione al lettore casuale. Peccato soprattutto per la parte sul calcolo delle variazioni, che è un tema che non è solitamente trattato in libri come questo ma rimane comunque ostica per i non addetti ai lavori; anche il capitolo finale sul baratro che si è aperto tra gli insegnanti liceali e i professori universitari è condivisibile, ma non mi pare porti a chissà quale risultato pratico.
Didattica remota: un casino
Per quanto riguarda il mio lavoro, la situazione è complicata ma non impossibile. Fortunatamente la mia azienda ha liberalizzato il lavoro agile e il mio lavoro è fatto di scrittura documenti e audioconferenze, quindi può essere fatto più o meno ovunque. In realtà quando posso cerco di andare in ufficio, perché lavorare da casa con due gemelli che non hanno nulla da fare è una tragedia.
Ed è proprio di questo che vorrei parlare. Il secondo grande problema di avere i bambini a casa da scuola (il primo è naturalmente quello di evitare che la casa in questione sia distrutta senza anestetizzarli con televisione videogiochi e smartphones) è che stanno perdendo settimane di lezione. Che si può fare? Boh. Probabilmente avete letto che nel decreto con le misure per rallentare la diffusione del coronavirus il governo ha dato ordine ai dirigenti scolastici di avviare «modalità di didattica a distanza». Magari avete anche letto che nel Trentino, a Mezzolombardo, ci sono state diffide al riguardo da parte del sindacato. Non entro nel merito di quella storia perché non ne so abbastanza; vorrei però raccontare altre storie.
Per prima cosa, c’è sicuramente chi ha pensato che la situazione può comunque servire a fare affari, magari non adesso ma nel futuro. Come vedete dalla pagina creata dal Ministero dell’Istruzione, Google e Microsoft si sono affrettate a concedere l’uso delle proprie piattaforme. Vabbè, vi segnalo che esiste anche un’applicazione libera, Jitsi, con vari server disponibili. Gli amici wikipediani hanno anche un tutorial – lo trovate su Wikibooks – per spiegare come lo si può usare.
Ovviamente però le cose non sono così facili. Io vedo almeno tre tipi di problemi. Innanzitutto non è detto che tutti i ragazzi abbiano accesso a risorse elettroniche e abbiano la possibilità di avere abbastanza banda per una connessione a larga banda. Poi bisogna ricordare che un bambino di sei anni e un diciottenne quasi uomo hanno delle diverse necessità e capacità; e collegato a questa differenza c’è il tema dei contenuti (tra l’altro, Treccani è indicata nella pagina del ministero che ho segnalato prima, ma non so quanto del loro materiale è adatto a bambini e ragazzi di elementari e medie. Lo stesso vale naturalmente per Wikipedia: piuttosto vi ricordo dell’esistenza di Vikidia). Infine, per quanta buona volontà gli insegnanti abbiano, anche per la maggior parte di loro tutto questo è nuovo, e non si può pensare che facciano un corso accelerato senza neppure il supporto di qualcuno davvero esperto (No, io non sono esperto né di didattica né di interazioni video).
Si deve lasciare perdere tutto, allora? Mannò. Bisogna semplicemente non fare il passo più lungo della gamba, ma mettersi comunque a camminare. Male non fa, e a qualcosa il tutto servirà. Come si dice in piemontese ma non solo, “piutòst che nient, l’è mej piutòst”.Per esempio, la maestra di Cecilia ha trovato un sito svizzero, LearningApps.org, che permette di creare e usare delle semplici animazioni che possono utilmente servire come ripasso delle nozioni studiate a scuola. Poi c’è la parte che mi sta più a cuore, la matematica. Gli amici di MaddMaths! stanno per lanciare l’iniziativa #lascuolaconta e preparare materiale da lasciare a disposizione: ma credo che sia davvero necessario uno sforzo di tutti per tirare fuori idee prima ancora di metterle in pratica. Insomma, non siate timidi!
Cioccolatai 2
Ieri il governo ha annunciato una serie di misure per il contenimento del coronavirus che accelerano sulla possibilità di non trovarsi tutti insieme ma sfruttare le tecnologie di rete. Oggi rinvia il referendum sul taglio dei parlamentari “allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un’informazione adeguata”. Notate nulla di peculiare?
Niente preti sposati (o no?)
La montagna stavolta non ha nemmeno partorito il poverbiale topolino. Nell’esortazione apostolica seguita al sinodo sull’Amazzonia papa Francesco non ha detto nulla sulla possibilità di ordinare sacerdoti i cosiddetti “viri probati”, diaconi di una certa età e uomini sposati. La cosa ha spiazzato tutti i media che davano da mesi se non anni la cosa per certa, ma ha anche spiazzato i tradizionalisti che nonostante il fuoco di fila di lamentazioni sembravano essersi rassegnati. Poi è chiaro che Magister e amici hanno continuato a lamentarsi: timeo papam et novitates non ferentem. Ma quello sta nella natura delle cose.
Quello che io trovo più interessante è che se ci fate caso Bergoglio sta continuando nella strategia del non decidere. Non state lì a tirare fuori quella noticina all’interno di Amoris laetitia che permetterebbe la comunione ai divorziati risposati: non è nulla di diverso da quanto scritto già nei documenti conciliari. Le eccezioni continuano a essere eccezioni, insomma, senza nessuna ufficializzazione. Come mai? La mia sensazione è che il papa, da bravo gesuita, sappia perfettamente che un qualunque cambiamento in una struttura mastodontica come la chiesa cattolica genererebbe una quantità di problemi: molto meglio gettare il seme ed aspettare che qualcun altro poi raccolga.
Cioccolatai
182 centimetri, non uno di meno
Il testo in figura è preso (immagine 18) dal Corriere della Sera, il maggior quotidiano italiano, e mi è stato segnalato dal mio collega Damiano. Io capisco che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (pardon, la World Health Organization) sia ostaggio degli americani e quindi si ostini a misurare le distanze in piedi. Ma magari quando lo si porta nel resto del mondo si può evitare di prendere la calcolatrice e limitarsi a scrivere “un metro e ottanta centimetri” senza che nessuno faccia partire la contraerea.
Che poi sei piedi a dire il vero sono 182,88 centimetri: e se uno per sbaglio finisse in quegli otto millimetri abbondanti e si beccasse lo stesso il virus, chi ne paga le conseguenze? :-)
Dove stanno gli asteroidi?
In questi giorni di sospensione dalla scuola gli scolari hanno comunque da fare i compiti, anche se senza esagerare; i genitori si ritrovano così a verificare se i compiti sono stati fatti. Mi era così toccato ascoltare la lezione di scienze sulla luna e gli altri corpi celesti. Nel mentre cercavo di tirare fuori delle risposte sensate da un pargolo che se va bene ha appiccicato a memoria nozioni che per lui non significano nulla, ho scoperto che per il loro libro di testo la fascia degli asteroidi si trova tra le orbite di Giove e Saturno.
Tralasciando il fatto che non sono così convinto che un bambino di quinta elementare debba sapere dove si trovino gli asteroidi, se proprio vuoi che lo sappia almeno scriviglielo corretto; a quell’età non si pensa certo alle fake news, e quello che si trova nei libri di testo è verità rivelata. Capita spesso di trovare simili errori negli esercizi di matematica; lì a volte si possono dare le attenuanti generiche di un lavoro fatto a macchinetta. Ma qui non ci sono scuse: o il testo non è stato nemmeno riletto o chi l’ha fatto non ha idea di quello di cui si stava parlando…