Didattica remota: un casino

Per quanto riguarda il mio lavoro, la situazione è complicata ma non impossibile. Fortunatamente la mia azienda ha liberalizzato il lavoro agile e il mio lavoro è fatto di scrittura documenti e audioconferenze, quindi può essere fatto più o meno ovunque. In realtà quando posso cerco di andare in ufficio, perché lavorare da casa con due gemelli che non hanno nulla da fare è una tragedia.

Ed è proprio di questo che vorrei parlare. Il secondo grande problema di avere i bambini a casa da scuola (il primo è naturalmente quello di evitare che la casa in questione sia distrutta senza anestetizzarli con televisione videogiochi e smartphones) è che stanno perdendo settimane di lezione. Che si può fare? Boh. Probabilmente avete letto che nel decreto con le misure per rallentare la diffusione del coronavirus il governo ha dato ordine ai dirigenti scolastici di avviare «modalità di didattica a distanza». Magari avete anche letto che nel Trentino, a Mezzolombardo, ci sono state diffide al riguardo da parte del sindacato. Non entro nel merito di quella storia perché non ne so abbastanza; vorrei però raccontare altre storie.

Per prima cosa, c’è sicuramente chi ha pensato che la situazione può comunque servire a fare affari, magari non adesso ma nel futuro. Come vedete dalla pagina creata dal Ministero dell’Istruzione, Google e Microsoft si sono affrettate a concedere l’uso delle proprie piattaforme. Vabbè, vi segnalo che esiste anche un’applicazione libera, Jitsi, con vari server disponibili. Gli amici wikipediani hanno anche un tutorial – lo trovate su Wikibooks – per spiegare come lo si può usare.

Ovviamente però le cose non sono così facili. Io vedo almeno tre tipi di problemi. Innanzitutto non è detto che tutti i ragazzi abbiano accesso a risorse elettroniche e abbiano la possibilità di avere abbastanza banda per una connessione a larga banda. Poi bisogna ricordare che un bambino di sei anni e un diciottenne quasi uomo hanno delle diverse necessità e capacità; e collegato a questa differenza c’è il tema dei contenuti (tra l’altro, Treccani è indicata nella pagina del ministero che ho segnalato prima, ma non so quanto del loro materiale è adatto a bambini e ragazzi di elementari e medie. Lo stesso vale naturalmente per Wikipedia: piuttosto vi ricordo dell’esistenza di Vikidia). Infine, per quanta buona volontà gli insegnanti abbiano, anche per la maggior parte di loro tutto questo è nuovo, e non si può pensare che facciano un corso accelerato senza neppure il supporto di qualcuno davvero esperto (No, io non sono esperto né di didattica né di interazioni video).

Si deve lasciare perdere tutto, allora? Mannò. Bisogna semplicemente non fare il passo più lungo della gamba, ma mettersi comunque a camminare. Male non fa, e a qualcosa il tutto servirà. Come si dice in piemontese ma non solo, “piutòst che nient, l’è mej piutòst”.Per esempio, la maestra di Cecilia ha trovato un sito svizzero, LearningApps.org, che permette di creare e usare delle semplici animazioni che possono utilmente servire come ripasso delle nozioni studiate a scuola. Poi c’è la parte che mi sta più a cuore, la matematica. Gli amici di MaddMaths! stanno per lanciare l’iniziativa #lascuolaconta e preparare materiale da lasciare a disposizione: ma credo che sia davvero necessario uno sforzo di tutti per tirare fuori idee prima ancora di metterle in pratica. Insomma, non siate timidi!

Ultimo aggiornamento: 2020-03-06 13:52

2 pensieri su “Didattica remota: un casino

  1. .mau. Autore articolo

    credo siano due cose diverse. Quella è pesantemente sponsorizzata, i matematti lo fanno per amore della matematica…

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