Come potete vedere qui.
(Domenica sera ho consegnato il manoscritto. Ci è finito dentro praticamente di tutto, dai – fasulli – triangoli di corda egizi per costruire un angolo retto a Life di Conway)
Come potete vedere qui.
(Domenica sera ho consegnato il manoscritto. Ci è finito dentro praticamente di tutto, dai – fasulli – triangoli di corda egizi per costruire un angolo retto a Life di Conway)
Questo è il primo capoverso del libro di letteratura dei gemelli (Come scintille, Mursia 2018). Quando Jacopo mi ha raccontato cosa aveva studiato, mi sono messo le mani nei capelli.
Sono un boomer, d’accordo, ma mi è ben noto che la massima estensione dell’impero romano si ha sotto Traiano all’inizio del II secolo, non del terzo: e del resto sulla stessa piattaforma hubscuola del gruppo Mondadori lo si può leggere, cercando i testi di storia. Lo stesso si può dire per la fine dell’impero d’Occidente, che effettivamente termina nel 476 ma dopo almeno un secolo di sconfinamenti e invasioni oltre il limes (Attila vi ricorda qualcosa?)
D’altra parte andando alla pagina successiva troviamo un po’ di nomi per la letteratura italiana delle origini, e una cartina dove si mostra la localizzazione geografica di alcuni di loro. Nulla da eccepire su Cavalcanti e Dante, e nemmeno su Francesco d’Assisi. Parecchio da eccepire su Marco Polo: non perché i croati ritengono sia nato a Korčula, ma perché non ha scritto Il Milione, che è stato composto da Rustichello da Pisa a partire dai racconti di Marco Polo, e ad ogni modo è stato scritto in una lingua d’oil e quindi francese delle origini, non italiano. Ma soprattutto molto da eccepire sul fatto che pur raccontando della scuola siciliana e di Jacopo da Lentini, la cartina dell’Italia casualmente è tagliata per non mostrare la Sicilia, mentre sono certo che ai miei tempi non ci fosse questa avversione per quella che fondamentalmente è la prima vera scuola letteraria italiana…
Aggiornamento (9:00) Su Twitter mi hanno fatto notare che nel testo l’impero romano d’Occidente sarebbe terminato nel 476 avanti Cristo. Purtroppo ho spesso un blind spot per a.C./d.C, come avevo raccontato qualche anno fa.
In un foglio quadrettato infinito, alcuni quadretti sono colorati. Scopo del gioco è eliminare tutti i quadretti colorati. Ci sono due tipi di mosse possibili: (a) se due quadretti hanno un lato in comune, possono essere entrambi eliminati; (b) se un quadretto non ha lati in comune con nessun altro quadretto, può essere eliminato e al suo posto vengono colorati i quattro quadretti che hanno un lato in comune con lui.
Quale delle due configurazioni permette di vincere il gioco?
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p545.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla 29th annual Konhauser Problemfest, citato da Stan Wagon nei suoi Problem of the Week.)
Più di trent’anni fa io lessi questo libro (Paolo Zellini, La ribellione del numero, Adelphi 1985, pag. 274, ISBN 9788845906299) e non ci capii nulla. Ora, forte di una conoscenza un po’ migliore della storia e della filosofia della matematica, mi sono nuovamente cimentato, ma i risultati non sono stati molto migliori. Sicuramente sapevo come muovermi tra la maggior parte delle citazioni, e quasi tutti i nomi non mi erano ignoti. Però mi è restata questa sensazione di non riuscire a capire dove Zellini voleva andare a parare. Certo, ora mi è chiaro che dal suo punto di vista la “crisi dei fondamenti” non è stata affatto tale: la “libertà” completa che i matematici di fine ‘800 volevano avere non esiste e non può esistere, ma il fatto stesso che la matematica non possa essere completamente formalizzata lascia un tipo di libertà del tutto diverso e probabilmente più interessante. (Se si riuscisse a dimostrare tutto, che farebbero poi i matematici?) Ma è probabile che nel testo ci sia molta roba in più che però a me risulta irraggiungibile.
Stamattina, mentre accompagnavo i ragazzi a scuola, Cecilia mi dice “Papà, non mi funziona la tessera!” (Nota per i non milanesi: in città gli under 14 viaggiano gratis. Possono mostrare un documento di identità, il che però non mi pare molto il caso, o usare un’apposita tessera. Considerando che poi tornano a casa da soli e prendono la lilla che è una metropolitana non presidiata, la tessera è la soluzione più pratica). La faccio entrare con me, poi controllo all’uscita e su un tram: in effetti non funziona. Nema problema, le dico, mi lasci la tessera e vado all’ATM Point di Garibaldi.
Ora però capita che agli ATM Point si può accedere solo sotto prenotazione. Prendo l’app, la apro… e scopro che alle 8 di mattina di venerdì il primo posto libero in Garibaldi è lunedì 11 alle 10:30. Va leggermente meglio a Zara: il primo posto libero è domani a mezzogiorno. Notate che quando si chiede un appuntamento ci sono varie opzioni di scelta, tra cui “tessera guasta”, quindi in teoria potrebbero esserci delle code differenziate per operazioni più o meno urgenti. Mi sa che in pratica non ci sia nulla del genere. Sicuramente non ci sono assembramenti; ma il risultato finale è che la produttività mi pare tagliata a un terzo di quella prima della pandemia, il che non mi pare una grande idea pratica.
Ah, ora vado anche a reclamare sul sito, ma so già – perché c’è scritto – che «I tempi medi di risposta sono di 10 giorni», nonostante che «Il processo fa parte del sistema di gestione per la qualità secondo gli standard UNI EN ISO 9001 e 14001»…
Avete tutti letto della prova di forza della Cina, che in questi giorni ha ripetutamente violato lo spazio aereo taiwanese. Ma probabilmente non avete letto che per la seconda volta di fila la Cina ha posto il veto sull’ingresso di Wikimedia Foundation come osservatore in WIPO, l’organismo sovrannazionale che si occupa della proprietà intellettuale e del copyright.
Non che un osservatore – che per definizione non ha diritto di voto – possa fare molto; però la Cina ha sostenuto che i progetti collegati a Wikimedia «contengono contenuti errati e favoriscono disinformazione in merito alla politica del “One-China-principle” che vede Taiwan come parte della Cina.». D’altra parte, già Wikipedia è generalmente bloccata in Cina; però bisognerà pur cominciare a bloccarla nel resto del mondo, no?
Ieri è stato il primo giorno di lavoro in ufficio dall’inizio di marzo 2020. A dire il vero sarei potuto starmene a casa fino a fine anno, ma avevo bisogno di staccare. L’unico guaio è che la sede dove dovrò andare non è ancora stata aperta, e quindi sono finito nella sede dove stanno i call center. Da un certo punto di vista è anche meglio, perché è a metà strada tra casa e scuola dei ragazzi…
Entrare è stato relativamente facile, a parte dover firmare e scoprire quale pezzo dell’open space mi era stato assegnato. Poi eravamo in quattro su venti postazioni, quindi abbiamo fatto finta di nulla a siamo spesso stati senza mascherina. Uscire è stato più difficile perché avevo sbagliato lato :-) Attaccare il PC alla postazione è stato abbastanza semplice, anche se mi ero dimenticato le cuffie e ho dovuto usare gli auricolari del telefono; riuscire a connettermi alle macchine di laboratorio un po’ meno semplice perché il mio PC era settato per andare sulle macchine di esercizio, dove a dire il vero non so nemmeno entrare.
La cosa più interessante è che nell’atrio di questa sede c’è un Amazon locker :-)
Guardando i risultati della tornata elettorale autunnale, scopro che a Milano Sala ha preso 50.000 voti in più del primo turno di cinque anni fa (e 13000 in più del ballottaggio). Quindi l’astensionismo ha più che altro colpito gli elettori di centrodestra, anche perché onestamente Bernardo non era esattamente il massimo tra i candidati. D’altra parte ho sentito vari fighetti di centrosinistra dire che non avrebbero rivotato Sala, il che in pratica significava che l’elettore medio lo ha tendenzialmente apprezzato. Poi magari Sala si è preso metà dei voti pentastellati di cinque anni fa che sono “tornati all’ovile”; l’altra metà si è divisa più o meno equamente tra i no-tutto che hanno votato Paragone e i residuali rimasti a M5S, ininfluente praticamente ovunque (anche a Bologna e Napoli dov’era in maggioranza ma il candidato del centrosinistra ha vinto con percentuali ancora più bulgare che a Milano) salvo forse a Roma dove è incredibile notare quanta gente ami Virginia Raggi dopo cinque anni da sindaca. A destra Forza Italia è residuale, mentre FdI raggiunge quasi i voti della Lega: ci fosse stato il sorpasso sarebbe stato davvero clamoroso.
A proposito di Roma, Calenda a quanto pare non è solo un partito da Twitter: la sua lista è quella che ha preso più voti, anche se correndo da solo è rimasto molto indietro dai due sfidanti che andranno al ballottaggio, pur prendendo più voti di Raggi. Torino ha visto il sorpasso al primo giro di Lo Russo su Damilano, ma a guardare bene le percentuali del centrosinistra non sono così diverse da quelle di cinque anni fa. Negli altri capoluoghi di provincia le sfide sono molto più equilibrate, a parte il plebiscito che riconferma Canelli a Novara; se tanto mi dà tanto, le politiche andrebbero comunque al centrodestra.