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matematto non praticante

Quizzino della domenica: esagoni e decagoni

L’esagono (non regolare) in figura ha una particolarità: è stato diviso in triangoli bianchi e neri, in modo tale che presi due triangoli qualsiasi possono solo darsi i seguenti casi: (a) non hanno nessun punto in comune; (b) hanno in comune un vertice; (c) hanno in comune un lato, e in questo caso hanno colori diversi. Inoltre i sei triangoli che formano la struttura dell’esagono sono tutti bianchi. Dimostrate che non è possibile fare la stessa cosa con un decagono.


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p666.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Viktor Prasolov, da Futility Closet.)

Sergio Staino

La disillusione di Bobo è probabilmente più vicina a me della cattiveria (solo nelle vignette, Altan è una persona timida e dolcissima) di Cipputi. Sergio Staino, morto oggi, non era un mio mito ma una persona con tutti i suoi pregi e difetti che però si ammirava e rispettava. Un solo commento: alcuni anni fa ho scoperto leggendo un’intervista che stava diventando cieco, il che per un vignettista è un dramma. Eppure non inveiva contro il destino cinico e baro ma anzi raccontava di come riuscisse ancora a disegnare, sia pure con ovvie difficoltà.

Foto di Niccolò Caranti, da Wikimedia Commons

Piccola storia della matematica (libro)

Egmont Colerus era uno scrittore che negli ultimi anni della sua vita si è innamorato della matematica e si è messo a scrivere saggi storici sul tema. Questa Piccola storia della matematica, riproposta da Iduna (tanto l’originale è fuori diritti, e chi riesce a trovare gli eredi di Spartaco Casavecchia?) secondo me soffre di un problema di base: vuole parlare di matematica. Provo a spiegarmi: quando si trovano formule matematiche la narrazione diventa immediatamente pesante, mentre nei voli pindarici che Colerus fa per raccontare la vita dei matematici di cui ha scelto di parlare il testo è immediatamente più leggibile e divertente, anche rispetto a E.T. Bell che è il benchmark al riguardo. Ecco: forse alla fine esagera, come quando nell’ultimo capitolo afferma che la matematica prima di Gauss e Galois era “dell’uguaglianza” mentre poi è diventata “della similitudine” (chissà cosa intendeva…), pur di non entrare nei particolari. L’altra cosa interessante del libro è che parla di matematici meno conosciuti da chi non è nel mestiere, come Apollonio, Oresme e Bürgi, oltre ad avere un forte bias verso i matematici di lingua tedesca: per dire, parla di Leibniz saltando Newton… La traduzione (ammesso che non sia di bottega, ma mi è stato detto che negli archivi Einaudi c’è una corrispondenza con Casavecchia) è molto più scorrevole di quanto potessi a priori immaginare per un testo di quasi un secolo fa, a parte i nomi di persona italianizzati (“Isacco Newton”), l’uso affermativo di “affatto”, corretto ma ormai desueto, e soprattutto parlare di teoria degli “aggregati” anziché insiemi. Insomma, se saltate le parti più matematiche potrebbe essere carino da leggere.

(Egmont Colerus, Piccola storia della matematica [Von Pythagoras bis Hilbert], Iduna 2020 [1937, 1939], pag. 348, € 20, ISBN 9788885711563, trad. Spartaco Casavecchia)
Voto: 3/5

La pinacoteca di Berlusconi

Sembra incredibile che in mezzo a due guerre Repubblica trovi il tempo di parlare della collezione di dipinti di Berlusconi, che è attaccata dai tarli. Ma ne parla anche la BBC, quindi dev’essere davvero una cosa importante.
Devo però dire una cosa: ho come il sospetto che Silvio si divertisse più ad acquistare i quadri che a guardarli: croste o non croste erano troppi per poter essere esposti da qualche parte, nonostante tutte le sue ville sparse per l’Italia. E non penso che potesse credere di trovare chissà cosa nelle televendite notturne…

Immagine da OpenClipArt: non penso sia nella collezione Berlusconi.

Koofr

logo koofr Koofr è un’azienda (slovena!) che offre un servizio di cloud. Il piano gratuito dà 10 giga di spazio, non ho idea se con i referral (questo è il mio, nel caso) ti diano altro spazio: sicuramente si possono comprare piani e regalarli a qualcuno (anche sé stessi) ottenendo un bonus. Per i più coraggiosi, si può anche associare il proprio account Google Drive, Dropbox e OneDrive: in questo caso vengono indicizzati i propri file e si possono cercare per titolo. Non che io mi fiderei più di tanto… E naturalmente ci sono le app per Android e iOS.

Guardando TrustPilot bisogna dire che sono sempre pronti a ribattere ai giudizi da una stella: insomma stanno attenti alla reputation. Se avete bisogno di spazio in cloud potete farci una pensata.

Moltiplicare con una parabola

moltiplicatore parabolico, da https://www.futilitycloset.com/2023/10/13/a-parabolic-calculator/

Al Mathematikum, museo interattivo della matematica a Gießen, trovate anche questo moltiplicatore parabolico mostrato in fondo a questo post. Come vedete, un filo è teso per mezzo di due pesi: si mette il filo in modo che passi per due punti della parabola corrispondenti a due valori dell’asse x, e nel punto in cui il filo incrocia l’asse y si può leggere il prodotto dei due numeri. Il bello è che si può anche cambiare la scala relativa dei due assi, come ho fatto io: il sistema funziona lo stesso. Trovate un esempio interattivo qui.

Ma come mai funziona? Bisogna fare un po’ di conti, usando la geometria analitica. Nella figura qui sotto, sia a il punto sul lato sinistro dell’asse x e b quello sul lato destro. Sappiamo allora che la pendenza del segmento obliquo è m = (b² − a²)/(b − (−a)) = ba. L’equazione generica di una retta è yy0 = m(xx0); sostituendo a m il valore appena trovato e a x0 e y0 rispettivamente b e b², otteniamo yb² = (ba)(xb). Infine, visto che ci interessa il punto in cui questa retta incontra l’asse y, sostituiamo a x il valore 0 e ricaviamo y = ab.

Questo moltiplicatore parabolico è un esempio di calcolatore analogico. Prima dell’avvento dei calcolatori digitali, esistevano ingegnosi apparecchi che permettevano di trovare il risultato di operazioni con tecniche di questo tipo. Il regolo calcolatore è l’esempio più noto, ma per operazioni specializzate si potevano costruire calcolatori analogici specializzati. Per la moltiplicazione non ne vale la pena, ma per certi tipi di operazioni, come equazioni differenziali sì. Il guaio è che per ogni tipo di operazione occorre un calcolatore analogico diverso: volete mettere il vantaggio di averne uno digitale che si può programmare?

Aggiornamento (11:00) Roberto Zanasi mi ha detto che per dimostrare che in effetti quel segmento corrisponde al prodotto delle due misure è più semplice usare il teorema di Talete. Nella figura qui a fianco potete vedere che AM/OH = OH/BN, cioè /x = x/ da cui x = ab.

Sono tornati i twitter liking bot

Come dicevo ieri, l’altra settimana Elon Musk ha ventilato la possibilità di mettere X/Twitter a pagamento, perché “è l’unico modo che mi viene in mente per combattere vasti eserciti di robot”. Com’è, come non è, ho cominciato a vedere like di utenze chiaramente create in serie, senza following, e con discinte fanciulle nella foto profilo. Per amor di precisione, l’ultimo di questi like, che vedete nell’immagine, parrebbe di un maschietto; ma se guardate il profilo (finché non lo cancellano…) vedrete che la merce è sempre quella. La cosa interessante che ho notato è che i like sono generalmente stati sui pochissimi post in inglese che ho scritto, ma questo può essere perché stavo commentando in un thread di Licia Corbolante che invece è sommersa da questo spam. Ma ieri sera Hanna (il bot per antonomasia) ha anche messo like su un mio commento in italiano… evidentemente sono stato promosso.

Io che spesso penso male mi domando qual è il rapporto di causa-effetto tra le parole di Musk e l’apparire di questi bot…

Il dato è tratto

(Il titolo è nato come un refuso, ma rivedendolo ho capito che era perfetto) La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata la settimana scorsa, quando Facebook mi ha detto che aveva cancellato un mio post perché spam. Il post in questione – lo si può vedere ancora su Twitter/X – era questo, parola per parola. Il link – identico a tutti quelli che posto da mesi – era a questo post, ma dubito che gli algoritmi di Meta siano andati a vedere il contenuto. Notate che – bontà sua – Facebook non mi ha limitato l’uso del profilo: diciamo che questo era solo un amichevole avviso, un po’ come quando il racket passa dal tuo negozio e si limita a prendere qualcosa senza pagare. Il tutto senza nessuna possibilità di appello: ho provato a scrivere nella pagina “hai trovato qualcosa che non va in Facebook?” ma non è successo nulla.

Ero già abbastanza stufo della cosiddetta “esperienza Facebook”, dove trovare le informazioni che mi servivano era sempre un terno al lotto, e ho finalmente preso la decisione di andarmene. Ho scritto un post per avvisare i miei lettori, chiedendo loro di commentare per farlo salire di importanza e renderlo così visibile anche a chi di solito non mi legge: in effetti è stato così, con l’effetto collaterale che il giorno in cui l’ho scritto gli accessi al blog sono quadruplicati (occhei, un po’ più che il doppio, visto che molti hanno aperto entrambi i post indicati qui sopra). Insomma, nessuno dovrebbe preoccuparsi della mia sparizione. Ho aspettato qualche giorno perché il mio post venisse letto se non da tutti almeno da molti facciamici; intanto mi sono salvato la copia dei miei dati sulla piattaforma (copia che non aprirò mai, ma almeno ce li ho) e ho fatto partire la procedura di cancellazione, nonostante i tentativi abbastanza lagnosi di farmi cambiare idea. Tecnicamente ho ancora 30 giorni per cambiare idea, e mi incuriosisce vedere se Facebook mi scriverà: ma come dicevo il dato è tratto.

Tra i commenti sul post di Facebook, ce ne sono stati parecchi che mi invitavano a ripensarci, perché non è che Zuckerberg ce l’abbia con me, questi algoritmi sono automatici e non può esserci qualcuno che controlla, e mi perderò molte interazioni per un puntiglio. Le mie risposte sono semplici. Per prima cosa, mi è del tutto chiaro che non è possibile controllare tutti i post sulla piattaforma: ma sono abbastanza convinto che uno spammatore farebbe molto più in fretta a creare un nuovo account anziché aspettare un secondo giudizio umano, e quindi immagino che il numero di casi da verificare sia gestibile. D’altro canto, ultimamente i miei post su Facebook erano tutti di quel tipo (frase di contesto e link al post), e il contenuto di tutti i quizzini è dello stesso tipo (ambientazione, figura, link alla pagina del sito), il che mi fa pensare che quel mio post sia stato controllato per caso ma in futuro ci sarebbero stati controlli più assidui e tutti i miei post sarebbero stati considerati spam. So poi perfettamente che Zuckerberg manco sa chi sono io, non gli cambierà assolutamente nulla se io ci sono o no, né il mio gesto può far partire una disiscrizione a valanga. So anche che perderò la possibilità di interagire con alcune persone che usano principalmente Facebook, oppure di scoprire se qualche mio ex collega è morto (una delle poche cose che funzionano bene è questa, perché sono in tanti a mettere una reaction e quindi il post sale nell’algoritmo). Ma visto che tutto è sempre aleatorio, trovare qualche pepita ogni tanto mi costringeva a stare molto tempo sul sito, il che ovviamente dal punto di vista di Meta è un plus; dal mio non perdere tempo a cercare me ne lascerà un po’ più per fare altre cose. Se qualcuno non mi leggerà più, amen: a settembre il sito ha avuto un migliaio di accessi da Facebook su 133000 pagine visitate, non perderò così tanto. Insomma, non sarà un vantaggio puro ma nemmeno chissà quale perdita.

Per il resto, continuo a restare su Twitter/X, almeno fino a quando Elon Musk non lo metterà a pagamento; gli intrepidi mi trovano su Mastodon a @mau@frenfiverse.net (o @mau per gli amanti della matematica), e naturalmente il mio blog resta. I miei ventun lettori insomma non mi perdono!