Il Talmud non è un semplice libro. È parte integrante della tradizione ebraica. Ma non è sempre stato così, e la sua storia è davvero incredibile,anche se il sottotitolo di questo libro (Harry Freedman, Storia del Talmud : Proibito, censurato e bruciato. Il libro che non è stato possibile cancellare [The Talmud : A Biography], Bollati Boringhieri 2016 [2015], pag. 296, € 24, ISBN 9788833927329, trad. Gadi Luzzatto Voghera) è un po’ esagerato. Freedman ci racconta di come il corpus iniziale delle discussioni tra rabbi e rav si sia man mano coagulato in due versioni diverse (il Talmud di Gerusalemme e quello di Babilonia) che poi si sono più o meno mischiate e sono passate al testo scritto. Ma c’è anche dell’altro: nel libro leggiamo infatti la storia di due millenni dal punto di vista ebraico – e qui si comprende anche la scelta come traduttore di Gadi Luzzatto Voghera che ha ben presente quello di cui si parla. Le persecuzioni contro gli ebrei, e quindi contro il Talmud, magari erano già note: ma molto più interessante è vedere che in alcuni casi il mondo cattolico e luterano si sono avvicinati alla lettura del Talmud per capire meglio il significato della Torah. Anche le pagine su Spinoza hanno un tono diverso da quello che almeno io ho studiato a filosofia, e finalmente ho compreso la differenza tra le tre correnti moderne nel mondo americano. Un solo appunto: ogni tanto l’editing si è perso, con nomi che a distanza di poche righe sono scritti in maniera diversa.
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casualità coerente
Dieci anni fa avevo scritto di come il mio lettore MP3 scrauso messo in modo “riproduzione casuale” mi avesse fatto sentire due volte di fila lo stesso brano, e che mi fossi stupito non tanto per la ripetizione quanto perché la mia sensazione è che ci sarebbe voluto molto più tempo perché capitasse una cosa del genere. Beh, oggi mi è successo per la seconda volta (il brano stavolta era la sigla di Supergulp!: don’t ask) e in effetti i tempi mi paiono più naturali, stavolta :-)
Chi ha votato per Trump?
Il lavoro degli statistici non termina quando si sono completamente sbagliate le previsioni :-). L’analisi del voto effettivo è fondamentale perché serve a tarare meglio i modelli previsionali per cercare di fare meno peggio la volta successiva: sbagliare la composizione del campione elettorale porta inevitabilmente a un errore di partenza (un bias) che non può essere corretto. Ecco dunque che Nate Silver è tornato sui risultati dell’elezione del Presidente degli Stati Uniti e si è messo a cercare qualche correlazione a partire dai risultati per singola contea, prendendo i dati estremi per vedere se spuntava qualcosa. Il risultato è davvero interessante. Mentre i risultati delle contee con il reddito medio più alto e di quelle col reddito medio più basso non mostrano nessun trend specifico, se si guarda le prime cinquanta con la percentuale maggiore e minore di laureati le cose cambiano eccome. Nel primo caso Clinton ha guadagnato 8 punti e mezzo sul risultato di Obama nel 2012, cioè più del 4% dei votanti si è spostato verso di lei (escludendo in prima approssimazione gli altri candidati), nel secondo Trump ha migliorato le performance di Romney di più di 11 punti, con uno spostamento di quasi il 6%. Il bello è che queste contee a volte sono fortemente polarizzate verso un partito, ma il trend si vede ugualmente: quindi non è un problema di zone democratiche o repubblicane. Silver ha poi testato altri insiemi di contee per eliminare possibili correlazioni spurie, sia per quanto riguarda il reddito medio che per eventuali presenze di minoranze etniche, e l’ipotesi “più laureati → voto per Clinton” sembra proprio essere valida.
Silver termina facendo ipotesi su cosa può significare questo bias. No, non è necessariamente “solo uno stupido può voler votare per Trump” :-) Questo è importante da un punto di vista politico ma anche statistico, per quello che dicevo all’inizio: ma si va troppo fuori dalle mie competenze, quindi vi risparmio il pippone!
(grazie ad Alessio Bragadini per la segnalazione dell’articolo di Silver!)
Analfabeti funzionali 2
Visto che Facebook ha deciso nella Sua Infinita Saggezza di cancellare la foto incriminata di Paolo di cui avevo parlato, l’ho ricopiata qui.
La cosa più pericolosa è ovviamente il fatto che per cancellarla i peracottari hanno fatto una campagna di clic sul link “report photo” (penserete mica che Zuckerberg o chi per lui controlli quei clic). Ecco. Pensateci, quando vi fate una cultura su Facebook.
Analfabeti funzionali
Nel weekend il mio amico Paolo Sinigaglia ha pubblicato questa foto su Facebook. Per chi non ha voglia di cliccare, si vede una scheda elettorale che sta per essere inserita in un’urna, contornata dalla scritta (TUTTA IN MAIUSCOLO): “Al referendum non lasciare che cancellino il tuo voto! Non usare la matita che ti danno!” e “Porta con te una biro e usa quella! #iovoto”. Il post aveva anche una didascalia: “Condividi anche tu, aiuta ad annullare il diritto di voto di un analfabeta funzionale.”
Io sono sempre stato scettico sulla moda di parlare (pardon, oggi si dice “sulla narrazione”) dell’analfabetismo funzionale: persone che sanno leggere e scrivere, ma non riescono a comprendere il significato di quello che leggono. Come voi :-) potete leggere, nella didascalia del post è indicato che un simile comportamento annullerebbe la scheda; inoltre non è specificato da nessuna parte cosa votare. Diciamo che è un appello bipartisan all’ignoranza. Se però leggete i commenti troverete molte persone che se la prendono con il Sinigaglia – e in un certo senso li capisco… Ma quello che è peggio è che ho notato una fortissima correlazione nei loro comportamenti. Costoro voteranno tutti in un certo modo, e lo esplicitano nel post; si lamentano perché questo post cerca di fare invalidare i loro voti, leggendo quindi una dichiarazione di voto che non esiste; e soprattutto quando si fa loro notare tutte queste cose strepitano ancora più di prima, dimostrando di essere affetti dalla sindrome Fonzarelli. Io trovo tutto questo inquietante. Voi?
Aggiornamento: (h22:30) Poiché l’immagine è stata cancellata da Facebook ho fatto un post apposta.
due buone notizie per me
Oggi ho fatto il check-up e sono risultato messo meno peggio (lo so, non si dice, ma fa lo stesso) di quanto temessi. Certo, sono anzyano, ma a quello non posso porre rimedio.
Inoltre non sono stato eletto nel consiglio di Istituto della scuola dei gemelli. Mi sono candidato per spirito di servizio – non mi piace dire “armiamoci e partite” ma non è certo il tipo di lavoro che mi piace fare: lascio volentieri il passo agli altri genitori :-)
Quizzino della domenica: lancette quasi sovrapposte
Se avete ancora un orologio analogico, probabilmente sapete che la lancetta delle ore e quella dei minuti sono perfettamente sovrapposte undici volte tra mezzogiorno e subito prima di mezzanotte. Forse non sapete che se aggiungete la lancetta dei secondi, l’unico momento in cui sono tutte e tre sovrapposte è mezzogiorno (o mezzanotte, d’accordo). Ma sapreste dire quando le tre lancette sono più vicine tra di loro – nel senso che le due più esterne, qualunque esse siano, formano l’angolo minore – tra mezzogiorno e cinque secondi e mezzanotte meno cinque secondi? Supponete che tutte le lancette si muovano di moto uniforme, e considerate anche i decimi di secondo.
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p218.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Math Forum)
_Ponzio Pilato_ (libro)
Aldo Schiavone è un importante studioso di diritto romano, il che significa che si sa muovere alla perfezione in quel mondo. In questo libro (Aldo Schiavone, Ponzio Pilato: Un enigma tra storia e memoria , Einaudi 2016, pag. 174, € 22, ISBN 9788806228361), in un certo senso un divertissement, ha deciso di parlare di un personaggio su cui abbiamo pochissime fonti, eppure è noto a tutti: Ponzio Pilato. Per i curiosi: sì, esiste anche qualche frammento non cristiano che parla di lui, insomma è davvero esistito. Solo che non è che la documentazione sulla Giudea (o sulla Palestina, se preferite) del tempo sia poi così ricca: ai romani più che altro interessava che arrivassero i tributi. Detto questo, Schiavone riesce comunque a imbastire una storia plausibile, partendo dall’assunto che i Vangeli non siano un testo storico come lo pensiamo noi ma che soprattutto Giovanni abbia comunque scritto la verità, anche se non tutta la verità… ma se continuo vi toglierei la sorpresa nel leggere l’ipotesi che lui propone nelle ultime pagine. Devo dire che ho trovato le prime pagine del libro un po’ pesanti, ma dal secondo capitolo in poi la prosa è cominciata a scorrere bene. Si può credere o non credere (a Schiavone, cosa pensavate?) ma lo si può comunque leggere.