Mi è capitato di finire su questo sito. Da un punto di vista teologico cristiano mi fa un po’ specie leggere la loro mission «Renovatio 21 difende la Vita come miracolo irripetibile e divino, e difende la Civiltà come culla terrestre della Vita.» Il problema non è tanto la definizione di Vita – che comunque dovrebbe essere correttamente declinata: qui si intende solo vita umana, ma credo che la cosa sia comune nel cristianesimo – ma quella di Civiltà. Da nessuna parte della Bibbia si parla di civiltà come legata alla vita, se ci fate caso.
Ma è molto più interessante la frase poco sotto: «Vita nascente, fine-vita, fecondazione artificiale, sovversione morale, vaccinazioni e psicofarmaceutica di massa: la Cultura della Morte dilaga in ogni dove.» Mentre aborto ed eutanasia sono temi standard, come immagino anche la fecondazione artificiale, le vaccinazioni e la psicofarmaceutica di massa entrano in campo in modo piuttosto inaspettato, o almeno io non sono riuscito a trovare il fil rouge nemmeno leggendo questo pippone. (cito solo la frase «C’era un grande movimento antiabortista in Italia, ma si era capito subito che voleva accordarsi con il corso satanico intrapreso dal mondo.»).
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Se siete tra coloro che hanno paura della matematica, e già alla parola “frazioni” sentono la pelle d’oca, non preoccupatevi: di matematica in questo libro ce n’è davvero poca. La storia delle frazioni è solo il fil rouge del libro, nel senso che ogni tanto Zimring prende il tema di cui sta parlando e dice qualcosa del tipo “per alzare la probabilità che percepiamo basta far crescere il numeratore e calare il denominatore della frazione corrispondente, e per abbassarlo si fa il viceversa”: e alla fine butta proprio via l’approccio probabilistico passando a quello frequentista (“su 1000 persone sane ce ne sono 10 che risultano comunque positive a un test per una certa malattia”). Il libro si occupa in realtà di scienze cognitive: detto in maniera terra terra, di come noi sbagliamo a percepire le cose, assegnando probabilità completamente errate agli eventi intorno a noi. La prima parte elenca i modi in cui possiamo sbagliare: errata suddivisione dei casi, confirmation bias (cerchiamo involontariamente le cose che corroborano l’idea che ci siamo fatti a priori), cherry-picking (scegliamo apposta le cose che ci fanno comodo); la seconda parte presenta vari esempi – tutti ben noti a chi si occupa di questi temi – di questi errori all’opera. La terza e ultima parte cambia le carte in tavola ed è la più spiazzante, perché mostra come le percezioni errate possono dare un vantaggio competitivo (basta non arroccarcisi…) Ci sono anche alcune proposte di come poter ovviare al fatto che il nostro cervello è tarato in un modo non probabilistico, ma Zimring è il primo a dire che c’è ancora molto da fare in questo campo. Molto utile secondo me l’avere un riassunto alla fine di ogni capitolo, che può servire al lettore per verificare se ha compreso davvero quanto stava leggendo.