La scorsa settimana Anna e io siamo stati al teatro Studio (ok, teatro Mariangela Melato) a vedere Carbonio, alla sua seconda stagione. Commento rapido: mah. Segue il commento un po’ più articolato.
Pier Lorenzo Pisano ha scritto in effetti qualcosa di diverso dal solito, anche sul tema “gli alieni”, e di questo bisogna dargliene atto. Le sue intrusioni nella storia, dove racconta alcune delle immagini presenti nel disco d’oro all’interno di Voyager in un modo che è un mix tra le spiegazioni di Alberto Angela e i commenti tranchant di una disillusa Vulvia, sono state per me la parte migliore del tutto. Federica Fracassi e Mario Pirrello, l’interrogatrice e l’interrogato, costruiscono bene la loro interazione, e il fatto che continuino a girare in tondo ha un senso perché riflette il tentativo di comprendere un alieno con cui l’interrogato ha avuto un incontro ravvicinato e che non è affatto composto di carbonio – se vi chiedete il motivo del titolo, è questo. Però ci sono vari punti che non mi tornano nella trama. A parte il monologo finale francamente inutile (o almeno fatto male), per esempio quando l’interrogatrice fa vedere due foto di persone che “sarebbero state le più vicine all’alieno a parte l’interrogato” – le foto potrebbero essere di Sigourney Weaver e Isaac Asimov, ma figuriamoci se io riesco a vedere bene a quella distanza – la scena si chiude lì senza nessun ulteriore sviluppo. L’ingresso di Pisano sotto forma di alieno è anche incongruo e inutile, fa giusto strappare una risata. Insomma, un’opera simpatica ma non eccezionale.

Tonietto è completamente fuori di testa. Me ne ero già accorto leggendo Letteratura latina inesistente e con questo libro ho avuto la conferma. Questo libretto è una presa in giro delle Vite dei Cesari di Svetonio, ed è spacciato per la prima traduzione in italiano dell’opera magna di un tal Gio Vanesio Svetonietto. Citando dal risvolto di copertina, «Che le dodici biografie di improbabili reggitori dello Stato imperiale siano false non ha alcuna importanza, non sono meno plausibili di quelle vere.» E in effetti le storie dedicate al primo ultimo imperatore e anche al primo imperatore non umano (il cavallo di Caligola, chiaro) sono perfette. In alcuni casi Tonietto sfrutta forse un po’ troppo gli stereotipi, come nel caso del primo imperatore donna; in genere gioca molto con la storia realmente capitata – o almeno quello che ci raccontano essere successo – come nel caso del primo imperatore plebeo e in quello che secondo me è il capolavoro, il primo imperatore repubblicano Dextaliniano di cui si raccontano vita battaglie e morte, accennando che il suo successore Cruscio rimise le cose a posto.