Archivi autore: .mau.

Informazioni su .mau.

matematto non praticante

Mai fare promesse se non si sa ciò di cui si parla

Ricordate che avevo scritto che la dirigente scolastica del liceo artistico di Cecilia aveva sentenziato che l’unico modo per accedere al registro elettronico sarebbe stato via spid, perché così i genitori non avrebbero potuto dare le credenziali ai figli? Bene: sono entrato nel registro, ho chiesto di autenticarmi con la mia email, ho settato la password e ora entro così. D’altra parte, tra ragazzi che sono nativi digitali e dirigenti che sono immigrati digitali, noi vecchi pionieri ce la possiamo ancora cavare…

Alingue e Apostrofi (festival)

locandina Uno dei miei tanti crucci è di non essere mai riuscito a essere un patafisico. Questo però non significa che non sia potuto andare a divertirmi al festival Alingue e Apostrofi che lo scorso fine settimana festeggiava la fine del 150. anniversario della nascita di Alfred Jarry, che rese nota al mondo la `Patafisica. Ne ho approfittato per salutare vecchi amici (Aldo e Carlo Spinelli, Marco Maiocchi) e conoscere nuove persone (Raffaele Aragona e Stefano Tonietto, uno dei miei miti). E poi, chissà…
Per quanto riguarda il festival vero e proprio, non c’erano tantissime opere (la Stecca 3.0 è piccina…) ma comunque erano interessanti, a partire dalla performance di Spinelli&Maiocchi che hanno sottratto da un foglio dei pezzi di carta formando una silhouette di Alfred Jarry e riutilizzando quei pezzi per scrivere “Alfred Jarry”. Ma non è un caso che la ‘Patafisica abbia molta attinenza con l’OuLiPo e l’italiana OpLePo,

Recedere dalla carta corportate Deutsche Bank

la carta corporate Avevo una carta di credito Visa corporate emessa dalla Deutsche Bank. Non la usavo mai, perché tanto ho una Visa Debit, e pagavo insomma una quota annua per nulla: così ho deciso di recedere dal contratto.
Andare sul sito non mi è servito a molto, perché non si trova nulla; ma poi ho visto che sul retro della carta c’è un numero telefonico da contattare che è diverso da quello standard. Ho chiamato, e in due minuti ho bloccato definitivamente la carta. Non me l’aspettavo proprio!

Quizzino della domenica: Il sistema MIU

Avete a disposizione un alfabeto che comprende solo tre lettere: M, I, U. Potete comporre stringhe con queste lettere a partire da una stringa già presente, ma seguendo queste regole obbligatorie:

(a) Se una stringa termina con una I, si può aggiungere una U; quindi da UMI si ottiene UMIU, o in generale xI → xIU, dove x è una stringa qualunque (anche nulla).
(b) Se una stringa comincia con M, si può raddoppiare la parte dopo la M; quindi da MUMMI si ottiene MUMMIUMMI, o in generale Mx → Mxx.
(c) Se una stringa contiene tre I consecutive, le si possono sostituire con una U; quindi da MIIIM si ottiene MUM, o in generale xIIIy → xUy.
(d) Se una stringa contiene due U consecutive, le si possono togliere; quindi da UUIMI si ottiene IMI, o in generale xUUy → xy.

All’inizio avete solo a disposizione la stringa MI. Quale successione di operazioni è necessaria per arrivare a ottenere la stringa MU?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p660.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema presentato da Douglas Hofstadter in Gödel, Escher, Bach.)

i contorsionismi di Maurizio Molinari

dall'incipit dell'articolo di Molinari Ieri Maurizio Molinari, direttore di Repubblica (nonostante tutto il secondo quotidiano italiano) ha scritto un fondo intitolato “I tre fronti aperti dalle fake news”. E va bene, direte, è giusto che un giornale serio prenda posizione contro le notizie fasulle.

Peccato che il primo pericolo che Molinari vede nelle fake news è verso… «la proprietà intellettuale dei contenuti, ovvero al copyright». Prima di proseguire, faccio sommessamente notare come proprietà intellettuale e copyright sono due cose distinte. A parte le licenze di copyleft come quella che usa Wikipedia, io posso rilasciare nel pubblico dominio quello che ho prodotto, e quindi il copyright per definizione non c’è; ma la proprietà intellettuale resta mia perché per la legge italiana è inalienabile. Uno si aspetterebbe che il direttore di un grande quotidiano avesse ben chiara questa differenza: evidentemente mi sbaglio. Ma il testo continua in modo peggiore.

Molinari infatti scrive (qui correttamente) «Ogni giornalista, e più in generale ogni persona, è titolare dei contenuti che crea e, eventualmente, diffonde su ogni piattaforma.» Poi però prosegue così, con grave sprezzo delle regole grammaticali italiane sulla divisione in frasi:

È un pilastro della credibilità della libertà di informazione perché ha a che vedere con la responsabilità personale, in ogni sua possibile declinazione. Dalla necessità di far fronte ad ogni conseguenza fino alle opportunità economiche che il copyright può offrire. Dunque, chi si appropria illegalmente di contenuti altrui, li copia e ripropone come se fossero propri o li diffonde senza autorizzazione commette una grave infrazione che genera danni intellettuali ed economici. Oltre ad essere la possibile genesi di falsità e inganni di ogni genere. Da qui la necessità che il diritto d’autore venga protetto con severità nella realtà digitale come già avviene in quella fisica, declinando online le norme dello Stato di Diritto in ogni legislazione nazionale.

Io posso capire che Repubblica, come tutta la carta stampata in Italia ma non solo, sia in crisi e abbia bisogno disperato di soldi. Sono anche felice che evidentemente a Repubblica si siano resi conto che forse le loro – ma non solo loro – gallerie di immagini “prese da Twitter” contenevano materiale protetto dal diritto d’autore e quindi anch’essi avrebbero dovuto essere puniti con severità. (Tra l’altro, ci sono ancora quelle gallerie? Non è che io guardi più molto il loro sito. Ho scoperto l’esistenza di questo articolo da Morning e sono andato su MLOL per leggerlo sull’edizione cartacea). Ma non riesco assolutamente a capire quali possano essere le “falsità e inganni” che possono capitare se uno ruba il materiale altrui… a meno naturalmente che il giornalista abbia effettivamente scritto delle fake news, e quindi prenderle e diffonderle ancora di più aumenta la possibilità che vengano credute.

The Britannica Guide to Algebra and Trigonometry (libro)

Cosa vi aspettereste da un testo che nel titolo ha il nome “Guida” e fa parte di una collana “Math Explained”? Ok, non certo un manuale per imparare il tema del libro da zero, ma almeno qualcosa che sia comprensibile anche a chi non ha conoscenze dirette della materia ma comunque ha un’infarinatura sufficiente. E invece no. Già la scelta di mettere insieme algebra e trigonometria, due rami della matematica che sono nati e cresciuti in periodi diversissimi, mi fa pensare che la scelta sia stata fondamentalmente “uniamo materie incomprensibili ai più”. L’approccio nel testo è storico, il che probabilmente per la trigonometria va bene, anche se poi leggendo il testo si scopre che paradossalmente non trovate praticamente nessuna formula trigonometrica. Per l’algebra questo approccio serve per capire come il significato del termine sia mutato da quando nacque ai tempi degli arabi, ma rende impossibile capire qualunque sviluppo nel XX secolo, se non un generale “l’astrattezza è sempre più aumentata”.
La parte che si salva è quella con le brevi biografie di matematici nei due campi e i glossari finali, uno per sezione: comunque poca roba.

William L. Hosch (ed.), The Britannica Guide to Algebra and Trigonometry, Britannica Educational 2010, pag. 279, $30, ISBN 9781615301133
Voto: 2/5

Grande Fratello?

logo poste Dopo un bel po’ di tempo in cui nessuno dalle Poste mi contattava, sono stato beccato da due diverse persone dell’ufficio postale vicino a casa. Per toglierli dai piedi, sono andato a dire che tanto i pochi soldi che ho nel libretto li dovrò spendere tra poco: ma la prima cosa che mi è stata chiesta è di aggiornare l’anagrafica con la nuova carta d’identità. Gliel’ho data – non era certo un problema – ma poi mi è venuto un dubbio. Io ho rifatto la CIE, ma la vecchia carta cartacea sarebbe scaduta l’anno prossimo. Come facevano a sapere che ne avevo una nuova? La risposta è stata “sa, noi siamo comunque statali e ci è arrivata l’informazione dall’anagrafe”. La cosa non mi torna affatto. Voi ne sapete qualcosa?

una gita a Capo di Ponte

la pieve di Capo di Ponte
Sabato scorso Anna e io siamo andati fino a Capo di Ponte, in val Camonica, per vedere la mostra fotografica del nostro amico Paolo Pobbiati, all’interno del festival della fotografia Segni 2023. (Amico che fa il bis sabato presentando il suo libro “Invasioni di campo“).
Il problema della val Camonica è che è lontana. In genere la strada più rapida da Milano fa prendere l’autostrada fino ad Ospitaletto e poi la statale che lascia alla sua sinistra il lago di Iseo; l’alternativa più breve, arrivare a Bergamo e poi prendere la SS42, può essere rischioso in caso di traffico. Io notoriamente non sono un tipo da fotografie e infatti ho evitato accuratamente di vedere le altre installazioni; ma vi assicuro che la Pieve merita davvero (molto più dei massi di Cemmo lì sotto: in teoria hanno le incisioni rupestri dei camuni, in pratica ho visto qualcosa solo in uno dei massi).
Per darvi un’idea della pieve (e delle foto, se non volete salire questo weekend) potete vedere la mostra virtuale approntata da Paolo.