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L’intelligenza artificiale e la morte della matematica

Sunil Singh

Sunil Singh

Sunil Singh ha scritto vari libri sul “lato umano” della matematica. Non è dunque così strano che su Medium stia pubblicando una serie di articoli nei quali traccia il percorso che sta portando alla morte della matematica, o almeno in quella che si insegna a scuola. (Lui ha insegnato in Canada, ma almeno parte del discorso si applica anche da noi).

La tesi che espone in The “Climate Crisis” In Math Education: There Is No Mathematics è fondamentalmente “Stiamo insegnando sempre meglio ma con sempre meno contenuto”. In pratica i programmi cercano di introdurre i concetti di base (e non solo) della matematica secondo tutti i crismi e seguendo le nuove scoperte pedagogiche per semplificare l’assorbimento della conoscenza, dimenticandosi però la parte fondamentale della matematica: la curiosità. È inutile avere una modalità perfetta di insegnamento, se poi la materia viene vista come qualcosa di noioso. A.I. Is Helping Accelerate Math Education Towards Its Final Resting Place: Dehumanization spiega qual è il vero pericolo dell’intelligenza artificiale, almeno per quanto riguarda la matematica: che l’accesso rapido e illimitato a infiniti contenitori di conoscenza sarà il canto di morte per la curiosità, il fascino e l’umanità che si aveva nell’imparare.

Vero o falso? Come sapete, io non sono per nulla bravo a insegnare, nel senso che parlo di matematica ai convertiti. Me ne accorgo quando (sin troppo spesso) sono costretto a spiegare matematica ai miei figli. Io vedo le cose in un certo modo, di solito diverso da quello riportato nei testi, ma non riesco comunque a passare loro questa mia visione. Ma sono anche convinto che sia una questione ben più ampia che la sola matematica! Io mi perdo a saltare tra le voci di Wikipedia proprio come da ragazzo mi perdevo – con maggior lentezza, ovvio – tra le voci di un’enciclopedia. La curiosità insomma non è tanto legata alla matematica ma è un approccio generale alla conoscenza; i contenitori sono solo un punto di partenza, non di arrivo come paventa Singh. Per quanto riguarda la pedagogia, i libri attuali mi sembrano semplicemente malfatti in modo diverso rispetto a quelli che usavo quasi cinquant’anni fa. Quelli avevano una serie infinita di dati, questi vorrebbero avere un approccio più interattivo ma non ci riescono. Non che io abbia idea di come fare a migliorarli, come scrivevo sopra; però ho il forte sospetto che il problema non sia solo dell’insegnamento della matematica ma sia su tutte le materie. Dovremo forse ripensare tutto l’insegnamento, e non limitarci al nostro orticello. Ma come?

Nobel per la medicina: pronti con gli alti lai?

i Nobel per la medicina Non so se sia vero, come scrive Andrea Casadio su Domani, che era facile prevedere che il Nobel per la medicina sarebbe stato assegnato ai creatori dei vaccini a mRNA, per la precisione a Katalin Karikó e Drew Weissman. È però vero che praticamente di colpo questo tipo di vaccino è passato dall’essere una curiosità di laboratorio a trovarsi iniettato in centinaia di milioni di persone: nessuno l’avrebbe immaginato quattro anni fa. Insomma mi pare che il riconoscimento sia più che comprensibile anche a chi come me non è certo del ramo.

Mi chiedo solo come la prenderanno i novax…

Immagine: Niklas Elmehed, © Nobel Prize Outreach

Aggiornamento: (9:30) per amor di precisione il Nobel è stato assegnato perché i due scienziati hanno scoperto che sostituendo all’uracile un’altra molecola l’mRNA (che non è più tale…) non veniva distrutto immediatamente dal nostro sistema immunitario, che poteva preparare con calma gli anticorpi corretti.

Le pubblicità *dentro* YouTube

È comprensibile che Google, nella sua incarnazione YouTube, metta degli spot pubblicitari prima dei video. Però mi sembra un filo esagerato quello che sta succedendo adesso: gli spot sono inseriti all’interno dei video.
Riuscire a tenere un video in sottofondo mentre si fa altro è diventato insomma impossibile: mi sa che dovrò decidermi una volta per tutte a convertire in digitale la mia vecchia collezione di cd…

Quizzino della domenica: Cento carte

C’è un mazzo di 50 carte, ciascuna delle quali reca sulla fronte e sul retro un numero da 1 a 100: non ci sono doppioni, quindi tutti i numeri sono presenti. Non ci sono regole che leghino tra di loro i numeri sui due lati delle carte. Il mazzo viene messo sul tavolo, in modo che si vedano cinquanta numeri. Masha può scegliere un qualunque sottoinsieme di carte e girarlo; il suo guadagno finale sarà dato da tanti rubli quanto è la somma dei numeri visibili. Se Masha gioca in modo ottimale, qual è la minima quantità di denaro che potrà vincere?

alcune delle 50 carte
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p663.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Futility Closet.)

Sofia Kovalevskaja (libro)

Sofia Kovalevskaja è una delle figure più importanti della matematica nella seconda metà del XIX secolo. Ho usato apposta un giro di parole, perché dire che è stata una “delle matematiche” più importanti è davvero riduttivo. Ma è anche riduttivo parlare di lei come semplice matematica: come si vede nel fumetto che racconta la sua biografia, nella sua breve vita Kovalevskaja ha fatto di tutto, dalla rivoluzionaria comunarda alla sceneggiatrice teatrale, nonostante lo stigma di essere solo una donna. Anche solo ottenere una cattedra universitaria (in Svezia), la prima donna a riuscirci, non è stato certo facile. Ma la cosa che amava di più è sicuramente la matematica: non so se Alice Milani si sia inventata il dialogo dove Anne Charlotte Leffner dice «io non ci ho mai capito niente di matematica. L’ho aempre trovata così noiosa, arida…» e Kovaleskaja replica «E ti sbagli! La confondi con l’aritmetica, quella sì che è una scienza meccanica, stupida… Invece la matematica è un mondo astratto, molto complesso. Per entrarci dentro ci vuole grande immaginazione, ci vuole un’intuizione quasi artistica: devi riuscire a vedere quello che gli altri non vedono.» Però è una profonda verità.
I disegni sono nello stile di Milani, quindi a volte anche solo accennati in alcune parti, per dare un’idea direi quasi di racconto più che di biografia vera e propria.

(Alice Milani, Sofia Kovalevskaja : Vita e rivoluzioni di una matematica geniale, Coconino Press 2023, pag. 224, € 24, ISBN 9788876186431)
Voto: 4/5

Quanta precisione!

La scorsa settimana il mio amico Guido mi ha mandato questo link dove si dice che partiranno i lavori per lo svincolo per la Valfontanabuona dell’autostrada Genova-Livorno. Per i non liguri, la Valfontanabuona è la parallela alla costa all’altezza del Tigullio; qualche volta, se l’autostrada è troppo intasata, ci passo per arrivare a Chiavari saltando Genova.

Non entro nelle diatribe sull’effettiva utilità o no di uno svincolo che arriva dopo quattro chilometri e mezzo di galleria (a una corsia per senso di marcia, ovvio). Ma come mi ha fatto notare Guido, Autostrade per l’Italia – sì, sono sempre loro… – ha stimato che verranno risparmiate 1.275.735 ore di viaggio l’anno. Quel numero lo trovate su tutti gli articoli al riguardo, immagino che ai giornalisti sia arrivata la cartella stampa di Aspi con questo documento dell’anno scorso dove si vede bene il dato. Ho provato a fattorizzare quel numero per vedere se per puro caso fosse stato ricavato da una formula segreta: ma 3×5×85049 non mi dice molto a parte il CAP di Trecchina (PZ), e non ho avuto voglia di scorporare quel dato sulle varie direttrici; più facile che il numero sia stato messo a caso.

Ma perché non si poteva scrivere “più di un milione e duecentomila ore l’anno”, con due cifre significative che sono più che sufficienti nel contesto? Qualcuno pensava che in questo modo il valore sembrasse più vero?

L’antimateria cade come la materia

elettrone e positrone A quanto pare, al Cern hanno assemblato degli atomi di antiidrogeno e li hanno fatti cadere (nel vuoto, per evitare di vederseli annichiliti), scoprendo che cascano verso il basso. I ricercatori (qui l’articolo originale) mettono le mani avanti, dicendo che non si è ancora certi che caschino con la stessa velocità degli atomi di idrogeno: ma sicuramente non vanno verso l’alto come se l’antimateria generasse antigravità. Spiace per gli appassionati di hard sci-fi.

Dovete sapere che io e la fisica non siamo mai andati d’accordo. All’università usavo il mio “senso fisico” come reverse benchmark: se pensavo che dovesse succedere una cosa, potevo assicurare con fiducia che la mia risposta era sbagliata. Però la storia dell’antimateria che generasse antigravità mi pareva strana: è vero che in fisica gli esempi di rottura di simmetria sono pochi, ma non trovavo ragioni perché cambiare carica elettrica (e presumibilmente interazioni forte e debole) avesse a che fare con la gravità. Ho chiesto allora lumi al mio amico Peppe Liberti, che mi ha inviato questo post dove viene spiegato con semplicità perché “tra i fisici teorici nessuno ha anche solo alzato un sopracciglio” (ok, nell’originale era “blinked”, ma permettetemi una traduzione molto libera). In pratica se non fosse così avremmo dovuto ripensare tutte le leggi fisiche a cui siamo abituati, perché le particelle come i fotoni che sono le antiparticelle di sé stesse la gravità la sentono eccome.

Il mio guaio è però un altro. Com’è che invecchiando comincio a imbroccarne qualcuna?

(Immagine di MikeRun, da Wikimedia Commons)

E cosa dire?

il titolo del Corsera Conoscevo Martino Benzi da più di trent’anni. Eravamo tra i fissati della telematica dei primi anni ’90 su usenet, o forse eravamo già entrambi su Fidonet; visto che viveva ad Alessandria è capitato qualche volta che ci trovassimo a Torino a qualche incontro de visu. Poi i contatti si erano diradati, ma visto che anche lui si divertiva con i problemi matematici – vedete per esempio questo suo post – capitava ogni tanto qualche scambio di mail: l’ultima è dello scorso ottobre, quando gli feci gli auguri di buon compleanno.
È vero, le interazioni via rete sono sempre limitate, soprattutto se legate a un preciso interesse comune: ma non avrei mai potuto immaginare una tragedia del genere. Né saprei cosa dire (e a chi, poi?).